IL MESSAGGERO (Ferretti) - Quando Sinisa Mihajlovic, nellestate del 1992, arrivò a Roma, accompagnato dalletichetta di aspirante fuoriclasse per via dei trofei conquistati a casa sua con la maglia della Stella Rossa di Belgrado, Francesco Totti, il capitano della Roma, aveva quindici anni a mezzo, e giocava negli Allievi della società giallorossa. E quando Sinisa, a metà luglio, rispose alla convocazione di Vujadin Boskov, suo connazionale e suo allenatore («E il nuovo Antogononi», diceva) per il ritiro de Il Ciocco, Francesco se ne stava beato e pacioso con mamma Fiorella e papà Enzo sulla spiaggia di Torvaianica in attesa di ricominciare ad andare a scuola e a giocare a pallone. Già in autunno, però, Misha («Ogni due punizioni, faccio un gol...», il suo...
Già in autunno, però, Misha («Ogni due punizioni, faccio un gol...», il suo stonato ritornello quotidiano) e Francesco cominciarono ad incontrarsi tutte le mattine sul campo A di Trigoria: Boskov, nonostante il suo cronico miopismo, non riuscì a non vedere il talento di quel ragazzino biondo e prese a farlo allenare con i grandi. Sinisa, intanto, faceva fatica a diventare protagonista, cambiava ruolo ogni partita, in campionato non segnava neppure a porta vuota e sui giornali teneva banco più per le chiacchiere/polemiche legate agli 8 miliardi di lire che la Roma doveva pagare alla Stella Rossa che per questioni meramente calcistiche. Un gol al Taranto in agosto in Coppa Italia allOlimpico, un altro gol ancora al Taranto nella partita di ritorno poi il buio. Ma sto Mihajlovic, che giocatore è?, la domanda più gettonata in Curva Sud. Passarono mesi su mesi, ma nulla cambiò, quesiti e perplessità.
Allinizio di marzo del 1993, esattamente il 2, la Roma affronta e batte, uno a zero, allOlimpico il Borussia Dortmund nellandata dei quarti di Coppa Uefa: il gol, udite udite, porta la firma di Sinisa, per giunta di destro. E il segnale che qualcosa (forse) sta cambiando. Ventisei giorni dopo, la Roma va a giocare in casa del Brescia: la squadra di Boskov, che manda in tribuna il terzo straniero Aldair, va in vantaggio con Caniggia e intorno alla mezzora della ripresa raddoppia con Mihajlovic. Ma quella domenica, il 28 marzo del 1993, non resterà nella Storia della Roma per la prima (e unica) rete in campionato del serbo: Boskov, a tre minuti dalla fine, richiama in panchina lacciaccato Rizzitelli e fa esordire il ragazzino, Francesco Totti. «Fui io a suggerire a Vujadin di far entrare Totti e non Muzzi», va raccontando in giro, sedici anni dopo, Mihajlovic, oggi allenatore del Bologna. In realtà, né Francesco né Boskov hanno mai confermato questa storia. Di certo cè che adesso Sinisa, ex romanista ma anche ex doriano, ex laziale e ex interista, non si considera più amico del capitano della Roma. «Mi ha mancato di rispetto perchè non è venuto alla mia gara di addio al calcio, preferendo andare a giocare altrove», la tesi di Sinisa. Smentita, a più riprese, da Totti. Al di là di tutto, i due sia lo scorso 8 novembre a Bologna (esordio di Mihajlovic in campionato sulla panchina rossoblu) sia il 17 dicembre allOlimpico, quarti di Coppa Italia, si sono bellamente ignorati. E, conoscendoli bene, altrettanto faranno domani.
Francesco, secondo notizie di ieri, dovrebbe presentarsi in condizioni fisico/atletiche accettabili, sicuramente migliori rispetto a quelle esibite contro lArsenal, la sera dell11 marzo. Il ginocchio destro gli crea ancora qualche fastidio, ma nulla che possa realmente impedirgli di affrontare il Bologna, una squadra che gli porta bene ricordando i 17 gol (uno in Coppa Italia) che le ha segnato in carriera. La Roma, del resto, ha dimostrato di non poter fare - a gioco lungo - a meno di lui, sei gol in campionato con 14 presenze (Cassano 8/28, Del Piero 9/22, Simplicio 8/28: capito?).