LAROMA24.IT - Nell'eterna sfida tra quale sia la nazione con maggior dna calcistico, l'Argentina sta guadagnando punti velocemente negli ultimi tempi. In Serie A, soprattutto, sembra che nessuno riesca ad immergersi efficacemente rispetto a quanto succeda, quasi naturalmente, ai discendenti dell'Albiceleste. La Juventus, ad esempio, è il volto nuovo di Dybala, argentino, capocannoniere della squadra. Il Napoli ha Gonzalo Higuain, argentino, come stra-capocannoniere. La Fiorentina meno, anche se si sta mettendo in regola con Zarate, argentino. L'Inter si appoggia a Mauro Icardi, argentino. La Roma, anch'essa fuori tema fino a poco più di un mese fa, ha sistemato la mancanza con Perotti. Diego, naturalmente, perché c'è sempre un motivo per rievocare le gesta di quello che ha portato il calcio al suo punto più alto. E domenica, all'Olimpico, la bandiera dell'Argentina sventolerà alta: da una parte Perotti, dall'altra Vazquez.
Passa un anno tra l'uno e l'altro, Perotti è un '88, Vazquez un '89. Tra i natali del primo, provincia di Buenos Aires e quelli del secondo, dintorni di Cordoba, passano circa 7 ore di macchina, con Rosario come tappa intermedia. Però entrambi hanno il ritmo cadenzato del Sud America nel loro modo di giocare: Vazquez è scultoreo, dipinge la giocata praticamente da fermo con utilizzo mozzafiato dei colori, Perotti danza di più all'interno del rettangolo verde. Vazquez, per la sua purezza calcistica, è stato arruolato dall'Italia, lasciando cadere i sogni di debuttare con la maglia dell'Argentina. Diversamente, Perotti ha 2 presenze con la Seleccion. E se il numero vi sembrerà irrisorio, aggiungiamo questi dettagli: debuttò sotto il regno di Diego Armando Maradona, che in materia di numeri 10 o simili è una voce alquanto attendibile, e in sostituzione di Leo Messi. Era il 2009, neanche 21 anni compiuti. A quei tempi, per capirci, Vazquez giocava in seconda divisione argentina, al Belgrano. Poi le carriere si ribaltano: entrambi in Europa, Diego al Siviglia (dove evidentemente hanno buon occhio, visto che come come compagni aveva il terzino Adriano, Rakitic, Jesus Navas, Negredo...), Franco al Palermo. Quando quest'ultimo sbarca in Sicilia, il primo ha già iniziato la spirale di infortuni che ne inghiottirà tutti i buoni auspici che l'avevano accompagnato. Infatti, Vazquez dopo 6 mesi di Serie A viene mandato a fare uno stage proprio nella Liga, al Rayo Vallecano. Non c'è traccia, però, di sfide tra i due: in una Vazquez rimane in panchina, nell'altra subentra ma in entrambe Perotti è fuori per infortunio. Finita la stagione, è tempo di rientri: Vazquez in Italia, Perotti in Argentina, al Boca Juniors.
Qui il rosanero prende il largo: 18 presenze e 4 gol in B mentre l'8 romanista con gli xeinezes riesce a scendere in campo solo 2 volte. Ancora infortuni. Vazquez, intanto, sale in Serie A dove calerà 10 gol alla prima stagione. In Italia, però, è arrivato anche Perotti: un'idea del Genoa, rivitalizzare quel talento appassito. La scommessa viene riscossa a gennaio da Preziosi: accordo da 10 milioni complessivi con la Roma. Vazquez, intanto, forma una coppia incredibile con Dybala: lui la mente, l'attuale juventino il braccio. Resta al Palermo, in attesa dell'offerta giusta, ma intanto Conte gli affida la "10" dell'Italia. Perotti, invece, prosegue nella sua rincorsa contro il tempo perduto giocando praticamente sempre da quando è a disposizione di Spalletti. E segna pure, stavolta: un destro al volo contro la Sampdoria, che fa capire ai suoi nuovi tifosi che seppur arrivi da una squadra di metà classifica, il talento è da gioielleria. Perché Diego difficilmente sbaglia. Diego, quello originale.