LAROMA24.IT - Passato contro presente. L'acquisto più importante dei cinque anni della proprietà americana da una parte, l'ultimo vero colpo di mercato della gestione Sensi. La sfida tra Roma e Carpi, di vitale importanza per i giallorossi chiamati al riscatto dopo una difficile settimana, mette di fronte da una parte Edin Dzeko e dall'altra l'ex Marco Borriello.
CONTATTO - Tanti i tratti simili del loro primo approccio in giallorosso. Intanto la calorosa accoglienza da parte dei tifosi giallorossi. Borriello sbarcò a Ciampino il primo settembre 2010. Era destinato a passare alla Juve, ma la Roma lo strappò ai bianconeri nelle ultime ore di mercato. Nulla a che vedere con il record di affluenza che l'aeroporto di Fiumicino ha registrato quest'estate, quando Dzeko mise piede per la prima volta nella Capitale. Simili anche le modalità del loro arrivo: entrambi in prestito, il primo con obbligo di riscatto per 10 milioni, con il decisivo intervento di UniCredit. Il secondo con diritto di riscatto (4+11). E anche l'ingaggio, 4,5 milioni lordi all'anno, per finire al numero di maglia: prima di Dzeko la 9 fu indossata per l'ultima volta proprio da Marco Borriello, la scorsa stagione. Ma non ebbe mai l'opportunità di sfoggiarla sul campo, visto che lasciò la Roma a gennaio con zero presenze nel suo score. La volontà di trasferirsi a Roma è un altro punto in comune. Se nel recente passato Dzeko parlava spesso con il connazionale Pjanic della sua "voglia di Roma", Borriello la esternò pubblicamente addirittura nel 2002, quando fu mandato dal Milan a fare esperienza in quel di Treviso.
IMPATTO - L'impatto con la nuova realtà, poi, non fu certo da meno. "Ricordo una statistica che diceva che tra Batistuta, Balbo, Völler e Totti io avevo una media gol migliore nei primi sei mesi in giallorosso", aveva ammesso Borriello in una recente intervista. Ma nonostante questo la storia d'amore tra lui e la Roma non appariva destinata a durare a lungo. Pur se in quel momento la Roma, tra vicende societarie e difficoltà sul campo, non attraversava certo il suo momento migliore, il rapporto con l'ambiente si è incrinato. Quel labiale intercettato in Roma-Shakhtar, riferito a Ranieri ("Ho fatto 25.000 gol e questo mi mette in panchina...") segnò un po' l'inizio della fine. Con Montella trovò pochissimo spazio, l'anno dopo fu risparmiato dalla prima 'rivoluzione sabatiniana' solo perchè Luis Enrique decise di farlo scendere in campo per qualche minuto a Bratislava, vanificando così una possibile operazione di mercato.
"PROBLEMA" - Il ds Walter Sabatini, che gli ha sempre manifestato stima pubblicamente, lo aveva definito "un problema". Non discutendo le sue qualità ma lasciando interndere che in giallorosso non c'era più spazio per lui. Lasciò Roma per Torino, sponda bianconera, dove segnò il gol decisivo che assegnò il primo scudetto alla Juve di Conte. L'anno dopo torno nella sua 'Genova', poi tornò nella Capitale. Lasciò un piccolo segno nella prima Roma di Garcia: il suo gol con il Chievo, l'ultimo con la maglia della Roma, permise alla Roma di raggiugere il record delle 10 vittorie consecutive in avvio di stagione. "L'uomo dei record", come lo ha definito allora l'ex compagno di squadra Dodò, cambierà però ancora maglia: dopo la Roma, il West Ham, poi ancora Roma, Genoa e infine Carpi. Un palcoscenico di minore importanza, nel quale dovrà inevitabilmente recitare il ruolo del protagonista. Ruolo che dovrà recitare appieno anche Edin Dzeko nella Roma. E restando in tema di similitudini, la definizione di "problema" è stata affibiata anche a lui in questa difficile settimana. Anche se le responsabilità ricadono più su Rudi Garcia e sul gioco espresso dalla squadra, accusato di non sfruttare appieno le qualità offensive del bosniaco, piuttosto che sulle sue. Il boato dell'Olimpico che ha accompagnato il suo primo gol con la Juve dimostra che le aspettative dei tifosi restano alte. E per il curriculum che vanta, Dzeko sarà sicuramente in grado di soddisfarle.
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