RETESPORT - L'avvocato Gianluigi Pellegrino, tra i massimi esperti di diritto amministrativo in Italia e non solo, cerca di far luce sulla vicenda Stadio della Roma ai microfoni dell’emittente radiofonica. Queste le sue parole:
"Da quello che si apprende sui giornali, è una vicenda questa il cui iter di atti pubblici è appena iniziato, mentre i primi diritti in materia si cominciano ad acquisire quando l'iter pubblico è del tutto sviluppato e quando gli accordi tra le parti sono perfezionati. Qui neanche la Variante urbanistica ancora è perfezionata, e siamo in tema di tipico potere pubblico come tale persino revocabile dopo il suo esercizio, e che quindi a maggior ragione può essere fermato nel suo procedimento per una modifica di volontà amministrativa. Parlare quindi di diritti acquisiti è cercare di fare la voce grossa, ma al più ci possono essere delle aspettative sulle quali il Comune ha comunque il potere di tornare indietro. Sono da escludere quindi ad oggi risarcimenti tanto più milionari; al massimo meri indennizzi tutti da verificare e per somme minimali rispetto a quelle che circolano. Pertanto un Comune che dice che bisogna andare avanti perché se no si va incontro ad un mega risarcimento, dice una bugia. La verità è che si va avanti se si vuole farlo. E’ legittimo ma è appunto una scelta non certo un obbligo".
L'avvocato Pellegrino chiarisce anche alcuni punti legati alla conferenza dei servizi, che portava in seno già di per sé la variante urbanistica, tanto che per alcuni non sarebbe stata necessaria l'approvazione del Consiglio Comunale: "Salvo l'esistenza di leggi speciali, che non mi risulta vengano invocate, una conferenza dei servizi che comporti variante urbanistica deve essere approvata dal Consiglio Comunale, che è l'unico organo che può variare la destinazione urbanistica delle aree. Ma perfino in caso di variante urbanistica già approvata si può tornare indietro. Il Comune può sempre non approvare una variante urbanistica, e anche azzerarla dopo aver approvata perché è una sua tipica potestà pubblica, senza che ciò legittimi limiti o risarcimenti se se non si è arrivati ancora alle convenzioni urbanistiche, a contratti o permessi edilizi rilasciati e costruzioni avviate. Solo in questi casi di potrebbe parare di diritti acquisiti ma qui siamo ancora lontani. Siamo ancora nell'ottica di aspettative, assolutamente legittime, ma nulla di più. E le aspettative non vengono risarcite, tutt'al più indennizzate, con somme ben inferiori a quelle che vengono agitate. Esistono plurimi precedenti di marce indietro, con iter di varianti urbanistiche approvate ma poi annullate per una modifica della volontà del Comune. Cambierebbe la situazione solo con le convenzioni concesse e la costruzione in atto".
L'avvocato infine vuole però rassicurare sulla correttezza del percorso intrapreso dalla Roma: "In alcun modo voglio dire che lo stadio non si può fare. Anzi è vero il contrario, se ne capiscono anche le esigenze. Ciò che il Comune non può fare è dire che vi sarebbe obbligato. Così assolutamente non è. Lo fa se vuole farlo come pure può fare marcia indietro se ci ripensa. L’importante è che parli chiaro e non trovi scuse né per una scelta né per l’altra".