La storia del signor Antonio, non solo tifoso della Roma

12/06/2018 alle 20:16.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Il signor Antonio ha 81 anni. Qualche acciacco, e tanta dignità. Non se la passa benissimo dal punto di vista economico ma ha la pelle dura. Ogni mese lo Stato magnanime gli garantisce ben 620 euro di pensione, che il signor Antonio destina con perizia alle spese di tutti i giorni, stando attento a non sforare il generoso budget. Che significa rinunciare a mangiare una bistecca di bovino adulto del supermercato perché “quattro etti e mezzo mi costano almeno sei euro e con sei euro compro una confezione da dieci di spinacine, che stanno al banco frigo accanto. Che pare compensato mentre le mangi ma attoppano (saziano) lo stesso e ci faccio quindici giorni”. Perché con parte dei 620 euro al mese il signor Antonio aiuta i figli a tirare avanti. Perché mentre i nostri illuminati politici si scannano in tv supportati dall’intellighenzia culturale e giornalistica a colpi di dati sul lavoro e sullo spread, l’Italia sta morendo di povertà e disoccupazione.

Il signor Antonio è un grande tifoso della Roma. Lo incontri in un bar della riviera mentre fai colazione, ti si avvicina e ti chiede se l’olandesino (Kluivert) è forte. Poi parla di Losi, gli si bagnano gli occhi quando nomina Prati e Falcao. Ma potrebbe tranquillamente essere un vecchio tifoso laziale e rammentare Maestrelli e Giordano, o juventino, napoletano, interista, milanista, viola o del Campobasso. Ed emozionarsi parlando di Zoff, Charles, Picchi, Rivera, Savoldi, Hamrin, Ciappi e Maestripieri.

Al signor Antonio stanno uccidendo una passione. Un momento di svago. Sacro. Inviolabile. Quello di poter vedere la domenica pomeriggio le migliori azioni della Serie A. Perché l’imperizia, l’ingordigia e la bieca insensibilità della Lega di Serie A, accusato il colpo Mediapro, ha dovuto in fretta e furia ridisegnare e mettere all’asta i diritti tv del triennio 18-21 cercando di non perdere troppi soldi rispetto al miliardo e cento milioni che dovevano garantire gli ispanico-cinesi. E i manager tagliatori di teste hanno puntato il machete sulla fetta di pubblico di cui non frega niente a nessuno: quelli che non pagano.

Non potersi permettere un abbonamento tv o web diventa un’onta che sconti sparendo dalla fetta degli utenti: divieto di trasmettere in chiaro gli highlights la domenica prima delle 22. Il signor Antonio era affezionato a 90º Minuto ma non ci perdiamo dietro la retorica dei mitici Bubba, Valenti, Kuhne, Necco e Vitanza. Pure il signor Antonio sa che tutto passa. Vorrebbe soltanto guardare la sua Roma, mica tutta, i tre minuti con le immagini migliori. Quando le gambe non gli fanno particolarmente male può andare al circolo non distante da casa. Ma in inverno diventa complicato.

Il signor Antonio rappresenta una grande fetta di cittadini italiani, non soltanto gli anziani quasi al minimo della pensione, ma anche, disoccupati, famiglie a cui si nega uno dei pochi momenti di svago che questo Paese alla deriva concedeva. C’è una clausola contrattuale non scritta che le tv e i club della Serie A potrebbero in extremis fare valere. La clausola del buonsenso, tornando sui passi giusti e riaccendendo la tv in chiaro prima che sia notte. “Il calcio è di chi lo ama” recita uno slogan che va per la maggiore. Peccato che sia gestito da chi il verbo amare non lo sa coniugare.

#salviamoilcalcioinchiaro

@augustociardi - In The box