LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - Il portiere deve parare, il difensore difendere, il centrocampista passare o recuperare a seconda delle necessità, l’attaccante segnare. Il conservatorismo del calcio, che ciclicamente riappare nei momenti di sconforto, è stato gradualmente scacciato da quando l’interpretazione dello sport più popolare al mondo ha preso una dimensione collettiva. Le richieste attuali, infatti, prevedono un set di abilità decisamente più vario in ogni ruolo. E Gianluca Mancini, anche nell’ultima gara contro il Genoa, ha mostrato ciò che deve saper fare un difensore d’ultima generazione.
L’elemento fondante rimane comunque la capacità di sottrarre l’oggetto più ambito, il pallone, ad un avversario, ma anche di riciclarlo degnamente e, nel caso, percepire lo sviluppo offensivo per materializzarsi in posizioni alternative e porgere ulteriori quesiti alle interpretazioni difensive avversarie.
Ecco, allora, il tutorial prodotto da Gianluca Mancini, anni 25 tra poco più di un mese, nato in Toscana, con studi giovanili alla Fiorentina e al Perugia prima di diplomarsi calcisticamente alla scuola Gasperini:
#RomaGenoa/#PostMatch 2/5
Qui Mancini recupera grazie a una marcatura aggressiva e impedisce al Genoa di ripartire, aprendo una nuova situazione offensiva per la Roma.
Poi conduce per attrarre l'uscita della pressione avversaria e favorire una futura superiorità numerica pic.twitter.com/7YJhxMYgPw— Mirko Bussi (@MirkoBussi) March 9, 2021
4° nella Serie A per coinvolgimenti offensivi come illustrato dall’account Twitter @CalcioDatato, l’interpretazione, accentuata nelle disposizioni a 3, di un difensore deve assecondare le intenzioni collettive. Così, una squadra che pretende di mostrarsi aggressiva deve fondarsi su difensori in grado di accettare duelli anche in casa altrui, come la metà campo avversaria. Qui, Mancini vieta la ripartenza avversaria tramite un recupero offensivo su Strootman e invece di terminare l’azione appoggiandosi alla sapienza che teoricamente s’attribuisce a chi è insignito del ruolo di centrocampista, conduce con l’intenzione di provocare l’uscita di un avversario.
#RomaGenoa/#PostMatch 4/5
Per questo la partecipazione di Mancini non può esaurirsi: sulla palla a Pellegrini, El Shaarawy si stacca per ricevere tra le linee, così il 23, anche per l'assenza di Pedro a terra, avanza finendo ad affiancare Mayoral e attaccare la linea del Genoa pic.twitter.com/YRT1Rtx67c— Mirko Bussi (@MirkoBussi) March 9, 2021
Nel punto più estremo, ormai sulla soglia dell’avversario, Mancini trasmette il pallone. Soltanto lì. Non è un vezzo, è la necessità di guadagnare quanto più campo possibile alle spalle del giocatore uscito in pressione. Non è tutto. Perché la doppia superiorità numerica del Genoa (5v3) induce Mancini ad avanzare la sua posizione e, anche per via dell’assenza di Pedro rimasto ancora a terra, affiancare Mayoral. Un difensore che, dopo aver recuperato, si pone nelle zone che solitamente accolgono artisti e ballerini tra mezzali, trequartisti, esterni o seconde punte che siano.
#RomaGenoa/#PostMatch 5/5
Si crea un 2v2 coi centrali del Genoa, con l'ennesimo movimento di Mayoral che permette di aprire la strada al pallone che da El Shaarawy arriverà a Mancini, ora definitivamente il giocatore più avanzato della Roma.
Perché tutti devono saper fare tutto. pic.twitter.com/HBBSCsLxfK— Mirko Bussi (@MirkoBussi) March 9, 2021
Lo sviluppo successivo, che da Pellegrini finisce ad El Shaarawy, nel frattempo staccatosi dalla marcatura più stringente dei difensori avversari, chiarisce la necessità di quel comportamento di Mancini. Prima, Mayoral traccia su campo il motivo per cui viene ritenuto importante anche quando non porta a casa lo scalpo avversario. Il taglio “a perdere”, perché difficilmente raggiungibile dal pallone o comunque in una zona di campo che non corrisponde alle mete preferite di un attaccante, apre la strada al filtrante che El Shaarawy scriverà per Mancini, a quel punto divenuto il calciatore romanista più avanzato in campo. E li chiamano difensori, ancora.