LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Se Nicolai Lilin adattasse il suo capolavoro, Educazione siberiana, al calcio italiano, lo titolerebbe Educazione derossiana. Se Gabriele Salvatores trasponesse per il grande schermo il romanzo dell’autore russo, chiamerebbe Daniele De Rossi a interpretare il ruolo che è stato di John Malkovich, quello di Kudja, l’educatore di Kolyma, Gagarin, Mel, Vitalic. Senza gli estremi legati ai fatti del libro, Daniele De Rossi indica la via.
Daniele De Rossi è la prima persona che incontri a Trigoria quando a Trigoria vai per lavorare. Chiedete a Coric e Bianda. Vi sarà capitato di imbattervi nella foto virale che immortala in un afoso lunedì mattina i due virgulti giallorossi mentre sgambavano assieme al Capitano. De Rossi è l’ultima persona che incontri a Trigoria quando a Trigoria vai per salutare per l’ultima volta le maestranze. Chiedete a Nainggolan. E vi sarà capitato di imbattervi nel video più che virale che il belga, carinissimo, ha fatto per ringraziare chi ha un ruolo fondamentale in un centro sportivo ma non vive sotto i riflettori come i calciatori e i dirigenti. In mezzo a loro c’era De Rossi, che ha salutato Nainggolan a modo suo. “In bocca al lupo er c@zz❤”, parola di Capitano. Con tutto l’amore, ricambiato, per Radja.
Perché De Rossi è Capitano, stella polare, parafulmine, guida, consigliere, amico. De Rossi, anni trentacinque fra una manciata di giorni, per paradosso è ancora il vero punto fermo del centrocampo della Roma edizione 2018-19. Via Nainggolan, nel tourbillon di mediana che prevede al momento Strootman, Cristante, Pellegrini, Pastore, Gonalons e Gerson, Daniele De Rossi è il più sicuro di giocare, per caratteristiche. E perché, se sta bene, Di Francesco a lui non rinuncia mai. Come Spalletti, Garcia, Andreazzoli, Luis Enrique, Montella, Ranieri, ancora Spalletti, Capello, Prandelli, Donadoni, Lippi, Conte, Ventura e ora Mancini (da settembre sugli schermi azzurri). Tutti gli allenatori meno uno, l’eccezione che conferma la regola.
De Rossi riferimento per gli allenatori. De Rossi guida dei compagni più giovani (a Lorenzo Pellegrini quando parla di lui gli si illuminano gli occhi; Capradossi nella sua unica partita giocata a Cagliari venne teleguidato con lo sguardo dal Sedici). De Rossi amico leale. Compagno di squadra ideale e idealizzato anche da chi con lui non ha mai giocato se non in Nazionale: chiedere al blocco juventino pluridecorato. In teoria quella che sta per cominciare è la sua ultima stagione. Generoso com’è, da anni ha messo a disposizione la sua inestimabile eredità, fatta di consigli che valgono più di qualsiasi lezione tattica o consulenza proposta da scafati procuratori. Il problema sarà quando ci renderemo conto che avrà smesso di giocare a pallone.