ROMA TV - Ieri le anticipazioni in cui al pari dei compagni di squadra si è professato a favore della ripresa degli allenamenti a Trigoria. Javier Pastore è il protagonista dell'ultima puntata di "At home", nuovo format del canale ufficiale del club giallorosso. Queste le sue dichiarazioni:
"Sto a casa con la mia famiglia, approfitto del tempo che passo con loro, normalmente sono sempre in ritiro o in viaggio e non ho questa possibilità. In un momento difficile come questo trovo delle cose positive. Sono stanco come tutti di restare a casa, ma per fortuna stiamo tutti bene. Passare il tempo con i bambini ci fa passare il tempo più serenamente".
Ora si sta allenando, come porta avanti il lavoro e come si sente?
Mi sento bene, è normale che non è la stessa cosa rispetto all'allenamento sul campo. Sono tutti esercizi fisici sulla forza per mantenerci pronti quando si tornerà ad allenarsi con la squadra. La società ci ha messo a disposizione tutto ciò di cui avevamo bisogno, parlo tutti i giorni con preparatori e staff medico, si fa un lavoro personalizzato per ogni calciatore.
La cosa che mi manca di più?
Allenarsi con il pallone e lo spogliatoio, a Trigoria si crea quasi una famiglia e ci manca. Certamente ci manca tantissimo il campo, nessun calciatore professionista vorrebbe stare fermo 2 mesi. Può succedere con un infortunio, ma giochiamo sempre a calcio, anche in vacanza.
E' vero che vi sentite ancora in chat tra voi calciatori?
Si, anche noi, è un gruppo unito. Abbiamo 2-3 gruppi diversi, alcuni con i preparatori. Iniziamo a scherzare dalla mattina, per dare un po' di movimento e restare vicini. In uno di questi c'è il mister, ma in quello non si scherza tanto (ride, ndr)
Sì, è un po’ assurdo sinceramente. Tutti sappiamo che a Trigoria hanno fatto i lavori per garantire la nostra sicurezza e di quelli che devono andare ad allenarsi lì. Possiamo uscire al parco, ma per il nostro livello non abbiamo bisogno di quello o di una strada, ma di un campo buono, adatto alle nostre condizioni. Perché possono gli sport individuali e noi non possiamo? Certamente si tratta ancora di lavoro individuale, rispettiamo le regole come abbiamo fatto fino ad adesso. E’ un po’ assurdo perché possiamo dividerci i tempi nella giornata per allenarci singolarmente nel centro sportivo e farlo in sicurezza. La Roma è stata chiara: la salute prima di tutto. Ci hanno messo in condizione di farlo. E’ brutto dover aspettare due settimane per allenarci bene.
Non è un problema giocare d’estate?
No, tutti speriamo che il campionato possa riprendere il prima possibile. Non ci dobbiamo dimenticare che nel calcio non contano solo calciatori e allenatori ma ci sono tante altre persone legate al calcio che hanno bisogno di lavorare. In tre settimane un calciatore di questo livello si può preparare bene. Poi comunque stiamo facendo qualcosa, non è che siamo rimasti completamente fermi.
Quanta differenza c’è tra il lavoro a casa e quello in campo?
Completamente diverso. Ma non fermarsi e fare forza tutti i giorni sono cose che ti mantengono bene. Non per giocare una partita ma penso che per quello, in due settimane, con le distanze che ti dà il campo, si fa. Siamo calciatori professionisti, lo facciamo da bambini e possiamo riprendere velocemente.
La lettera della squadra dopo il taglio degli tipendi?
Ringrazio tutti perché dal primo momento in cui si è parlato è stata la prima cosa che abbiamo confermato tra di noi. Siamo tutti dipendenti della stessa società e sappiamo tutto il lavoro che fa la gente dietro, quella che non entra in campo. Il ringraziamento è reciproco. Questa è stata una bella cosa che ci fa molto felici.