Coronavirus, Sticchi Damiani (pres. Lecce): "Ok alla ripresa, 'no' a scelte forzate. Da valutare il problema organici"

18/04/2020 alle 02:06.
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TMW RADIO - Durante il programma radiofonico "Stadio Aperto" è intervenuto il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ed ha commentato la situazione Coronavirus legata all'eventuale ripresa di allenamenti e campionato: "Il momento è di grandissima difficoltà per l'intero paese, e mi sembra di poter dire che per quanto riguarda il profondo Sud, siamo stati particolarmente fortunati. Qui a Lecce, nel Salento, il virus è arrivato in maniera molto blanda, in numeri ridotti grazie alle misure. Il sacrificio terribile del Nord almeno è servito per dare la giusta responsabilità al Sud, nel rispettare rigorosamente le misure, anche se qui non c'era una percezione così forte. Guardiamo comunque con solidarietà le zone più colpite, chi sta soffrendo di più".

Che ne pensa del protocollo di ripresa, è attuabile?
"Questo è uno studio preliminare, una bozza che dovrà essere approvata anche dal Ministero della Salute. Ho chiesto ai miei medici, allo staff, di approfondire questa bozza per capire in che maniera sia applicabile. Ben venga un'attività organizzativa approfondita, ma questo non deve comportare una forzatura dei tempi o un'accelerazione improvvisa. Rimane il punto interrogativo sul se e quando, i numeri dell'epidemia sono importanti e il protocollo avrà senso quando la situazione sarà molto migliorata, altrimenti è una forzatura e non la condividerei".

Come sta reagendo il sistema calcio?
"All'inizio c'è stata una reazione disorganizzata, ognuno è andato un po' per i fatti suoi. L'impatto di questa vicenda ha determinato prese di posizione immediate che sinceramente non ho condiviso, né chi ad epidemia appena scoppiata voleva giocare, né chi da subito voleva subito fermarsi definitivamente: due posizioni troppo estreme, che mettono il dubbio su ragionamenti di classifica. La posizione del Lecce è stata sempre di attesa verso una cosa più grande di noi, sulla quale non abbiamo competenze. Per non far implodere il sistema ci siamo, anche a conseguire risultati sul campo, ma a condizione che modalità e tempo siano di cautela. Piano piano questo atteggiamento lo stanno avendo tutti, rimettendosi alle decisioni delle autorità sanitarie".

Che ne pensa sulla possibilità di giocare in estate?
"Quello che è emerso in maniera chiara, anche a livello europeo, è che bisogna far di tutto per concludere questo campionato. Il mio stato d'animo ad ora non è particolarmente incline e votato alla ripresa, ma faccio parte di una Lega, e se a garanzia di rischio zero mi venisse chiesto di riprendere a giocare, lo farei per senso del dovere. Sarebbe una ripresa per onorare l'impegno, perché senza pubblico, con le problematiche legate ai contratti al 30 giugno e mai chiarite: andrebbero risolti questi problemi, anche perché abbiamo giocatori in prestito e a scadenza, e se non si cambia si rischia un campionato con formazioni stravolte, una cosa impensabile".

I diritti tv hanno forse troppa importanza nel sistema?
"Il punto è fondamentale, rappresentando l'80% dei ricavi per le medio-piccole. E il costo giocatori rappresenta circa il 70% delle spese, sono due le macro-voci tra entrate e uscite. Tanto è vero che nelle principali società in difficoltà finanziarie sono le principali voci che ballano. Io posso dire che per quanto riguarda il Lecce, questa società in tre anni ha fatto una scalata senza mai fare il passo più lungo della gamba: non abbiamo debiti con le banche né con istituti di credito. Sono d'accordo che non dovremmo dipendere troppo dai diritti tv, ora stanno venendo meno quelli previsti ad inizio stagione ed è un problema. Diverso sarebbe sapere che cambiano nella prossima stagione, così da poter calibrare gli investimenti futuri".

Una delle ipotesi è spostare le partite rimanenti al centro-sud. Lei è d'accordo?
"Sono contrario a scelte troppo forzate: se riusciamo a concludere questo campionato con scelte ragionevoli è un bene, ma si rischia di accanirsi. La variabile di non poter giocare sull'intero territorio è davvero importante. Idem il fattore organici: il Lecce al 30 giugno rischia di perdere dieci-dodici giocatori. Una conclusione così non avrebbe valore sul piano sportivo. Capisco la logica, ma mi sembra di estremizzare".

Nel vostro centro sportivo è attuabile il protocollo?
"Sì, abbiamo una struttura molto bella, un albergo con annesso campo di calcio che consentirebbe di dedicarci un'intera ala. Questa cosa non mi preoccupa particolarmente, i presupposti per lavorare bene ci sono. La squadra in questo momento cerca di stare vicina al territorio: l'altro giorno siamo intervenuti, acquistando in 24 ore la fornitura necessaria per sopperire alla carenza di tamponi in alcuni ospedali salentini. Per ora stiamo vicini alla gente, poi quando ci sarà da riparlare di calcio giocato, cercheremo di farci trovare pronti".

Si rischierebbe di rovinare la stagione 2020/21, lavorando troppo con la fantasia? C'è anche l'Europeo.
"C'è questo rischio: andare troppo oltre significa rovinare due stagioni. Questo è un tema molto complicato, capisco che non sia facile il ruolo del presidente della FIGC: finire il torneo lo esonererebbe da scelte che riceverebbero contestazioni vari. Ma il problema dei tempi è vero e serio".