Si è già presentato ai suoi nuovi tifosi in campo contro la Fiorentina in campionato, con espulsione procurata, assist e traversa, e il Trabzonspor in Conference League, ora Tammy Abraham lo fa anche parlando alla stampa. Alle 13.00 al "Fulvio Bernardini" di Trigoria il nuovo 9 giallorosso è intervenuto in conferenza:
Parola a Tiago Pinto:
"Sono molto felice di essere qui per presentare Tammy. Le ultime due partite sono state importanti per chi non conosceva Tammy, per capire il profilo del giocatore. Lo conosciamo tutti all'interno del club, è stata la nostra prima scelta. Più che parlare del giocatore, voglio parlare della sua voglia di venire a Roma. Sono stati 8-10 giorni molto difficili di trattativa, ma è stata molto importante la sua voglia di venire a Roma, di uscire dalla sua comfort zone che è Londra e il Chelsea e di venire qua per un progetto ambizioso. Sono molto felice di averlo convinto e di essere qui oggi".
L'intervento di Abraham:
Ci spieghi la tua decisione di venire alla Roma? Quanto è stato importante parlare con Mourinho? Pensi che la Roma possa già vincere un trofeo, ad esempio la Conference League?
"È una buona domanda. Ho avuto modo di parlare prima di arrivare alla Roma sia con Mourinho sia con Tiago Pinto, mi hanno spiegato l'ambizione e la visione del club. Sono anche io ambizioso e credo in una visione quando ne vedo una e do tutto. Sono qui non soltanto per fare gol e per aiutare la squadra, ma soprattutto per vincere dei trofei. Speriamo di farlo già da quest'anno. La Conference League è un torneo complicato e importante, dove ci sono buone squadre, ma siamo concentrati di partita in partita".
Ti piace giocare come punta centrale o puoi giocare anche con un altro attaccante come Shomurodov?
"Non sono nato attaccante, ho iniziato a giocare come ala destra, poi mi sono spostato al centro. Questo per dire che sono abituato a ricoprire diversi ruoli, a giocare con diversi compagni di squadra e in moduli diversi. Non ho sempre giocato da unica punta, posso farlo e dipende sempre dal modulo, dai giocatori che il mister sceglie. Sta a me dare il meglio di me sempre in termini di gol, di assist e di aiuto alla squadra".
Qual è la tua opinione della Serie A? Cosa pensano i giocatori inglesi in termini di qualità e intensità rispetto alla Premier?
"Guardando giocare le squadre italiane, soprattutto in campionato, ti rendi subito conto di come il calcio italiano sia un calcio tattico. Le squadre difendono bene collettivamente, sono messe bene in campo, è difficile trovare gli spazi e fare gol. In Premier League ci sono grandi squadre che quando giocano contro le piccole hanno quasi sempre la palla e dominano sul piano del gioco. In Italia prevale l'equilibrio, ho imparato che qui le squadre sono tutte buone e preparate. Probabilmente è questa è la differenza principale col campionato inglese".
È difficile per un calciatore inglese giovane lasciare l'Inghilterra per l'Italia, è molto probabile che tu sia qui per Mourinho. Cosa significa per te, cosa ti ha detto per convincerti e come pensi possa migliorarti?
"Ci tengo a dire che non sono qui solo per José, la sua presenza è stata molto importante per la mia decisione. Ma ho sempre seguito la Roma in tv, nelle competizioni internazionali e in Champions, sapevo bene dove arrivavo e conosco la Roma da sempre. Ho avuto il privilegio di condividere lo spogliatoio al Chelsea con Rüdiger ed Emerson, Toni in particolare mi ha sempre parlato benissimo del club e anche questo ha avuto la sua importanza. Il mister è ambizioso, mette passione nel suo lavoro ed è un vincente, sono caratteristiche in cui mi ritrovo. È un piacere trovare un allenatore di questo calibro in una squadra come la Roma".
Che effetto fa essere coinvolto in una trattativa di mercato con Lukaku e Dzeko? Ti aspettavi un impatto del genere subito?
"È una bella domanda. Mi sono sempre concentrato sul calcio, ho sempre cercato di aiutare la squadra che rappresentavo. Quando è arrivata la Roma e ha mostrato interesse, ho spostato il mio focus e ho pensato di arrivare qui e dare il mio contributo. Indosserò la maglia numero 9, che è stata di Edin Dzeko: è un attaccante che ho sempre seguito in tv da adolescente e l'ho sempre ammirato. Tanto di cappello per quello che ha fatto alla Roma, adesso toccherà a me colmare il vuoto, è una bella responsabilità ma ho sempre creduto nelle mie capacità e in me stesso. Lukaku è tornato in Inghilterra, Dzeko è straordinario. Ritrovare il mio nome associato ai loro che sono campioni è un privilegio, ma sono ancora un giocatore giovane con margini di miglioramento. Questo per me è un passo importante, ma è solo l'inizio. Da quando sono arrivato a Roma i tifosi sono stati straordinari con me e anche i miei compagni di squadra, questo mi ha fatto sentire subito a mio agio e a casa. Quando si hanno tifosi così si cerca di ricambiare dando loro allegria e soddisfazioni. Veniamo da un lungo periodo di Covid, che ha tenuto i tifosi lontani dallo stadio, e quindi ho tanta voglia di giocare bene e offrire belle prestazioni. Quando arrivo in un luogo e indosso una maglia, mi piace giocare col cuore, sudare e lasciare sangue sulla maglia. Mi piace cercare di lasciare subito un segno, spero di esserci riuscito".
Il Chelsea ha preferito comprare Lukaku invece che puntare su di te, è una motivazione in più per te? Il Chelsea è un capitolo chiuso per te?
"Non sono una persona che guarda queste cose o si concentra sulle scelte cel Chelsea. Ovunque mi trovi mi piace concentrami su me stesso e sul calcio. Il mio focus non è dimostrare che hanno sbagliato e magari un giorno ritornare. Volevo uscire dalla mia comfort zone, conoscere un nuovo paese e una nuova cultura, apprendere nuove idee calcistiche. Sarebbe stato facile per me restare in Inghilterra e magari trovare una squadra, ma volevo spiccare il volo. Amo il calcio e amo vincere. Nessuno sa cosa ci riserverà il futuro, ma il presente è la Roma e voglio dare tutto me stesso".