IL ROMANISTA (P.MARCACCI) - Forse dipende dal fatto che la nube del vulcano Fimmvorduhals si sta avvicinando alle nostre latitudini, generando comportamenti anomali e stravolgendo la fisionomia usuale delle cose, in una serata in cui ci ritroviamo a lamentarci per una trattenuta in area che allunga la maglia di Cannavaro o a pensare che sarebbe stato meglio tenere in campo Del Piero. Fatto sta che tutto è poco consueto,
Neppure lui sembra il solito, soprattutto perché fa in modo di ridurre le inquadrature in suo favore; addirittura, lespressione impiegatizio- catastale di Zaccheroni si guadagna più primi piani, per almeno due terzi di partita. Cappotto e camicia, un filo di pancetta più prominente del solito, quasi un anticipo di english breakfast o chocolate y churros madrileni, espressione incupita da tutto il brutto che la partita riesce a tirar fuori.
Fino al 75, con la Juve maniscalca e sgraziata che in un modo o nellaltro riesce a fare da bodyguard allo 0-0: Maicon sale in piedi sul flipper, evita il tilt dei rimpalli, si prende il bonus dellestetica. Da quel momento in poi ricomincia a studiarsi le pose, a cominciare da quella dellentusiasmo per il golaço: è una faccia tipica da1-0 per me, non per lInter, perché da lì in poi ricomincia lo stillicidio degli sguardi alla telecamera e delle facce studiate a tavolino, persino quella della finta preoccupazione per la punizione da calciotto di Diego, che Julio Cesar agguanta come un frisbee.
Però labbiamo visto preoccupato, poco in vena, persino spettinato, nel sale e pepe dei pensieri che gli sussurrano Barcellona. Chissà che anche questo non sia un segno o, meglio, un segnale involontario, nella serata in cui si riprende quarantasei ore di primato. Adesso tocca a noi moltiplicargli le rughe despressione, spegnergli per un po la telecamera.