LA REPUBBLICA - Il calcio al tempo della crisi: per ora, c'è da dire, che il mondo del pallone tiene. Resiste alla recessione. Per ora, appunto. Quest'anno sono cresciuti gli spettatori, almeno nella prima fase del campionato: anche se ultimamente si è visto qualche vuoto di troppo. Dopo la ottava giornata di ritorno la media-gara (paganti più abbonati) in serie A è di 24.678 spettatori (22.523 lo scorso anno, 18.422 la stagione precedente). Forse la brutta stagione e la concomitanza con gare decisive di Champions ha tenuto qualche spettatore a casa. Non tutti possono spendere per due partite alla settimana. Qualche migliaio di persone si è anche perso con le trasferte vietate. Nell'ultimo turno comunque non c'era il pienone per il derby di Torino: soltanto 21.017 paganti allo stadio Olimpico (ex Comunale), che pure è piccolo (25.442 posti) e anche comodo, perché si trova in piena città.
La Juventus sta costruendo il suo nuovo impianto: un Delle Alpi da 40.000 posti, modernissimo. Ma per riempirlo ci vorrà un grosso sforzo di fantasia, vero Cobolli e Blanc? Mezzo vuoto anche il San Paolo domenica pomeriggio: solo 35.000 spettatori (e niente sostenitori della Lazio). Dai dati pubblicati dal Centro Studi della Lega Calcio, diretto da Fabio Santoro, si scoprono cose interessanti. Al comando, nella classifica-spettatori, sempre il Milan: media 58.185. Più o meno in linea con il trend stagionale del club rossonero. Seconda l'Inter, 52.370. Ma attenzione: si può fare di più. In base alla "percentuale di occupazione" il Milan arriva infatti solo al 72,21% a San Siro, l'Inter si ferma al 65,45%. Questo è un dato significativo: molti stadi, pur con un importante recupero stagionale, restano mezzi vuoti: vedi, ad esempio, l'Olimpico. La Roma lo riempie poco più della metà (54,92%), la Lazio sta sotto (48,24%). Significa che ci vogliono impianti diversi, nuovi, magari più piccoli e di sicuro più confortevoli: Claudio Lotito, che sa guardare avanti, se ne è reso conto da tanto tempo ormai. Antonio Matarrese, nel suo programma, scrive: "Alla Lega, e non ad altri, spetta il compito di promuovere azioni e strategie per far sì che gli stadi tornino a riempirsi...". Come? "Penso ad un piano della Lega Calcio di promozione dell'evento-partita e di valorizzazione dei rapporti tra le società e la parte sana della loro tifoserie, che integri e arricchisca quanto già contenuto in quello a sua tempo presentato al consiglio; migliore qualità del contesto in cui si disputano le gare; attività di intrattenimento pre e post gara; politiche di prezzo innovative; campagne sociali; sviluppo delle relazioni con i clienti, a tutti i livelli".
Non solo: appena rieletto, il 18 marzo, Matarrese si trasferirà a Roma e seguirà da vicino i lavori parlamentari proprio sugli stadi, la legge Butti-Lolli che ha bisogno di una spintarella bipartisan per decollare. Stadi privatizzati, finalmente: allora si potrà fare un piano serio di sviluppo. Ma la chiave è la politica dei prezzi, i presidenti (molti dei quali anche imprenditori) sanno che la crisi rischia di allontanare tanta gente dagli stadi.




