L'intervento neurochirurgico al quale verrà sottoposto il giocatore della Roma Leandro Castan, a seguito della diagnosi di un cavernoma - ovvero un'aggregazione di vasi sanguigni anomala a livello cerebrale - è certamente «indicato» anche se, in una percentuale di casi che va dal 5 al 10%, è possibile l'insorgenza di complicanze che potrebbero rendere più lunga la fase di ripresa.
A sottolinearlo sono i neurochirurghi, che concordano comunque sull'opportunità di un tempestivo intervento. «Il rischio principale in presenza di un cavernoma - afferma la neurologa Rita Formisano, direttrice dell'Unità post-coma dell'Ospedale Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma - è che esso possa sanguinare e provocare emorragia cerebrale. In un atleta i rischi sono però maggiori, perchè il pericolo di sanguinamento è più frequente in persone che si sottopongono a sforzi fisici prolungati». Ad ogni modo, osserva, «è giusto che il problema sia risolto chirurgicamente, poichè un'attività agonistica a questi livelli non può essere considerata compatibile con la presenza di una malformazione con elevato rischio di sanguinamento». Quanto al recupero, «dipende dall'esito dell'intervento e dall'insorgere di eventuali complicanze. Ovviamente - sottolinea l'esperta - il rischio relativo all'intervento neurochirurgico va valutato in relazione alla sede e all'estensione della malformazione: non tutti i cavernomi, cioe, presentano gli stessi rischi».
Concorda sull'opportunità dell'intervento anche il neurochirurgo Angelo Pompucci del Policlinico Gemelli di Roma - Università Cattolica. Tuttavia, dopo l'operazione, afferma, «potrebbero manifestarsi degli effetti transitori legati ad esempio a problemi di equilibrio. Naturalmente, bisognerebbe conoscere la localizzazione precisa del cavernoma in questo caso e che tipo di intervento si vuole effettuare. Ad ogni modo - rileva - il rischio di una instabilità o disturbo del movimento o tremore sono complicanze che possono presentarsi, in media, nel 5-10% dei casi, ma è ovvio che che ogni situazione va valutata singolarmente». Vanno quindi «valutati vari aspetti, tenendo conto che la collocazione» del cavernoma è comunque «critica per la funzione motoria». Per questo, conclude Pompucci, «ho qualche riserva rispetto alla garanzia di un completo recupero post operatorio in vista di un'attività agonistica di standard così elevato».
(ansa)