LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Roba da fare impallidire Breton, il papà del Surrealismo che negli anni venti del secolo scorso diede forza al ruolo dell'irrazionale e del sogno, colpito dalle teorie freudiane. La settimana che si conclude è un concentrato di paradossi, che molti hanno provato a spiegare arrampicandosi sugli specchi, unico sport in Italia che continua a fare più proseliti del padel.
Lunedì. Post derby. Da un lato la giusta euforia. Dall'altro, ancora sconvolto dalla devastazione, si mollano i capri espiatori interni per aggrapparsi al complotto. Era rigore. Milinkovic-Savic è in ospedale, ha la frattura (semicitazione gaucciana, per i più attenti). Peccato che la fantasia abbia le gambe corte e ci vuole poco a capire che la foto del sergente degente sia vecchia di almeno due anni. Sì, va beh, ma era rigore. Certo, come no. Peccato che sempre il sergente fosse in fuorigioco al momento del lancio che poi ha portato allo scontro con Ibanez. Ok, ok, ma il var doveva intervenire! Alziamo bandiera bianca, tenetevi la ragione, la Roma ha rubato. Così vi si alleggerisce lo spirito.
Martedì. Alle viste c'è il vuoto cosmico. Mancherà il campionato, alla Nazionale c'è tempo per pensarci e nessuno crede possa finire come sappiamo. Quindi? Calciomercato. In che senso? Tre temi. Chelsea, Dybala e Zaniolo. La crisi di Abramovich sfocia nel dadaismo giornalistico, che come ai tempi della corrente artistico-letteraria post bellum a inizio novecento, parte dal rifiuto della guerra per rifugiarsi in espressioni infantili, ma oggi il rifugio sono gli articoli e non la pittura. Rudiger, Jorginho, Palmieri, Marcos Alonso, forse pure Kante. Vanno tutti alla Juventus. Ma tutti tutti. E poco importa se in quelle ore la Guardia di Finanza ribalta pure le scope negli sgabuzzini in cerca di tracce colpevoli.
E poco importa se il mercoledì certifica il divorzio da Dybala. Bisogna incensare i geni del management calcistico, va di moda esaltare i "grandi" club che perdono a zero i loro campioni. Dopo il Milan è la volta della Juventus. La chiamano Rimodulazione degli ingaggi. Nei fatti, le chiameremmo ruffianate mediatiche, se non addirittura leccaculismo (qua l'arte non c'entra nulla, è una corrente in voga da tremila anni). Brava Juventus che perdi Dybala, così si fa! Nonostante ci siano stati nei mesi ultimi dei disperati tentativi di riconciliazione contrattuale. Però nel frattempo, mentre proprio Dybala va a testimoniare in procura sulle modalità di pagamento di Madama, c'è già il sostituto. Siamo sempre a mercoledì, ma da qualche mese per Zaniolo ogni giorno è mercoledì. Zaniolo alla Juve! Poco importa se ha il contratto in scadenza nel 2024. Juventus e Milan mancano incassi dalle cessioni di big in scadenza e ricevono petali di rose. Mentre la Roma...che fai? Non rinnovi il contratto di Zaniolo? Così lo perdi, sveglia! Ma come? De pesi e de misure, opera magna della stampa nostrana.
Giovedì. D-day. Il giorno della Disfatta. Dopo nove mesi di apologia azzurra, i capitani Gravina e Mancini fanno i conti con la seconda, mortale, umiliazione mondiale. La fantasia mediatica porta a un bipolarismo prevedibile. Si passa dal "Siamo una squadra fortissimi" al "bisogna rifondare". Un grande, patetico, classico. Fra un ripartiamo dalle scuole e un chiudiamo le frontiere, il calcio azzurro diventa, come il covid, come la guerra, soltanto un argomento da grande fratello, da discutere sui social. Mentre Gravina se la cava con un "andiamo avanti a testa alta", arricchendo la bacheca Italiana con l'ennesima Coppa A Testa Alta, la ATA Cup. Già vinta quest'anno in Europa da Juventus, Inter e Milan. Italia a pezzi, attacco di categoria definitivamente sgamato.
Arriviamo stancamente a queste ore. Weekend pieno di scirocco e di tempo libero per pensare dai bunker delle quarantene (dio mi negativizzi in fretta, abbia pietà di me). Da Piola a Immobile, in tendenza ci finisce Totti. Ma come? Ma che dici? Certo, perché a difesa di una fede, legittima, molti "comunicatori" laziali (comunicatori, badate bene, non tifosi, perché i tifosi possono più o meno dire e scrivere tutto, sono sempre gli unici che pagano nel calcio) per supportare Ciro tirano in ballo i numeri di Totti in Nazionale, la sua incidenza in azzurro. Aggiungendo quelli degli altri recenti attaccanti romanisti d'Italia. Morale della favola? Immobile è più forte di Totti, Montella e Delvecchio. E Piola rispetto a lui era un pivello. Peccato dimentichino un dato statistico: De Rossi, centrocampista, è in testa alle classifiche dei marcatori azzurri dal post mondiali 2006. Dettagli.
La settimana sta finendo, ma ci ha regalato quadri surrealistici, visioni oniriche, fantasie e ruffianate degne del modo di comunicare e di informare di oggi. Fallimentare. Mistificatore. Comico se non fosse anche patetico e pericoloso. Per fortuna che domani è lunedì.
In the box - @augustociardi75