ELIO CIOLINI: chi è?

12/10/2012 alle 14:40.

LAROMA24.IT – La base di vita comune di Elio Ciolini si trova a Firenze dal 18 agosto del 1946. Dalla nascita alla maturità, ancora con un’esistenza “normale”: si guadagnerà da vivere come vigile urbano, ma l’uomo qualunque lascerà presto la scena a quello che diverrà un “depistatore di professione”. In sostanza: millanta conoscenze, rivela segreti puntualmente infondati, indica piste, districa trame ingarbugliate e gli altri ci cascano. Il problema è che tra “gli altri” che hanno composto l’elenco dei ‘burlati’ da Ciolini figura, a più riprese, lo stato italiano. Un gioco infantile elevato a potenze inquietanti. E tra gli imbrogliati stava per finire anche la Roma, come rivelato in mattinata da L’Espresso.

I fatti risalgono ad inizio 2009, quando sul portone giallorosso già da tempo c’era affisso il cartello ‘Vendesi’. Ad avvicinarsi fu Vinicio Fioranelli, in qualità di mediatore per un grande investitore, o almeno così doveva essere. Perché presto l’ex agente di calciatori dovette buttarla sul ridere (mica tanto viste le conseguenze…), visto che alle sue spalle di facoltosi magnati non ve n’era traccia. C’'era, invece, Elio Ciolini, finito in carcere lo scorso 6 settembre. Il “generale Bruni”, ma anche “generale Rivera”, come si faceva chiamare al telefono, voleva la società giallorossa. Una lavatrice perfetta dove infilare una ventina di certificati di credito del governo americano che tradotti fanno 565 miliardi di dollari Usa, azionare la centrifuga del riciclaggio e ritirare i propri soldi immacolati. Lo stesso piano riguardava il , nel 2008, stavolta con uno stock di titoli sospetti provenienti dal Brasile.

Ma il mondo calcistico è solo l’ultimo di quelli visitati da Ciolini, che salì alle cronache nel 1980, per la strage di . Due anni più tardi, mentre si trovava in carcere in Svizzera, donò la prima bufala al giudice bolognese Aldo Gentile: la strage era stata commissionata da una loggia massonica di Montecarlo, branca della P2, agli estremisti di destra facenti capo a Stefano Delle Chiaie, sosteneva falsamente. Secondo la sua ricostruzione, inoltre, la strage era la copertura di un affare tra Eni e Petromin. Cercò poi di tornare sui suoi passi, senza scampare però ad una pena di 9 anni (4 verranno condonati) per calunnia e i giudici lo descriveranno come una persona “probabilmente legata ai servizi francesi e italiani”. In precedenza, Ciolini si era già reso portavoce di una serie di falsità, inclusa quella alla Procura di Roma, a cui raccontò di conoscere le sorti di Italo Toni e Graziella De Palo, due giornalisti scomparsi a Beirut nel 1980. Secondo la sua mendace informazione, era stato un politico italiano a volerli togliere di mezzo.

Neanche 10 anni dopo, Ciolini torna a colpire. E in un’intervista da latitante dichiara di aver preso parte ad un servizio della Nato finalizzato al contrasto del comunismo. Nel 1991 è rinchiuso nel carcere di Firenze, ma un anno dopo mette in allerta il Viminale per un presunto colpo di Stato ordito in Jugoslavia da massoni e mafiosi. Nel 2001, invece, fu Silvio Berlusconi a finire nel mirino di Ciolini che inventò di essere stato contattato in Bolivia da un estremista di sinistra che cercava appoggi logistici per alcuni attentati da compiere in Italia. Nella lista degli obiettivi, figurava anche l’ex Presidente del Consiglio, oltre a Venezia, , Milano e Roma. Non era tutto, perché il ‘contatto’ di Ciolini non era uno qualsiasi, sempre secondo la storia del “depistatore di professione”. Si sarebbe trattato di un adepto di un’organizzazione terroristica in contatto con la sacra corona unita e con narcotrafficanti latino-americani. Ironia della sorte, il capolinea della storia di Ciolini arriva su una pista vera. Quella d’atterraggio di un volo proveniente da Zurigo e sbarcato a Otopeni (Bucarest), con documenti falsi, “sospettato di avere legami con servizi segreti di Israele e Usa”.

Paolo Rocchetti