LAROMA24.IT (Matteo Arceri ) “Vincere lo scudetto a Roma è come vincerne 10 nel resto d’Italia”. Lo sanno bene i tifosi giallorossi che hanno vissuto momenti indimenticabili di festeggiamenti, emozioni e gioie come quello dell’8 maggio 1983 quando la Roma pareggiando nella partita contro il Genoa allo stadio Ferraris riesce a conquistare matematicamente, con una giornata di anticipo, il secondo scudetto della sua storia.
Ma non si poteva vincere quel tricolore se prima non si fosse completata l’impresa di Pisa. È il 13 marzo 1983, 23a giornata di campionato di serie A. La Roma capolista si deve risollevare dalla brutta sconfitta rimediata all’Olimpico contro la Juventus (seconda in classifica). Il rischio che i bianconeri possano riprendere coraggio e sperare di scippare il primo posto alla Roma è molto alto. Il momento è delicato ed è per questo che ben 5 mila tifosi romanisti raggiungono lo stadio Arena Garibaldi per sostenere i propri beniamini e invitarli a non mollare.
L’allenatore Liedholm deve fare a meno del proprio bomber Pruzzo, infortunatosi proprio nel precedente match contro la Juventus. Al suo posto schiera Iorio come centravanti che, grazie alla sua prestazione, rende meno pesante l’assenza del capocannoniere giallorosso. La voglia di rivalsa della Roma, che vuole subito scrollarsi di dosso la partita persa contro la Juventus, la si vede nel pressing asfissiante effettuato sui giocatori avversari. Un atteggiamento che premia la Roma al 13’, quando Chierico dalla destra crossa in area di rigore e, ad aspettare la palla, c’è il solito Falcao che di testa la manda in rete. Ma il numero 5 giallorosso non verrà ricordato solo per quel gol “scacciapensieri” (5° gol di cui 4 di testa). Verrà ricordato certamente per quell’esultanza che a molti potrà non significare nulla, ma che invece vuol dire tutto. Il brasiliano, appena segnato, corre verso i propri compagni e lo fa prima tirandosi su quella manica destra della maglietta, che può essere interpretato come un semplice gesto istintivo, ma che invece evoca un senso di liberazione, come a voler dire “lo scudetto è nostro: andiamocelo a prendere!”.
Il raddoppio giallorosso arriva solo nella ripresa: al 60’ una cannonata del capitano Di Bartolomei su calcio di punizione batte il portiere neroazzurro Mannini che nulla può fare. Il gol indolore del Pisa firmato da Berggreen giunge 4 minuti più tardi e dimezza lo svantaggio della squadra di casa. La partita finisce 1-2.
“Non dobbiamo pensare alla Juventus, come oggi hanno fatto i miei ragazzi” è il commento post-gara del tecnico Liedholm. Ma intanto le notizie sul risultato della partita di Torino iniziano inevitabilmente a circolare e, purtroppo, non sono di quelle positive: Juventus-Avellino 4-1. A questo punto la vittoria di Pisa assume una valenza diversa, perché quella vittoria ha fatto sì che la Roma mantenesse la distanza di punti dalla seconda in classifica. Ma la soddisfazione arriva nel turno successivo quando la Juventus, in quello stesso stadio dell’Arena Garibaldi sbancata dalla Roma, non è riuscita ad andare oltre lo 0-0, sebbene anche i capitolini avessero pareggiato con lo stesso risultato all’Olimpico contro l’Udinese.
Da quel 13 marzo 1983 Falcao e compagni si sono rimboccate le maniche e hanno continuato a correre verso quello scudetto quanto mai meritato.