SKY SPORT - «È sotto gli occhi di tutti il fatto che tutto l'apparato sanzionatorio è stato immaginato in maniera sbagliata». Maurizio Beretta, presidente della Lega A, si esprime così sul sistema di sanzioni previste nei casi di cori razzisti e discriminatori.
La norma è stata modificata a metà ottobre, con il voto favorevole della stessa Lega A, ed è di nuovo stata messa in discussione «per tante ragioni», dice Beretta. «La prima è che è sbagliato immaginare di penalizzare migliaia di tifosi per bene per le intemperanze di poche decine o a volte qualche centinaia di persone a fronte di migliaia di tifosi. È un meccanismo che non va bene perchè invece di diminuire la capacità di influenza di piccole minoranze ne ha rafforzato l'impatto e la comunicazione», dice Beretta, che ora parla di «fortissima volontà di rivisitare l'apparato sanzionatorio».
«Il secondo elemento che si collega a questo -continua il n.1 della 'confindustria del pallonè- è che ormai tendenzialmente siamo in grado di identificare persona per persona i soggetti responsabili di comportamenti non corretti grazie a strumenti come la tessera del tifoso e i biglietti nominativi, quindi è sbagliato generalizzare la sanzione». Secondo Beretta tali sanzioni «vanno applicate in maniera rigorosa ma nei confronti chi, in termini soggettivi, si renda colpevole di tali comportamenti». A chi domanda come uscire da questa impasse, Beretta risponde: «È ovvio che è più difficile cambiare le norme in corso d'opera perchè si rischia una stagione fatta in parte con certe norme e in parte con altre».
Il presidente della Lega si appella quindi al «buon senso» e fa riferimento alla decisione della corte di giustizia federale di riaprire le curve dell'Inter e della Roma, dopo la prima sanzione che era stata inflitta ai due club dal giudice sportivo: «In questi casi -dice- ha prevalso il buonsenso e soprattutto ha iniziato a farsi strada con i ricorsi l'idea che è sbagliato sanzionare migliaia di persone per comportamenti di poche unità».