"Il sistema calcistico è centrale ma il sistema va messo in discussione. È impensabile che la Serie A continui ad essere a 20 squadre, la B a 20, la C a 60 con 100 squadre professionistiche. Ma non è nemmeno questione di numeri, quanto di credibilità che consenta l'affermazione dell'equa competizione, ci sono società che pagano e rischiano di non centrare i propri obiettivi, altre che non pagano e magari mantengono la categoria". Lo ha detto il ministro dello sport Andrea Abodi, intervenuto durante 'Sport Industry Talk', convegno organizzato da Rcs Academy e Corriere della Sera.
"Ho iniziato a sentire parlare di riforme dal 2010, ricordo ancora l'aspettativa di Carlo Tavecchio quando ero presidente della Serie B. Apprezzo la scelta del presidente federale di convocare un'Assemblea per marzo 2024 - ha proseguito Abodi -. La Serie A è un contribuente significativo di fiscalità, è un obiettivo comune quello di far funzionare la macchina. Servono le infrastrutture, dobbiamo accogliere i tifosi con lo stesso decoro in cui vengono accolti in tutta Europa".
Per Abodi bisogna "rendere più efficaci le norme, ho fatto approvare una norma che snellisce le procedure e rende gli investimenti dei privati più efficaci". "Sto lavorando anche a una riforma che è collegata alla legge Melandri - ha concluso il ministro - sulla gestione dei diritti audiovisivi e sulla mutualità di sistema che assocerò a una norma per il miglioramento delle infrastrutture".