Con Alberto, senza indugiare (troppo) nella retorica, sparisce quel modo di vivere la Roma che per alcune generazioni è stato vitale, anche perché spesso unico modo di fruire delle partite. Mandolesi è stato tra i precursori delle radiocronache di parte, ereditate dal modello sudamericano (quello del 'goooooool' a tutta voce). Prima di lui erano racconti telegrammatici, cronaca stringata senza enfasi: con lui abbiamo iniziato a seguire le gare della nostra squadra con un'emozione diversa, abbiamo iniziato a fantasticare di azioni mirabolanti e siamo stati tutt'uno con quella radiolina lì, feticcio anni '80 ormai dimenticato in cantina. Ma giusto o sbagliato che sia, è la vita, il progresso, la modernità, la tecnologia, il capitalismo, o tutto quello che volete, che mette fine ad alcune cose e ne inaugura di nuove. Migliori o peggiori sta ad ognuno di noi decidere.
La fortuna (arduo sentire una parola del genere oggi per parenti e amici) è che questi personaggi rimangono per sempre. Per sempre potremo sentire e risentire il gol di Cerezo che consegna Coppa Italia alla Roma col groppo in gola di Alberto o l'apoteosi alla rete nel finale di Voëller contro il Broendby: rimangono pietre miliari di chi è romanista.
Sei stato gli occhi di tanti di noi Albè, fai buon viaggio e sempre Forza La Roma.
MDR @matteoderose