LAROMA24.IT (Federico Leoni) – Quante volte vi sentirete dire che il calcio è solo uno sport, uno stupido sport. Quante volte vi diranno che non vale poi così tanto la pena rodersi per una partita, per una squadra, per un errore arbitrale. Bene, ora resettate tutto, e non date ascolto a queste parole. Il calcio è una meraviglia, che quando vuole sa unire anche due pianeti che ruotano su orbite destinate a non incontrarsi mai. Nei momenti che contano veramente il calcio è questo qui. E se è riuscito a mettere insieme le tifoserie di Roma e Lazio, vuol dire che ha poteri davvero straordinari. Era il 19 marzo del 2008, e all’Olimpico, sotto la Nord, si ricordava Gabriele Sandri.
LA TRAGEDIA – Facciamo però un passo indietro. L’11 novembre 2007 il calcio si ferma, i tifosi di tutta Italia ascoltano una tragedia che mai avrebbero voluto sentire. Un tifoso della Lazio è morto, lungo un triste e vuoto tratto autostradale nei pressi di Arezzo. La Nord quel giorno era diretta a Milano, dove si sarebbe dovuta giocare Inter-Lazio. Quel giorno, ai tifosi laziali, c’erano anche quelli juventini. Ecco quindi il parapiglia. Gabriele Sandri era nel pullman e non sapeva che da lì a poco la sua vita sarebbe stata spezzata da un colpo di pistola. Uno stupido colpo partito dall’arma di ordinanza di Luigi Spaccarotella. Non ci fu nulla da fare. Il campionato si fermò. Messaggi di solidarietà arrivarono da tutte le tifoserie Italiane. Tutto passò in secondo piano di fronte alla scomparsa di un ragazzo di 26 anni.
TOTTI E ROCCHI SOTTO LA NORD – Torniamo quindi a quel 19 marzo. Era il giorno del derby. Un derby particolare, diverso da tutti gli altri. Gli sfottò, gli insulti, i cori, lasciarono spazio al ricordo. Roma e Lazio, giovani e meno giovani, calciatori, tifosi e capitani, tutti uniti nel nome di Gabbo. Quello che accadde quel giorno fu qualcosa di irripetibile, la dimostrazione fisica della forza sociale che ha il calcio. Prima del fischio d’inizio, infatti, Totti e Rocchi, i simboli delle due squadre, portarono un mazzo di fiori sotto la Nord in ricordo di Gabriele. Non era mai accaduto che un capitano romanista, e non uno qualsiasi, ricevesse gli applausi della Curva Nord. Poi quello striscione della Sud, esposto poco prima, che recitava: “Le lacrime non hanno colore: Gabbo uno di noi. Curva Sud”. Una frase, poche parole, ma che racchiudono tutta l’atmosfera magica di quel giorni unico.
LA PARTITA – C’era però anche una partita da giocare. E questa fu una nota dolente per i tifosi giallorossi, che sognavano il tricolore. Il vantaggio della Roma fu rocambolesco, con il pallone che batté in faccia a Taddei, rotolando docile verso la porta di Ballotta. Prima del duplice fischio, però, la Lazio rientra in carreggiata, grazie a Goran Pandev, che arrivò preciso all’appuntamento con il cross di Kolarov. Inizia così la ripresa, che non giova ai giallorossi. Juan trattiene Bianchi in area, l’arbitro Morganti non ci pensa due volte ed indica il dischetto. Non può sbagliare Tommaso Rocchi, che mette la freccia. La Roma però non muore, Totti e Perrotta erano devastanti con le loro giocate, e così il numero 20 riesce a pareggiare 5 minuti più tardi. Sappiamo tutti, poi, come andò a finire quella partita. All’ultimo secondo ecco la zampata vincente di Behrami, che fa 3-2. La corsa di Delio Rossi, le lacrime dei romanisti. Poi quello striscione apparso in Nord. “Game over” c’era scritto. Niente di più inesatto. Quel 19 marzo, infatti, non perse nessuno. Quel giorno vinse il calcio. Quel giorno vinse il ricordo per Gabriele Sandri, che da lassù avrà assistito orgoglioso.