GLIEROIDELCALCIO.COM (Eleonora D’Alessandri) – Nel 1989 avevo 9 anni ma ricordo perfettamente il racconto entusiasta del papà del mio amico Flavio che fu uno dei fortunati 90.000 presenti al Camp Nou nella sera della prima Coppa dei Campioni del Milan di Berlusconi.
È un Milan che sta raccogliendo quanto seminato da questa nuova proprietà, che a partire dal 1986, era stata capace di rilanciare il club ai vertici del calcio mondiale, con grandi investimenti sulla squadra guidata da Arrigo Sacchi.
Venti anni dopo la vittoria della sua seconda Coppa dei Campioni, il Milan torna a giocare una finale del trofeo più prestigioso d’Europa, con una squadra ricca di campioni tra cui i magnifici tre olandesi Rijkaard, Gullit e Van Basten, oltre che Ancelotti – voluto fortemente dal mister Sacchi – e Donadoni, Baresi e molti altri.
I diavoli rossi giunsero a Barcellona dopo aver affrontato e superato le difficili Real Madrid e Stella Rossa, al cospetto di quasi centomila tifosi provenienti da tutto il mondo, tranne che dalla Romania. Infatti, in quel periodo, la Romania era sotto la dittatura di Ceausescu, il quale impedì la trasferta ai tifosi dello Steaua.
Il Milan si trovò in campo con un impaurito Steaua e subito al 3′ dava la misura della decisione (vana) del giocatori della Steaua. Bumbescu al 6′ entra duro su Van Basten in area ma l’arbitro tedesco Tritschler non concede il rigore. Un minuto, e Stoica stende Donadoni, chiaro segnale di affanno dei rumeni. Al 10′ il primo pericolo per il portiere Lung per colpa di una lunga azione in linea rossonera da sinistra a destra, palla larga a Tassotti e cross, colpo di testa di Van Basten fuori di poco. Tre minuti dopo il guardalinee ferma Gullit in un fuorigioco e Van Basten segna un gol inutile, ma la rete era solo rimandata. Gullit al 16′ salta la difesa e trova Lung in controtempo mandandola palla a rimbalzare contro la traversa con un tocco preciso rifacendosi un minuto dopo quando un assist di Colombo da distanza ravvicinata sfugge a Lung, viene controllata da Van Basten e toccata dentro di piatto destro da Gullit. L’inizio della fine per la Steaua.
Al 27′ Van Basten sigla il 2-0 su azione di Donadoni e affondo di Tassotti, schiacciando la palla nell’angolo basso. Ma ancora più bella, al 38′, la terza rete di Gullit, un tiro potente dopo stop volante su lancio di Donadoni realizzato con una facilità estrema, come si fosse trattato di un allenamento. Pallone sotto la traversa e Lung ko per la terza volta. Il quarto gol rossonero al 1′ della ripresa chiudeva definitivamente il match, Rijkaard va via dalla trequarti campo fra tre avversari, tocco per Van Basten e gol.
Il Programma e il Biglietto della partita (Collezione Matteo Melodia)
Questo gol, il nono in quell’edizione ’88/89 di Coppa Campioni, lo rese capo cannoniere della manifestazione e, nonostante fosse stato inutile ai fini del risultato, vista la tripletta del primo tempo, è tuttora considerato “un gol da mostrare alla scuola calcio”. Van Basten dedicò i suoi gol ai tifosi del Milan e al Presidente Berlusconi, lui adorava loro e loro adoravano lui, nonostante la corte serratissima del suo mentore Cruijff, allora mister del Barcellona.
A conferma di quanto giocarono in maniera perfetta tutti gli undici in campo, arrivarono anche le pagelle da fantascienza sulla Gazzetta: 9 a Van Basten e Gullit; 8,5 a Donadoni; 8 a Tassotti, Maldini, Baresi, Rijkaard, Ancelotti; 7,5 a Colombo e Costacurta.
Carlo Ancelotti, che con il Milan ne vincerà due di Coppe Campioni, dichiarò alla Gazzetta dello Sport che quella finale, anche dopo molti anni, è uno dei ricordi più belli e limpidi della sua carriera: «Ricordo benissimo quel gol di Van Basten, che in avvio di ripresa ci portò sul quattro a zero contro la Steaua, aprendoci di fatto le porte del successo finale». In una cornice di pubblico, fra l’altro, straordinaria: «Fu qualcosa di incredibile – prosegue -, visto che sugli spalti c’erano quasi centomila tifosi, in un’autentica festa collettiva. Uno spettacolo grandioso, ma soprattutto un grandissimo Milan. Van Basten, in quell’azione, fu davvero molto bravo, ma a ben vedere proprio la rete finale fu la conferma evidente della validità e della forza anche sul piano mentale del nostro collettivo»