IL ROMANISTA - Se l'è portato via un paracarro, l'unico italiano che avrebbe potuto recitare un ruolo da protagonista in quella sorta di nazionale europea under 25 che è l'Arsenal messo in piedi da Arsene Wenger e Liam Brady. Aveva 15 anni Niccolò Galli quando fu convocato per la prima volta in azzurro, 16 quando lasciò la Fiorentina firmando per i Gunners , 17 quando esordì in serie A con la maglia del Bologna, neppure 18 quando se ne andò, scivolando col motorino mentre tornava a casa dopo l'allenamento del venerdì, in quel centro sportivo di Casteldebole che ora porta il suo nome. L'asfalto era bagnato, portava il casco, regolarmente allacciato, sbatté contro il tubo sporgente di un guard-rail in manutenzione, trauma toracico con emorragia interna, era ancora cosciente quando arrivarono i primi soccorsi: fece in tempo a dare le generalità, non ad aspettare l'arrivo del padre campione, che raggiunse l'Ospedale Maggiore di Bologna quando era fallito anche l'ultimo disperato tentativo, l'operazione d'urgenza.
Giocava difensore centrale, forse per distinguersi dal padre, Giovanni, portiere campione del Mondo sia con l'Italia, terzo a Spagna '82, che con il Milan di Sacchi, grazie all'Intercontinentale ottenuta battendo in Coppa Campioni la Steaua Bucarest di Gheorghe Hagi. Il figlio, geograficamente, seguì le orme del genitore: scuola calcio a Napoli, un anno di settore giovanile a Torino, uno a Parma, tre a Firenze, dove il padre tornò a vivere mettendo nel cassetto i guanti dopo 496 presenze in serie A. A quindici anni Niccolò già sentiva parlare di ritiro con la prima squadra, allenata da Trapattoni, e di contratto professionistico. Non si fece nulla, con il suo talento non avrebbe dovuto attendere molto, preferì bruciare le tappe, accettando l'offerta dell'Arsenal, lui che parlava già l'inglese e andava pure bene a scuola. A Londra giocò con tre anni di anticipo con l'under 19, che vinse campionato e coppa, volle tornare dopo una sola stagione, ma gli inglesi, decisamente soddisfatti dell'investimento, al Bologna lo cedette in prestito, con l'idea di riportarlo presto alla base. Giocava in nazionale, e segnava pure, nove presenze e tre gol, da difensore centrale, l'ultimo a Rutigliano, nella Meridian Cup , con l'under 17 di Berrettini, 3-0 al Mali di Diamoutene, vantaggio di Fabio Quagliarella, terzo centro suo, in campo, quel 29 gennaio del 2001, anche Alberto Aquilani. Potevano incontrarsi mille volte lui e Niccolò, all'Arsenal, in under 21 o in nazionale, non si incontrarono più. Neppure due settimane dopo, il destino prese un'altra strada, a velocità bassa, sull'asfalto reso viscido dalla pioggia.