CM.COM - Il pasticciaccio berlusconiano sul caso Allegri si è arricchito oggi di un nuovo, interessante capitolo che coinvolge anche il capo dello sport italiano, Giovanni Malagò il quale, nonostante la dichiarata fede giallorossa, si presume debba essere in tutt'altre faccende affaccendato
Sostiene su Republica, l'autorevole e bene informato Claudio Tito, profondo conoscitore della galassia berlusconiana: "... Circa tre settimane fa, in un incontro super riservato ad Arcore tra il Cavaliere e Gianni Letta - senza Galliani - l'ex premier ha chiesto al suo plenipotenziario di intercedere con la Roma e soprattutto trasmettere un messaggio: "Potete trattare Allegri".
Letta, allora, - per evitare di esporsi in prima persona - ha chiamato il presidente del Coni, Gianni Malagò, pregandolo di fargli questa cortesia: "Puoi far sapere tu ai vertici dei giallorossi che il presidente è favorevole al trasferimento di Allegri nella Capitale?". Detto, fatto.
In un colloquio a Milano con James Pallotta, il presidente americano dei giallorossi, Malagò riferisce tutto. In realtà, i romanisti avevano avviato il negoziato con il tecnico livornese già da febbraio. E dopo il via libera di Berlusconi il rapporto si è intensificato...".
La ricostruzione di Tito non ha ricevuto smentite.
E' normale che il presidente del Coni, per "usare una cortesia" al plenipotenziario di Berlusconi, divenga parte attiva di una trattativa di mercato fra due club di serie A e, addirittura, si trasformi in ambasciatore del presidente di un club presso il presidente dell'altro? No, non è normale. Ma il presidente del Coni non dovrebbe essere super partes?
Come non è normale, ma un segno dei tempi, tutto quanto sta accadendo attorno al caso Allegri: paradossalmente, rischia di diventare meno importante della battaglia senza quartiere che vede Barbara Berlusconi e Adriano Galliani l'una contro l'altro.
Il 7 giugno 2012, in un editoriale dal titolo "Milan, Barbara Berlusconi vuole comandare: guerra a Galliani", calciomercato.com rivelava lo scontro di potere in atto in Via Turati che, un anno dopo è piùà che mai in corso, ad onta delle smentite ufficiali che, invece, suonano come conferma
Stamane, Repubblica ha scritto: "Mi dispiace per Adriano, ma devo dare ragione a Barbara. Non può essere lui a scegliere chi allena il Milan". I rapporti tra Silvio Berlusconi e Galliani, l'amministratore delegato del Milan, non hanno mai toccato una fase tanto negativa. Il loro sodalizio è noto. La sintonia calcistica anche. Ora però qualcosa sta cambiando. Si sa, il Cavaliere considera la squadra rossonera non solo un brand o una semplice passione sportiva, ma qualcosa di più. Un vero e proprio marchio da spendere anche in politica. Una sorta di vestito della popolarità e dell'immagine vincente da indossare quando serve. Per questo ha sempre considerato il Milan un "suo" strumento. E per questo, stavolta, l'ex premier non riesce proprio a digerire quella che definisce una "impuntatura di Adriano". Ossia la conferma di Massimiliano Allegri. Negli ultimi giorni infatti, Berlusconi ha fatto sapere - anche a parlamentari e ministri del Pdl - che non può accettare che "il mio Galliani decida, opponendosi a me. Le sue ragioni sono immotivate. È tempo di cambiare". A Milanello, insomma, lui vuole Clarence Seedorf.
Eppure, dietro il braccio di ferro su Allegri e il calciatore olandese c'è qualcosa di più. Non si tratta solo di scegliere chi dovrà guidare il team del Diavolo. Ma di stabilire un nuovo assetto dirigenziale nella società AC Milan. Perché lo scontro apparentemente "sportivo" nasconde una problema "familiare". Ossia Barbara Berlusconi. La figlia del Cavaliere, membro del cda, vuole crescere in azienda. Sa che quando si definirà la causa di divorzio tra il padre e la madre Veronica Lario, i giochi anche nell'impero berlusconiano saranno sostanzialmente fatti. E lei ha chiesto di entrare a tutti gli effetti ai vertici del gruppo, con un incarico apicale. E reclama un segno di discontinuità anche al Milan. Sostanzialmente l'obiettivo è prendere il posto di Galliani come amministratore delegato. Sul nome di Allegri, dunque, si sta giocando una partita ben più alta: chi la vince, prende anche il controllo societario. Le cose stanno esattamente così.