LR24 (AUGUSTO CIARDI) - "Passaggi al volo/con precisione...". Sì, magari. La storica canzone tanto amata dai tifosi della Roma, oggi non sarebbe stata ispirata dai fatti. Alla Roma manca qualità. Tanta qualità. Nell'ottimizzazione di cose e risorse per completare il processo di crescita, alla lettera Q troviamo la grande impellenza.
L'urgenza è stata evidenziata dall'inventario durato tutto un girone. Parliamoci chiaro, la Roma non mostrerà mai un gioco che soddisfi i cultori più esigenti dell'estetica. Nell'eterna lotta fra guardiolisti e mourinhani, consapevoli che entrambe le filosofie porteranno ai risultati, i primi sanno che lo spagnolo li raggiungerà attraverso una fluidità di manovra che si contrappone al pragmatismo del portoghese. Non esistono buoni o cattivi, chi vince ha sempre ragione. È una questione di gusti, e di caratteristiche. Le squadre di Guardiola sono il capitello corinzio. Quelle di Mourinho, il capitello dorico. Essenziale, senza fronzoli, apparentemente meno ricercato. Ma anche la squadra più cinica, più dorica, più essenziale, ha bisogno di qualità. A maggior ragione quando per indole tende a capitalizzare (quasi) tutto ciò che costruisce.
E la Roma a volte si perde nelle cose semplici. Contro la Sampdoria, fino alla trequarti campo tutto bene. Poi la manovra inizia a coinvolgere gli esterni, e due cross su tre finiscono sui piedi degli avversari. Se invece si va per vie centrali, i tocchi in verticale risultano troppo corti o troppo lunghi, oppure figli di scelte sbagliate. Accanto a Cristante e Veretout è stato piazzato Mkhitaryan, che tratta il pallone come pochi sanno fare in Serie A, ma l'armeno finora è stato in palla una manciata di partite. Pellegrini manca, e lui la qualità la porta in dote. In attacco poi Abraham e Zaniolo a volte si perdono nella frenesia, ma perché sono giocatori di istinto, estemporanei, e hanno ampi margini di miglioramento. Dietro i difensori sono solidi e sanno assumersi responsabilità pure quando salgono, ma nessuno ha i piedi di Maldini o la "testa" di Grun.
Se Massimino al mercato cercava l'amalgama, Tiago Pinto e Mourinho devono inseguire la qualità. Che costa, certo, ma questa Roma ne ha bisogno. Anche per battere i calci d'angolo, perché a fronte di partite in cui producono gol, ce ne sono altre, troppe, in cui dalla bandierina la squadra lancia gli avversari in contropiede. Per non parlare dei calci di punizione. La pennellata di Pellegrini a Cagliari è la cometa di Halley. Qualità nella costruzione, qualità nella rifinitura, qualità nei cross. Il calcio italiano esasperatamente tattico ti mette davanti almeno dodici squadre che fanno muro in modo intelligente. Concedendoti poche opportunità per trovare la loro porta. Se in quelle occasioni allunghi troppo un pallone, magari in superiorità numerica, rischi di non avere ulteriori chance. E ti mangi le mani.
Servono calciatori più tecnici anche nella testa. Deve esserci una via di mezzo fra Villar che dà del tu al pallone ma manca la fase difensiva e chi diventa devoto del tecnico, si fa lodare per spirito di squadra, ma alla voce di qualità mostra lacune. La qualità consiste anche nel prendere iniziative intelligenti. Qualità mentale. Che vale quanto quella tecnica.
In the box - @augustociardi75