LAROMA24.IT Una vita passata fedelmente col 4-3-3, domenica dopo domenica uno al fianco dellaltro, tanto da confonderli: luovo e la gallina, come Zeman e il suo modulo. Poi, nel 2013, al trentaquattresimo anno di carriera italiana, la prima scappatella con un 3-4-3. Nonostante lemozione di una semifinale, raggiunta solo con la Lazio nel 94/95, Zeman ha difeso, come era inevitabile visto che vi ha edificato la propria storia calcistica, il modulo classico: «Vorrei tornare alla difesa a 4». La moglie batte lamante anche qui.
Meno convincenti le argomentazioni della difesa al processo che lo vuole accusato di apostasia tattica: «Non avevo gli uomini per il 4-3-3». Non cerano attaccanti di prima squadra, quello sì, ma il pupillo Tachtsidis era regolarmente a disposizione, anche se come carta di riserva sarebbe rimasto il solo Lucca. Dunque, non abbastanza per silenziare le decennali convinzioni su un modulo che è «il migliore per coprire il campo» e non si tratta di pareri personali ma di «geometria». La resa filosofica, raccontano le cronache, è arrivata solo nella mattinata di mercoledì, con i calciatori che probabilmente si pizzicavano reciprocamente, prima di mettersi alla ricerca di telecamere nascoste per smascherare la candid. Faceva sul serio.
AI NUMERI, CAPITOLO DIFENSIVO Dal laboratorio del Franchi è nata la Roma più lunga della stagione, arrivata a misurare addirittura 66 metri nel secondo tempo tra Burdisso, il difensore più arretrato, e Destro, il più avanzato. Per rendere lidea, basta controllare i dati riferiti alla gara di Catania, quando per racchiudere la squadra giallorossa in lunghezza bastavano 26,9 metri. Più del doppio. Anche il baricentro romanista ha perso campo tra la gara di campionato con la Fiorentina, affrontata col 4-3-3, e quella di Coppa Italia, battesimo del 3-4-3. A dicembre la vita della Roma si attestava sui 57,2 metri, nettamente nella parte di campo avversaria, mentre lultima edizione si è fermata a 48,1 metri, sottolineando un atteggiamento più umile, anche perché forzatamente infarcita di centrocampisti. Di conseguenza, anche il pressing romanista si è azionato più tardi: in Coppa Italia scattava quando gli avversari si trovavano a 36,5 metri, nel match di campionato a 40,2. A dare ritmo e modalità alla partita ci ha pensato la formazione di Montella che ha totalizzato 16 minuti e 28 secondi di supremazia territoriale, ovvero di possesso palla nella metà campo avversaria. Dallaltra parte, alla Roma sono rimasti solo 7 minuti e 58 secondi, oltre un minuto in meno rispetto al 4-2 di campionato, che, inoltre, si fermò al 90°, senza sconfinare nei supplementari del Franchi.
AI NUMERI, CAPITOLO OFFENSIVO La Roma proposta mercoledì segna differenze anche in fase offensiva, dove nonostante la partecipazione fosse diminuita per via dei tre centrali difensivi, protetti anche da De Rossi, si contano 10 occasioni da rete, una in meno di quante ne servirono per produrre il poker di campionato. Durante il quale, i giallorossi avevano concluso per 20 volte in porta, mentre Neto è stato chiamato in causa in 16 circostanze. Rispetto ad allora, però, cè stato un maggior ricorso ai lanci lunghi (48 contro 28), con uno squilibrio sulle corsie percorse: il 61,38 % dei cross su azione è arrivato da sinistra, mentre in campionato la manovra fu più distribuita, con il 53% per la fascia mancina e il restante per la destra. Identico il fatturato dei cambi di gioco (3 a partita), scende, invece, il dato relativo allattacco alla porta, fermo al 47% nei quarti di coppa, dieci punti in meno della sfida dellOlimpico.
Una Roma meno impegnata e con le cinture di sicurezza allacciate, quella che appare confrontando i dati delle due sfide con Montella. Forse non si sarà convinto che un altro mondo, con un altro modulo, è possibile, di certo ha servito chi lo definiva incapace di cambiare. Meglio tardi che mai, si dice.
I NUMERI DI ROMA-FIORENTINA DI CAMPIONATO
I NUMERI DI FIORENTINA-ROMA DI COPPA ITALIA
Mirko Bussi