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IL ROMANISTA - Lo stendardo esibito quel giorno da due tifosi romanisti a dire il vero non sembrava irresistibile, però quel: "Forza Tonto", destinato ad incitare Mario Tontodonati, avrebbe portato tremendamente bene. Di quel Roma - Milan dell'8 gennaio 1950, ebbi la fortuna di palarne direttamente con Liedholm. Nils ricordava bene una sconfitta, legata alla prima uscita romana della sua carriera che gli procurò i roboanti rimbrotti di Gianni Brera. "Gioannbrerafucarlo", si mise di gran lena a scrivere che se il Diavolo aveva rimesso la pellaccia a Roma, era colpa di quei tre svedesotti che non facevano altro che correre. Liedholm si guadagnò così il nomignolo, sfottente, di "Zatopek".
Sul campo, come detto, la Roma l'aveva spuntata grazie ad una rete di Tontodonati che, raccolta una centrata di Zecca, dal limite dell'area aveva lasciato partire un tiro che si era infilata sotto il sette. Per il pubblico del Flaminio, che ancora si mordeva le mani per il palo colpito da Pesaola, fu un'autentica liberazione. A fine gara Fulvio Bernardini, fu sommerso dall'abbraccio dei suoi ragazzi. Comprensibile, visto che i Lupi, avevano fermato la squadra seconda in classifica, reduce da otto turni d'imbattibilità. Negli spogliatoi, però, "Fuffo", si lasciò un pochino andare, dichiarando che i tre stranieri del Milan avevano ancora "molto da imparare sul calcio italiano". I giornalisti rincararono la dose, e tornarono a stuzzicare Liedholm sulla sua capacità di correre i cento metri in 11' e 3 centesimi. Lo svedese incassò, con la consueta classe, poi, una volta rimasto solo con Gren e Nordahl, per rompere la cupa atmosfera della sconfitta disse nella sua lingua e con il sorriso sulle labbra: «Ma nel campionato italiano c'è la gara di ritorno?». Per carità della nostra patria giallo-rossa, meglio tacere quale sarà il risultato del retour-match.
Dopo la sconfitta del 3 gennaio 1993, la Roma, incassa un'altra sconfitta nella delicatissima gara del 6 gennaio 2004. I nostri, in testa alla classifica, si presentano con sei punti di vantaggio sui rosso-neri inseguitori (privi per infortuni vari di Nesta, Inzaghi, Ambrosini, Tomasson, Kaladze). La Roma, però, semplicemente non scende in campo. L'unico lampo è quello del pareggio di Cassano sul finire del primo tempo, ma lo stesso barese, sembra trotterellare. Un corpo estraneo, abulico nei meccanismi della squadra, fino a quel momento inarrestabili. L'amarezza, se possibile, aumenta, quando a cinque minuti dal termine, con gli ospiti avanti per 2-1, sempre Cassano supera Dida in uscita, ma Costacurta recupererà sulla linea di porta. Dopo le amarezze del 2004, la gioia del 15 gennaio 2006. La squadra viene accolta da una splendida coreografia ("Gloria ai colori di Roma"), Doni compie un miracolo su un pallonetto magistrale di Seedorf, quindi Mancini, dopo 71' di Cyclette a bordo campo entra e su invito fantascientifico di Totti, brucia Dida dal limite dell'area aiutato da una deviazione di Stam.