LAROMA24.IT Per ogni civiltà la discesa di un messia ridisegna le coordinate temporali, sconvolgendo la precedente concezione, e con le quali fissare un prima o dopo cronologico. E il lontano 22 Luglio 1927 quando la Roma prende vita, ma gli 83 anni di storia hanno come punto mediale il 28 Marzo 1993, è il giorno in cui il popolo romanista ammira per la prima volta il proprio messia laico.
E il 6236° giorno dell Era Totti: uno scambio con Vucinic, la girata di sinistro, rasoterra angolato, Storari battuto. 1-0. Tutti in piedi. Applausi: ha segnato Francesco Totti. Chissà se anche a Nyon, ieri colonia romana, oggi sede dellUefa, non siano sobbalzati dalla poltrona, costretti, dallennesima prodezza autografata dal capitano giallorosso a registrare cifra tonda anche nei loro registri: 250 reti. Eppure la quota era stata raggiunta già nella fredda sera di Torino, quando il numero 10 realizzò il calcio di rigore del momentaneo pareggio.
Il motivo della disputa risale al 2004, la Roma è di scena a Leverkusen e trova il vantaggio grazie a una punizione calciata da Totti complice la deviazione di Berbatov: per lUefa è autogol. Illuminante, a riguardo, la spiegazione normativa che fornisce Il Romanista in un articolo comparso sul quotidiano il 23 maggio 2007; nellarticolo si legge: Lo dice la Fifa che nel corso degli anni ha dato delle direttive su come giudicare i casi controversi. In queste si parla di movimento attivo e passivo del giocatore in questione specificando che nel primo caso si parla di autogol, nel secondo invece no. E proprio questo sembra il caso di Berbatov che si trova sulla traiettoria del pallone che sbatte contro le sue gambe. E ancora, il massimo organismo calcistico mondiale, per premiare gli attaccanti, da alcuni anni considera autogol solo quelli in cui, senza lintervento del difensore, la palla non avrebbe raggiunto la porta (cioè se lattaccante aveva ad esempio effettuato un cross). Non sono quindi considerati autogol i tiri già indirizzati verso la porta dallattaccante, con lintento di segnare, che dopo una deviazione di un difensore finiscono in rete, anche quando la deviazione è decisiva nello spiazzare il portiere. Sembra ascoltare un telecronista alle prese con la descrizione del momentaneo vantaggio romanista alla BayArena, tantè che lo stesso capitano replicherà: "Quel gol lo considero mio a tutti gli effetti. Fa niente perché ora anche sulle rive del Lago di Ginevra concordano e ammirano la galleria darte del romanista.
I NUMERI Cristallizzare 17 anni di meraviglie in statistiche appare banale quanto riduttivo, ma anche a chi compone poesie per mezzo di una sfera di cuoio spetta la sorte di esser ricordato attraverso la matematica. Totti si è attrezzato per l' evenienza, piegando anche i numeri alla propria classe; numeri che recitano: 251 realizzazioni in carriera (250 per lUefa), distribuiti in 242 con la maglia giallorossa e 9 con la maglia azzurra della nazionale. Il tutto in 623 presenze totali tra campionato, coppe e nazionale, ne deriva una media di 0,40 gol a partita, per uno che per gran parte della sua carriera ha giostrato da trequartista facendo le fortune degli attaccanti che si sono avvicendati, beneficiando delle sue giocate. Solo nelle ultime quattro stagioni, mantenendo il 10 marchio di fabbrica sulle spalle, si è evoluto in centravanti universale, abbinando gli assist per i compagni ad una media realizzativa da far imbarazzare che il 9 lo porta sulle spalle da una vita. Tra coppe e campionati sono addirittura 87 le volte in cui Totti ha portato il pollice alla bocca per esultare la sua nuova rete, 87 firme in 142 apparizioni e media gol che schizza allo 0,61, oltre un gol ogni due presenze. Curriculum da numero uno.
LA ROMA Prese la sua squadra del cuore quando era una rometta, che vivacchiava a metà classifica, nel giro di pochi anni la portò ai vertici nazionali e ad acquisire una caratura internazionale. Di emozioni ne ha regalate 242 con la maglia giallorossa; la prima nel lontano 1994, Roma Foggia, una rasoiata di sinistro che gli valse una bicicletta promessa dallo zio. Da lì inaugurò il suo album delle meraviglie, che riempì giornata dopo giornata con reti da antologia, come quando, nellanno dello scudetto avversaria lUdinese allOlimpico, estrasse un sinistro al volo terminato allincrocio, fino al destro dal limite dellarea a battere Buffon nellapoteosi del 17 giugno. Fu il suo primo grande trionfo, lanno seguente sfiorò il bis ma arricchì ancora la sua collana di prodezze con lo slalom contro il Torino, sublimato dalla carezza di suola per eludere luscita di Bucci. Da spellarsi le mani. Irrideva e stupiva il capitano giallorosso, anche negli anni seguenti quando iniziò a mostrare al mondo intero il suo colpo preferito, delizia per il tifoso romanista, condanna per gli avversari umiliati: il cucchiaio. Ne sfoderò uno a Milano nel 2005, teatro San Siro, sfidante i nerazzuri dellInter, Francesco parte da centrocampo, vince un rimpallo, supera un avversario e al limite ecco il pallonetto. Palla in rete. Delirio. E uno dei suoi preferiti assieme alla girata al volo, ancora di sinistro, da posizione impossibile, contro la Samp. Testimonianza che dove non arriva il pensiero, arriva la lucida pazzia del genio: palla in rete, ancora una volta. Applausi.
LA NAZIONALE Lastro del Totti azzurro nasce agli Europei 2000, è Dino Zoff a volerlo con sé, si diceva per la panchina, divenne titolare e realizzò due reti. Nel mezzo la semifinale contro lOlanda, la gara si trascina ai rigori. Mo je faccio er cucchiaio la frase detta a Maldini divenuta leggenda. Lo farà. Palla da una parte, Van der Sar dallaltra. La maturazione del capitano sembra cosa fatta, a neanche 28 anni ha lopportunità di guidare la nazionale negli Europei 2004, è la sua occasione. Sbaglierà, con un gesto di frustrazione nei confronti di Poulsen. Crocifisso e condannato a furore nazionale, si consuma la rivincita di chi lo aspettava al varco. Passarono due anni, è il 19 Febbraio 2006, uno dei giorni più cupi della storia giallorossa, un intervento scomposto gli causa la frattura del perone e la lesione dei legamenti: il mondiale alle porte sembra un miraggio. A crederci è solo Lippi, lo segue quotidianamente, infine lo convoca, nonostante le critiche. E zoppo. E finito, erano gli epiteti che accompagnavano le apparizioni del 10 giallorosso. Sembravano avere il sopravvento le ingiurie: Totti finisce in panchina contro lAustralia, ma alla fine Lippi lo scelse ancora, entrò, lItalia conquistò un calcio di rigore, Totti prese il pallone, lo posizionò sul dischetto e lattimo dopo lo scaraventò in rete. Aveva segnato lo "zoppo". Vinse il Mondiale, la festa del Circo Massimo, è quella lultima istantanea del Totti azzurro.
Da lì altri gol, un altro infortunio, ancora finito, di nuovo rinato. Fino allo scambio con Vucinic, la girata di sinistro, rasoterra angolato, Storari battuto. 1-0. Tutti in piedi, Uefa compresa. Applausi: ha segnato Francesco Totti. Sabato c'è il Parma e per il 'numero 10' sente aria di gol: mai come ai gialloblù Totti ha fatto male. Tredici realizzazioni in carriera.
Mirko Bussi