Ha arbitrato in serie A tra il 2013 e il 2018 e viene ricordato soprattutto per aver interrotto, nel maggio di due anni fa, Sampdoria-Napoli per insulti razzisti, in particolare, contro il difensore Kalidou Koulibaly. Ora Claudio Gavillucci, a cui circa un mese dopo venne comunicato che non poteva più dirigere nella massima serie, ha deciso di raccontare "le verità di un arbitro scomodo" in un libro da poco uscito per Chiarelettere, 'L'uomo nero', scritto dall'ex 'fischietto' di Latina, assieme alle giornaliste Manuela D'Alessandro e Antonietta Ferrante. Come si legge in una presentazione, nel volume c'è il "racconto dall'interno dell'arbitro che ha osato mettere in discussione un sistema rivelandone ombre, condizionamenti e opacità".
Una testimonianza, quella di Gavillucci, che finì, poi, ad arbitrare nei campetti di provincia, che è "un viaggio nel mondo degli arbitri reso possibile anche grazie alla pubblicazione di documenti inediti". E che "rivela una realtà finora sconosciuta e risponde alle tante domande che ogni tifoso o appassionato di calcio si pone: esiste una sudditanza psicologica rispetto ai club più blasonati? Quanto incidono i media sulle valutazioni dei direttori di gara? Quanto guadagnano gli arbitri? Che contratti e che tutele hanno? Sono davvero indipendenti? Che cosa ha prodotto l'introduzione del Var?". Gavillucci, che fece ricorso alla giustizia sportiva e al Tar con una causa tuttora pendente, "risponde a questi e altri interrogativi conducendo il lettore nelle segrete stanze di una realtà che fa dell'assoluta riservatezza la sua bandiera". Un libro-denuncia, così lo presenta lui stesso, di "logiche e meccanismi di potere nella cabina di comando del sistema arbitrale".