PEROTTI: "Ero pessimista sulla ripresa del campionato. Roma-Siviglia potrebbe essere una finale di Europa League, sarà difficile per noi"

05/06/2020 alle 22:52.
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RADIO SEVILLA – Per non potrà essere una partita come le altre quella che ad agosto vedrà la Roma affrontare negli ottavi di finale di Europa League il Siviglia, dove l'esterno argentino ha militato per 7 anni (dal 2007 al 2014) tra la squadra filiale del club (Sevilla Atletico) e la prima squadra. Ad ammetterlo è lo stesso giocatore il quale, intervenuto qualche giorno fa ai microfoni dell'emittente radiofonica del club andaluso, è tornato sulla sfida che sarebbe dovuta andare in scena lo scorso 12 marzo al Sanchez-Pizjuan e che invece è stata rinviata ad agosto. "Sarebbe stato come tornare a casa mia, contro un avversario molto duro, con tanta esperienza in Europa League – le parole dell'8 giallorosso – Forse avrei preferito un avversario molto più facile, ma sarà comunque bello. Non so se giocheremo in campo neutro o in gara doppia senza tifosi. Sarà diverso e spero di tornare in città e vedere la gente. Lì sono cresciuto, sono diventato adulto, ho un bel ricordo. Ogni volta che ho qualche giorno libero vado a Siviglia, una città e un club che mi hanno segnato. Affrontarli per me sarà speciale".

Soffermandosi poi più specificatamente sulla partita di Europa League , che conosce bene il tifo sevillista, non nasconde che giocare senza pubblico potrebbe essere un vantaggio per la Roma vista la carica che i sostenitori andalusi riescono ogni volta a trasmettere alla squadra di Lopetegui: "Sarà una partita bella ed emozionante, ma per il Siviglia non sarà lo stesso senza il proprio pubblico – ha spiegato l'argentino - Forse ne trarremo beneficio perché conosco i tifosi e so la spinta che potrebbero dare. In ogni caso sarà bello tornare perché alla fine tra la squadra filiale (Siviglia Atletico, ndr) e prima squadra sono rimasto lì per quasi sette anni. È stato un tempo lungo. Non è normale per un ragazzo di un altro paese trasferirsi in un club e rimanerci per così tanti anni. Mi sarebbe piaciuto che le cose fossero andate diversamente, ma avrò sempre un affetto speciale per questo club che mi ha dato tanto e per questo gliene sarò grato".

Nonostante si giochi senza pubblico, il Siviglia rimane sempre una squadra difficile da battere, anche se la Roma in questi mesi di lockdown ha studiato a fondo la formazione di Lopetegui. "Ha grandi giocatori e un allenatore con un grande nome. Mi è sempre piaciuto perché riesce sempre a giocarsela anche con le grandi  – ancora In pochi sono in grado di vincere l'Europa League per tre anni di seguito. Inoltre riesce sempre a portare giocatori che poi vengono ceduti nelle migliori squadre del mondo. È un club che trae vantaggio dai suoi tifosi che, quando le cose non vanno bene, danno quella forza in più. Roma-Siviglia potrebbe essere tranquillamente la finale del torneo. Sarà difficile per noi, anche se in questi due mesi li abbiamo studiati meglio per trovare i loro punti deboli. Sarà una partita equilibrata, fra due squadre dello stesso livello. Anche se siamo entusiasti di giocare ed entrambi vogliamo vincere, sembrerà sempre un'amichevole o una sessione di allenamento o qualsiasi altra cosa, perché non è normale vedere un campo vuoto in una partita del genere, anche se dobbiamo dare il massimo e fare del nostro meglio. Sappiamo che il calcio è molto importante per le persone e forse può dar loro gioia in un momento come questo".

Particolare attenzione è da porre su Lucas Ocampos, uno dei talenti del Siviglia, anche lui argentino come . "Lo conoscevo, ma sicuramente è esploso a Siviglia – ha dichiarato l'attaccante giallorosso – Il suo livello attuale non è quello visto al o al Milan. Al Marsiglia non l'ho seguito tanto, ma ora si è scoperto un goleador, capace di giocare su entrambi i lati ed è forte. L'Italia lo ha migliorato molto perché ci sono pochi spazi. In Spagna ha più metri da sfruttare, dandogli l'opportunità di destreggiarsi creandosi lo spazio. Per questo ora è al livello che è".

Ma prima dell’Europa League c'è la Serie A che non pensava potesse ricominciare. "Sinceramente pensavo che il campionato non sarebbe potuto finire. L'Italia è stato uno dei paesi che ha sofferto di più questa emergenza e l’ipotesi di tornare a giocare sembrava lontana. Con il passare dei giorni si avvicinava la stagione successiva e si sarebbero state conseguenze sul mercato e sulla pre-season. Tornare ad allenarsi, rivedere i compagni di squadra, poter correre e toccare la palla… Questi due mesi ci sono serviti per renderci conto cosa significa non avere tutto questo". E sull'emergenza coronavirus il giocatore della Roma ha aggiunto: "Da un lato è stato strano rimanere a casa per tutto questo tempo. È stato un periodo difficile, soprattutto per quelli che hanno vissuto questa situazione in prima persona. Qui a Roma non ci sono stati tanti casi, proprio come a Siviglia. In Argentina il picco massimo sta iniziando ora e con l'inverno le cose si complicheranno. In questi due mesi abbiamo lavorato per non perdere la forma e mantenerci in allenamento, ma è una situazione che ci ha coinvolti tutti in egual modo".

Poi è tornato sul Siviglia, ricordando i primi mesi trascorsi nel club andaluso. "Quando lasci casa tua a 18 anni l'adattamento non è mai facile, ritrovandoti tra l'altro a vivere da solo...  La lingua mi ha aiutato ad ambientarmi meglio, così come i miei compagni di squadra tra cui , Armenteros, che mi hanno trattato come un figlio. Ogni giorno andavo a casa di Emiliano (Armenteros, ndr) a pranzare e cenare, e così per due anni. Sono stato molto fortunato, ma ho sempre pensato di giocare a calcio e di fare le cose bene".

Diego ha poi concluso l'intervista ripercorrendo i momenti peggiori della sua carriera, quelli legati agli infortuni. "Ero davvero disperato. Non ho smesso di giocare e non mi sono ritirato dal calcio perché amo questo sport e mi sentivo che sarei stato ancora in grado di giocare. Ho sempre detto che non sono un fenomeno, ma so che posso dare il mio contributo alla squadra. Era difficile gettare la spugna, ma quando il corpo non te lo permette è complicato. Nel mio caso le lesioni muscolari non erano gravi, ma non potevo allenarmi senza conoscere il motivo del perché mi infortunassi. Non saprò mai se avrò altri problemi muscolari perché per questo non c'è una pozione magica”.

(sevillafc.es)

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