A modo loro hanno un effetto ipnotico [...]. Discorsi senza un inizio e una fine: eppure magnetizzano, impediscono di staccare, in un vortice che lascia gratificati, o esausti.
Sono le radio di Roma che parlano di calcio. Neppure a Barcellona, dove la squadra è un mito identitario; neppure a Londra, con più squadre a combattere per ogni titolo possibile e immaginabile; neppure a Milano o Liverpool, dove il calcio è storia e sentimento, esiste un fenomeno simile [...]. Se qualcuno un giorno dovesse studiare le origini del populismo, e della circostanza che proprio a Roma si sia affermato per primo, farebbe bene a sentire un po’ queste radio, perché vi troverebbe la sua essenza, il suo fascino e il suo sconcerto.
(corsera)