LAROMA24.IT - Totti su Luis Enrique: "Il suo gioco mi piace, è un vincente e un allenatore da scudetto". Totti su Garcia: "E' l'allenatore del futuro". De Rossi su Luis Enrique: "E' il miglior tecnico che abbia mai avuto". De Rossi su Garcia: "Il migliore che abbia mai avuto a gestire il gruppo, somiglia a Capello". Sembrerebbero queste le uniche somiglianze tra i due mister, uno attualmente alla guida del Celta Vigo, tredicesima forza della Liga, e l'altro a guidare la seconda squadra della Serie A: che la considerazione dello spogliatoio in relazione al lavoro dei due allenatori, sia in effetti accostabile, stando alle parole dei due leader del gruppo, è un dato di fatto quasi quanto le differenze nella gestione del possesso palla, vera matrice delle loro idee calcistiche. Uno, Luis Enrique, paladino di uno spasmodico tiqui-taca orizzontale, l'altro, Rudi Garcia, maniacale nella gestione palla propedeutica alla verticalizzazione negli ultimi 20 metri della metà campo avversaria.
LE DIFFERENZE DI RENDIMENTO - Al termine della 21esima giornata, la Roma di Luis Enrique, sesta in classifica, aveva 31 punti, 19 in meno rispetto a quella di Rudi Garcia, con 6 vittorie in meno rispetto alla Roma attuale, lo stesso numero di pareggi ma ben 6 sconfitte in più (7 contro 1). Differenze sostanziali anche in materia di gol fatti (32 con Luis, 45 con Rudi per uno scarto di 13 reti) e di gol subiti (26 con l'asturiano contro le 11 con il francese). Il paragone tra i due deve essere, però, incanalato entro parametri, se si pensa a quanto è cambiato rispetto alla stagione 2011/2012. Ma, proprio perché molte sono le novità portate dall'ex tecnico del Lille nella capitale, è forse più puntuale il confronto sulla diversa concezione del possesso palla, fulcro centrale delle idee di calcio dei due allenatori.
TIKI-TAKA VS POSSESSO PRAGMATICO - 29,4 era la media di minuti a partita del possesso palla di Luis Enrique alla 21esima giornata (culminata con 30 minuti a fine stagione, prima in tutto il campionato su questo dato). Sorprendente che il marchio di fabbrica del tecnico ex Barcellona sia lo stesso della Roma di Rudi Garcia, 29.4. Diverso, invece, il dato relativo la supremazia territoriale, a favore di Luis: 13,44 minuti a partita contro i 12,45 messi in mostra dalla squadra di Garcia. Dunque, come spiegare le divergenze nelle prestazioni, nei risultati specialmente, delle due squadre? Presto detto. I tiri in porta, ad esempio: 6,9 a partita con Garcia, seconda squadra più pericolosa della Serie A, contro i 5,6 di Luis Enrique (5,7 a fine stagione). Poi, le cifre delle palle giocate: 676 di media per match con il francese, 32 in più rispetto alle 644 con l'allenatore del Celta Vigo. Chiude l'analisi la percentuale dei passaggi riusciti: 70.5% con Luis Enrique, 74% dalla Roma attuale, prima in campionato su questo fronte.
CONCLUSIONE - Quelli che sembrerebbero meri dati statistici, traducono, in realtà, le differenze sostanziali tra due stili di gioco originali, ma con risultati evidentemente diversi nello sviluppo pratico. Le teorie del calcio orizzontale di marchio iberico, applicate alle esigenze di un campionato ostico come quello italiano, suggeriscono come l'apporto del tecnico francese, abile a tradurre in campo le proprie idee di gioco, sia stato il quid necessario a far tornare la Roma ai livelli di una grande squadra, capace di segnare, vincere ma, soprattutto, mettersi in evidenza per la pericolosità. Con il 66% di 'pericolosità' media a partita, gli uomini di Rudi Garcia sono, infatti, la seconda squadra della Serie A, a dispetto del 59% profuso quando la panchina era occupata da Luis Enrique. Questione di pragmatismo, probabilmente.
(dati di Marco 'Sindaco' Schiacca, infografica di Edoardo Accivile)