LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La parte del coro della curva “il passato non si dimentica” deve essere stata presa troppo alla lettera da chi, dopo ogni crisi della Roma, non perde occasione per sperare che la macchina del tempo ci riporti indietro almeno di dieci anni.
Siamo delusi dall’attuale allenatore? Si va in pellegrinaggio sulle colline toscane, per convincere Spalletti a mollare viti e papere e rinunciare all’ultimo ricco anno di contratto con l’Inter, per correre al capezzale di una Roma che sembra non possa fare a meno di ciò che ha avuto e che magari ha pure odiato. Infatti, se la crisi si acuisce, si invoca il sergente di ferro Rocca, che in Serie A non ha mai allenato; se poi alla crisi si abbina la scarsa buona volontà dei calciatori, ecco la soluzione delle soluzioni: chiamiamo Zeman che li sfianca sui gradoni.
Prigionieri di un passato, oltretutto neanche così vincente come dovrebbe per suscitare così tanto fascino da essere costantemente invocato quando si cercano soluzioni per i mali presenti. Se fra gli ex allenatori il più gettonato è Spalletti, in attesa che alla lista si aggiungano Garcia e Di Francesco (Ranieri è fuori categoria perché lui è il fuoriclasse delle corse al capezzale ed essendo ex di quasi tutte le squadre oramai è considerato un eroe nazionale), fra i dirigenti le new entry meritano una citazione d’onore. È di queste ore la voce su Pradè, che permetterebbe di chiudere il cerchio, perché c’era lui dietro la scrivania prima che la proprietà della Roma divenisse statunitense. L’ex diesse prova a scalare la classifica che vede al vertice Sabatini, da molti invocato perché disse che Roma non conosce il dolore della sconfitta (lui che coccolava i calciatori che a suo dire erano maltrattati dalla piazza), poi ci sono le sempreverdi suggestioni, il trio delle meraviglie: Falcao, Völler, Boniek. Figure di spicco del passato romanista e che oltre al valore tecnico hanno ostentato peculiarità caratteriali e morali di primo livello. Ma per tante ragioni difficili da cooptare per un ruolo dirigenziale se non addirittura per la panchina. Serve invece un tutor per l’allenatore? Che problema c’è? Si chiede a Capello di smettere di dire tutto e il contrario di tutto su Zaniolo e di indossare tuta e fischietto.
Chiusura con il capitolo “l’importante è che sia romano”, che comporta la richiesta di ingaggio di chi è cresciuto nel vivaio e abbia almeno una dozzina di partite in prima squadra. Da distribuire fra panchina, bordocampo e tribuna autorità. A prescindere dalla competenza, l’importante è far parte del club dell’H501, pure da acquisiti, se ti chiami Aldair, Losi o Candela. Cosa augurare a Friedkin di avere in dote dal passato? L’arguzia di Viola e l'orgoglio di Sensi. Per il resto, parliamone.
In the box - @augustociardi75