Derby -2, chi decide la stracittadina? Da 7 campionati il centrocampo è il miglior attacco

16/04/2010 alle 12:57.

LAROMA24.IT - “Una vita da mediano, da chi segna sempre poco, che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco” recitava il testo di una celebre canzone. Con abilità veniva trasposta in note la sorte di quegli attori non protagonisti costretti settimanalmente a portare la croce affinchè gli avanti potessero cantare spensieratamente.

Analizzando i marcatori degli ultimi vent’anni di sfide tra Roma e Lazio, infatti, si scopre che gli uomini decisivi delle recenti sfide capitoline al ruolo rispondono centrocampisti o difensori.

GLI ANNI ‘90 - La situazione è delineata da subito: a decidere i derby sono gli attaccanti, a loro spetta il compito di far esplodere l’Olimpico. Infatti già dalla stagione 90-91 i due gol romanisti portano la firma di Voeller, bomber di razza, negli 1-1 finali. Sfogliando le pagine delle stracittadine fino al campionato 99-2000 la regola è confermata: l’emozione del gol nel derby la provano le punte; nei 22 scontri del decennio imbottiti di 24 realizzazioni giallorosse, ben 19 (il 79,2 %) sono targati attaccanti, con gli eversivi Haessler, Piacentini e Di Francesco, oltre gli spuri Giannini e Cappioli, nel ruolo delle eccezioni che confermano la regola. Per il resto le gioie, poche a dir la verità, le regalano Balbo e Fonseca prima e Montella, Del Vecchio e poi, sul tramonto del secolo.

DAL 2000 CAMBIA LA STORIA – La svolta del millennio regala subito la festa del terzo scudetto, lentamente invece sceglie di cambiare gli eroi della stracittadina. La copertina, fino al 2002, spetta ancora a mestieranti del gol, come Montella, Del Vecchio, due che ad affondare i cugini provavano un gusto speciale, lo testimoniano le 17 volte in cui i tifosi biancocelesti hanno dovuto assistere alle loro esultanze. Ma la musica sta per cambiare, il precursore ha il passo felpato e il piede raffinato del brasiliano di Pelotas, Ferreira da Rosa, che, nel 2002, regala l’andata del derby di Coppa Italia bissando la rete di Cassano. Dalla stagione 2003-04 arriva il cambio di rotta, già nel Roma-Lazio 2-0 ancora chiude la partita dopo il tacco aereo di Mancini, altro ibrido al confine tra il centrocampista e l’attaccante. Da lì in poi si passa per la girata di testa di Taddei e il all’angolino di Aquilani, per l’undicesima vittoria consecutiva raggiunta proprio nella stracittadina. E giù con i gol di Perrotta (2) e ancora Taddei negli anni successivi, a suggellare la rivolta di classe dei centrocampisti, fino ad arrivare alla capocciata, bella quanto inutile, di Daniele nel 4-2 laziale dello scorso campionato.

In appendice, arrivano anche i difensori a trovar gioie, il primo è Mexes, nello scorso campionato, l’ultimo quel piattone sublime di Cassetti che è il ricordo più vivido della vittoria all’andata. Tirando le somme, dal 2003 su 16 esultanze di romanisti, ben 9 hanno la maglia sudata di difensori e centrocampisti: il 56,3 %. Senza contare i due gol di Mancini, per via del ruolo di difficile collocazione. Solo 4 i gol degli attaccanti, appena il 25 %, percentuale bassa, per chi le marcature dovrebbe garantirle, ma simbolo di una democratizzazione del gol che ha portato alla ribalta chi dopo “anni di fatica e botte decide casomai un derby”, mistificando il testo della canzone ispiratrice.

Mirko Bussi