RADIO24 – Nel corso della trasmissione radiofonica “Tutti Convocati”, in onda questo pomeriggio sulle frequenze di Radio24, è intervenuto, a poche settimane dalle sue dimissioni dalla carica di amministratore delegato della Roma, Umberto Gandini. Queste le dichiarazioni dell’ex dirigente giallorosso rilasciate durante il programma condotto da Carlo Genta, Pierluigi Pardo e Giovanni Capuano:
Sul mercato ci sono due dirigenti come Marotta e Gandini.
"Avendo avuto questa esperienza venticinquennale, 23 anni con il Milan e 2 con la Roma, mi sono ritrovato con piacere a essere conteso sul mercato. Ho lasciato Roma, ma non torno al Milan per tutta una serie di motivi. Dopo aver ragionato con la società e soprattutto con Gazidis, che mi vanto di conoscere molto bene, abbiamo concordato che non ci fossero le condizioni per tornare in società. E quindi sono sul mercato".
Chi è Gazidis?
"Lo conosco da tanti anni da quando lavorava all'MLS. Ha un background legale, lavorava nell'MLS come vice commissioner e si è occupato della fondazione e la creazione del Soccer United Marketing che è il braccio armato e commerciale della federazione americana. Nel corso degli anni è cresciuto, si è fatto conoscere e un po' a sorpresa 9 anni fa venne scelto come amministratore delegato dell'Arsenal, club che nel frattempo stava cambiando proprietà. Ivan, essendo una persona molto posata e diplomatica, ha fatto grandi numeri in una società con grandi turbolenze societarie. Ivan è un grande gestore di società e persone: ha una conoscenza molto vasta. Non ritengo di giudicarlo eccellente nell'aspetto commerciale piuttosto che altro, ma è sicuramente in grado di gestire un grande club e penso che il fatto di affrontare questa sfida di riportare il Milan ai livelli che gli competono lo abbia affascinato. Secondo me il fatto che ci sia un grande interesse pubblico al mercato dei dirigenti è segno di saggezza perché i tifosi hanno capito per primi che i dirigenti societari fanno la fortuna dei club, molto più dei giocatori".
Dove vuole andare? Un'esperienza in Federcalcio, in un club italiano, in un club straniero, magari all'Arsenal?
"Ci ho pensato ma Gazidis è stato svelto a prevedere una gestione durale che no preveda la figura dell'amministratore delegato. Credo che prossimamente arriverà un'esponente della famiglia di Kroenke direttamente, si dice che il figlio di Stan sarà il prossimo leader poi se sarà amministratore delegato o il vicepresidente esecutivo questo non lo so. Avete toccato tanti argomenti che vorrei sviluppare. Il primo è il grande manager che arriva da un'azienda straniera ha la grandissima difficoltà di entrare in un ambiente culturale che non conosce e che è molto diversa dal suo mercato di riferimento. Se mettiamo a confronto la Premier League e la Serie A le differenze sono abissali in termini di ricavi e in termini soprattutto dei modi con cui vengono fatti i ricavi".
Sarà dura spiegare tutti giorni a Pallotta la storia dello stadio perché se arrivi dall'America è un po' difficile capire la mentalità italiana.
"Sono arrivato a Roma nel settembre 2016 e la faccenda dello stadio era molto sviluppato, quindi io ci sono passato marginalmente. Ma uno dei problemi che dovrà affrontare Gazidis è sicuramente di tipo culturale. Entrare in un club italiano con una storia come il Milan, entrare in una Lega come quella di Serie A, entrare in un ambiente federale-politico come quello italiano è sicuramente probante. E poi c'è un altro problema per l'investitore straniero: generare ricavi. Un Arsenal che riesce a ricavare dallo stadio 135 milioni sotto Gazidis che adesso va al Milan dove San Siro ne ricava 40. Ci vorranno 3-4 anni per arrivare ai vertici dell'Arsenal. Cosa vorrei fare? Sono per la prima volta in una situazione in cui posso guardarmi intorno e valutare un po'. Se dovessi scegliere andrei in un grande club all'estero per via dell'esperienza, dell'opportunità... però devo essere realista e i 7-8 grandi club all'estero hanno posti già occupati. Sicuramente una nuova Federazione come quella che nascerà dopo il 22 ottobre e il fatto di costruire la Nazionale come un club, in una maniera più spinta rispetto a quello che è stata fatta fino adesso, è anche stimolante. Un posto di ad nella Lega è anche questa un'opportunità. Altre squadre italiane? Dopo 23 anni al Milan non pensavo di andare in un'altra società italiana, poi si è presentata l'opportunità di Roma e ho pensato che Roma fosse l'unica alternativa che avrei potuto seguire. Adesso che mi sono un po' svezzato e mi guardo in giro".
