LAROMA24.IT (Flavio Mattei) - Esattamente 10 anni fa, tra i vigneti della sua "Villa Boemia", a Cuccaro nel Monferrato, si spegneva Nils Liedholm.
5 novembre 2007: l'ultimo giorno in Terra di un Dio del calcio. Perché il "Barone" è stato molto più di un semplice calciatore prima e allenatore poi. A Roma, lo svedese ha assunto più le sembianze di una divinità da adorare. Il Messia che la città aveva aspettato per 41 lunghi anni. L'uomo dello scudetto 1982-83.
Ridurre la vita di Liedholm al solo tricolore giallorosso appare comunque riduttivo. La carriera del "Barone", partita dalla piccola cittadina svedese di Valdemarsvik, è stata costellata di successi.
Dapprima quelli da giocatore. Liedholm cominciò a vincere nel paese natìo con la maglia del Norrköping, conquistando i titoli nazionali del 1947 e del 1948. Poi le dodici stagioni al Milan, condite da 4 scudetti e 2 Coppe Latine, prima dell'inizio della carriera da allenatore.
Dopo la conquista di una promozione in Serie A con il Verona, nel 1968, ed un titolo di Serie B con il Varese nel 1970, fatta una tappa biennale a Firenze, il Barone arrivò a Roma nel 1973. Fu la prima di ben quattro riprese (1973-1977, 1979-1984, 1987-1989, 1996-1997), segno di come la squadra giallorossa ed il tecnico svedese fossero unite da un legame indissolubile e sincero. La Roma ha amato Nils, Nils ha amato la Roma. Se la prima esperienza non lasciò grandissimi ricordi, la seconda (le due furono intervallate da uno scudetto vinto a Milano) fu quella della gloria: un tricolore e tre Coppe Italia in 5 anni. A proposito del campionato vinto nella Capitale, Liedholm disse: "con il Milan ho vinto quattro scudetti da giocatore e uno da allenatore: pensavo restassero i ricordi più belli della mia vita calcistica. Questo titolo con la Roma è di gran lunga il più sofferto quindi il più importante".
E poco importa se lo splendido fiore a petali giallorossi cresciuto sul prato dell'Olimpico venne brutalmente calpestato da 11 inglesi di rosso vestiti. Poco importa se quel 30 maggio 1984, i sogni di un popolo intero si infransero con il "balletto" di Grobbelaar davanti a Graziani. Nella gioia e nella sofferenza dell'essere arrivati ad un passo dalla Gloria Eterna, il "Barone" resterà per sempre nel cuore di ogni singolo tifoso giallorosso. Questo grazie a quella meravigliosa simbiosi di sentimenti, passioni, delusioni, euforia, pianti e chi più ne ha più ne metta, che riesce ad assimilare uno svedese di Valdemarsvik a un qualsiasi testaccino di Piazza di Santa Maria Liberatrice, sotto i due meravigliosi colori di Roma.