RETE SPORT - Marco Delvecchio, ex attaccante della Roma Campione d'Italia 2000/2001, è intervenuto ai microfoni dell'emittente radiofonica per ricordare la vittoria del 17 giugno 2001 e commentare alcuni temi d'attualità in casa Roma. Queste le sue parole:
Spalletti ha mostrato fiducia nei confronti di Dzeko. Che ne pensi di questo calciatore?
Ho sempre avuto un’ottima impressione su di lui in Premier, in Italia invece non ha dato questa sensazione, ma va detto che è stato anche un po’ sfortunato. La squadra ha trovato un assetto anche senza di lui, ma per giudicarlo bene bisogna rivederlo un altro anno.
Questione di adattamento? Si è pensato che avesse un limite caratteriale. Tu sulla personalità ci hai costruito una carriera.
E’ vero, anche grazie alla personalità ho fatto carriera. Ma Dzeko bisogna rivederlo un altro anno, è un grande attaccante. L’anno scorso non ha fatto bene, ma penso che magari quest’anno ridandogli fiducia possa far bene.
Florenzi: qual è il ruolo di questo ragazzo?
E’ uno di quei calciatori che vorrebbero tutti gli allenatori, è duttile, dove lo metti sta e fa bene. Diverso da me, ma sulle spalle ha un numero al quale sono molto affezionato.
Hai cominciato te a fare il terzino attaccante…
Quello che mi ha permesso di andare a fare Europei e Mondiali, era il fatto che mi potessero utilizzare in più ruoli. È una fortuna in più per i calciatori.
Pellè è sottovalutato?
Ha avuto tante occasioni, è dovuto andare all’estero per farsi conoscere. Ci sono giocatori che maturano diversamente rispetto agli altri, lui ci ha messo un po’ di più.
Il parco attaccanti che aveva la Nazionale quando tu hai fatto Europei e Mondiali era di grande livello… ora c’è una regressione soprattutto nel reparto offensivo.
Non solo in quello, in tutti i reparti. Il campionato italiano è qualitativamente inferiore rispetto a 10 anni fa. C’erano Batistuta, Crespo, Nedved, Totti, Mancini, Del Piero, Inzaghi… adesso fai fatica.
Montella te lo saresti aspettato come allenatore?
No, anche perché ci litigava sempre! Comunque è bravo, studia e sta facendo bene.
Ma Totti non smette più?
Mi viene da pensare che se avessi stretto i denti quei due anni là verso i 33/34 anni, un po’ di più avrei giocato anche io… quando ho smesso sono stato bene di colpo.
Perché quella squadra campione d’Italia nel 2000/2001 non riuscì ad aprire un ciclo?
Perché la mentalità forse non era quella da grande squadra. Vincere lo scudetto a Roma, si è già contenti di averne vinto uno. Bisognerebbe vincere il più possibile e poi tirare le somme. È stato tutto l’insieme, sia i calciatori che la società che tutto il resto.
15 anni fa a quest’ora dov’eri? Il giorno prima dello scudetto dove eravate?
E chi se lo ricorda! (ride, ndR)
Ricordo quando sei arrivato a Roma… fu amore a prima vista. Quando hai capito che era scoccato l’amore con Roma e la Roma?
A Roma la gente mi ha subito fatto sentire importante, un giocatore importante che arrivava da una squadra come l’Inter. La città e i tifosi hanno fatto la loro parte, è stato un attimo innamorarsene.
Mazzone, Zeman e Capello. Un ricordo di ognuno?
Mazzone diceva le cose in faccia, non badava a nulla. Zeman taciturno a cui piaceva scherzare, è molto simpatico con i propri giocatori. Capello era sia un manager che un allenatore, guarda a tutto, non solo in campo ma anche fuori.
Quando guardi i calciatori che buttano la carriera per motivi di personalità, chi è quello che secondo te si è buttato via e avrebbe potuto fare di più?
Senza dubbio Balotelli. Ha grandi doti fisiche e tecniche, ma non ha la parte mentale. Un altro? Cassano, anche se era un buon giocatore e non un fenomeno come tutti lo dipingevano. Aveva una grande protezione di palla e grande forza sulle gambe, ma se lo andiamo a confrontare con un fenomeno come Totti non è neanche paragonabile. Lo hanno fatto sentire alla pari con lui, quello è stato il suo sbaglio.
Un ricordo del presidente Sensi?
Un presidente a cui devo tantissimo, lo porto sempre nel cuore. Gli devo tanto.