Monchi?
"Con lui ho lavorato poco più di una stagione, ma ho avuto modo di conoscerlo prima in occasione del trasferimento di Bacca dal Siviglia al Milan. Monchi è un grandissimo professionista, è molto preparato, ha una conoscenza vasta dei calciatori e ha soprattutto l'abilità di andarli a cercare. È facile riconoscere il campione del mondo della Francia e portarlo nel tuo centrocampo, ma è difficile andare a cercare Cengiz Under che è diventato un giocatore importante. Monchi è uno che tiene moltissimo ai suoi metodi, alla sua visione e ha un progetto di medio termine. Lui è qui per cercare di far diventare la Roma una squadra che provi a vincere tutti gli anni una delle competizioni a cui partecipa. Sappiamo benissimo che alla fine vince uno e sono molti invece che perdono, ma questo non vuol dire che i molti che perdono hanno fallito una stagione. Pensavo che la Roma partisse in modo migliore, sono rimasto un po' sorpreso, ma l'inizio di quest'anno è stato molto simile a quello dell'anno scorso perché anche nella stagione precedente le problematiche erano sulla bravura di Di Francesco. Dzeko faticava all'inizio della scorsa stagione e sta faticando all'inizio di questa. La cosa straordinaria di questo mestiere è che hai la grandissima responsabilità di lavorare con le emozioni delle persone e questa è una cosa che i proprietari devono imparare al più presto perché siamo troppo importanti per la vita di tutti i giorni delle persone. Sì è vero i dirigenti fanno vincere le società, ma poi sono i giocatori che scendono in campo e sono loro che fanno vivere i sogni. Questo lo devono capire anche i proprietari: ad esempio nel Milan bisogna fare in modo che andare a San Siro sia importante come è importante per un madridista andare al Bernabeu".
Che sensazioni hai avuto quando hai visto Berlusconi e Galliani in tribuna al Monza?
"Che il tempo non è passato. È molto bello per il calcio perché sono due persone che hanno una grandissima passione per questo sport. Io sono molto più vicino a Galliani rispetto al presidente Berlusconi per frequentazione quotidiana più che ventennale e lui è molto contento per questa nuova avventura".
Ti ha sorpreso più Gattuso allenatore o Maldini dirigente?
"Non pensavo che in quello spogliatoio tra tutte le persone che vedevo Rino avrebbe scelto la carriera di allenatore. Rino l'ho sempre seguito da quando è andato da Zamparini, poi a Sion, poi in Grecia... Sicuramente ha fatto un percorso differente rispetto a Pippo Inzaghi. Mi ha sorpreso di più vederlo guidare il Milan con questa autorità che vedere Paolo dirigente, perché Paolo doveva arrivare nel calcio molto prima. Lui è stato convinto del progetto e ha sempre voluto essere in una posizione non di contorno. In questi 9 anni ha avuto delle possibilità anche all'estero di seguire Ancelotti al Chelsea e Leonardo a Parigi, ma ha sempre detto di no. Questo progetto lo ha convinto e sono contento perché è una grandissima risorsa".
Chi vince il derby?
"L'Inter ha una rosa molto più completa ed equilibrata rispetto a quella del Milan. Il club rossonero ha dimostrato di vincere le partite all'ultimo momento, partendo sulla carta svantaggiato. Quindi 51%-49% per l'Inter".
Quanti anni devono aspettare Milan e Inter per tornare ai vertici competitivi?
"In Italia la Juventus non ha mai sbagliato. È una squadra gestita benissimo e ha anche un qualcosa che non guasta mai che è la fortuna. Tra Inter e Milan, come ho detto già prima, la più attrezzata è l'Inter. Mi auguro che i tempi siano estremamente ristretti, ma per il calcio italiano e non solo per Milan e Inter, ma anche per il Napoli e per le altre squadre che cercano tutti gli anni legittimamente di giocare per vincere. Poi il risultato alla fine delle 38 giornate negli ultimi 7 anni ha sempre premiato la Juventus. Per quanto riguarda il contesto europeo credo che l'esempio della Juventus stessa abbia dimostrato quanto sia difficile, perché arrivare 2 anni su 3 in finale è un lavoro straordinario. La Roma che arriva in semifinale è un altro risultato sportivo straordinario. Poi bisogna avere un qualcosa in più per vincere. Comunque il Milan e l'Inter sono due società molto differenti storicamente, come dna, e mi sento di dire, forse per appartenenza, vedo che il Milan possa arrivare più facilmente al livello internazionale".