LAROMA24.IT - Una vita da mediano, da chi segna sempre poco, che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco recitava il testo di una celebre canzone. Con abilità veniva trasposta in note la sorte di quegli attori non protagonisti costretti settimanalmente a portare la croce affinchè gli avanti potessero cantare spensieratamente.
Analizzando i marcatori degli ultimi ventanni di sfide tra Roma e Lazio, infatti, si scopre che gli uomini decisivi delle recenti sfide capitoline al ruolo rispondono centrocampisti o difensori.
GLI ANNI 90 - La situazione è delineata da subito: a decidere i derby sono gli attaccanti, a loro spetta il compito di far esplodere lOlimpico. Infatti già dalla stagione 90-91 i due gol romanisti portano la firma di Voeller, bomber di razza, negli 1-1 finali. Sfogliando le pagine delle stracittadine fino al campionato 99-2000 la regola è confermata: lemozione del gol nel derby la provano le punte; nei 22 scontri del decennio imbottiti di 24 realizzazioni giallorosse, ben 19 (il 79,2 %) sono targati attaccanti, con gli eversivi Haessler, Piacentini e Di Francesco, oltre gli spuri Giannini e Cappioli, nel ruolo delle eccezioni che confermano la regola. Per il resto le gioie, poche a dir la verità, le regalano Balbo e Fonseca prima e Montella, Del Vecchio e Totti poi, sul tramonto del secolo.
DAL 2000 CAMBIA LA STORIA La svolta del millennio regala subito la festa del terzo scudetto, lentamente invece sceglie di cambiare gli eroi della stracittadina. La copertina, fino al 2002, spetta ancora a mestieranti del gol, come Montella, Del Vecchio, due che ad affondare i cugini provavano un gusto speciale, lo testimoniano le 17 volte in cui i tifosi biancocelesti hanno dovuto assistere alle loro esultanze. Ma la musica sta per cambiare, il precursore ha il passo felpato e il piede raffinato del brasiliano di Pelotas, Emerson Ferreira da Rosa, che, nel 2002, regala landata del derby di Coppa Italia bissando la rete di Cassano. Dalla stagione 2003-04 arriva il cambio di rotta, già nel Roma-Lazio 2-0 ancora Emerson chiude la partita dopo il tacco aereo di Mancini, altro ibrido al confine tra il centrocampista e lattaccante. Da lì in poi si passa per la girata di testa di Taddei e il destro allangolino di Aquilani, per lundicesima vittoria consecutiva raggiunta proprio nella stracittadina. E giù con i gol di Perrotta (2) e ancora Taddei negli anni successivi, a suggellare la rivolta di classe dei centrocampisti, fino ad arrivare alla capocciata, bella quanto inutile, di De Rossi Daniele nel 4-2 laziale dello scorso campionato.
In appendice, arrivano anche i difensori a trovar gioie, il primo è Mexes, nello scorso campionato, lultimo quel piattone sublime di Cassetti che è il ricordo più vivido della vittoria allandata. Tirando le somme, dal 2003 su 16 esultanze di romanisti, ben 9 hanno la maglia sudata di difensori e centrocampisti: il 56,3 %. Senza contare i due gol di Mancini, per via del ruolo di difficile collocazione. Solo 4 i gol degli attaccanti, appena il 25 %, percentuale bassa, per chi le marcature dovrebbe garantirle, ma simbolo di una democratizzazione del gol che ha portato alla ribalta chi dopo anni di fatica e botte decide casomai un derby, mistificando il testo della canzone ispiratrice.
Mirko Bussi