LAROMA24.IT (Mirko Bussi) – Come un pallone che scompare dietro un doppio passo, il derby si nasconde tra le gambe di Adem Ljajic e Felipe Anderson. Talenti introversi, di quelli costretti a vivere con la sensazione che nessuno, in fondo, riuscirà a capirne pienamente intenzioni e capacità, convinti che il mondo sia fin troppo gretto per approfondire la reciproca conoscenza. E allora bisogna star lì con scatoloni di pazienza, consultare gli astri, ricordargli che siamo in vita per aspettarli, che senza di loro il concerto non partirà, che anche se sono già state composte le squadre, fatta la scelta tra palla e campo, se loro si avvicineranno al campetto, si ricomincerà da capo, litigando per aggiudicarseli.
LONTANI – Migliaia di chilometri dividono, geograficamente, le storie di Ljajic e Felipe Anderson: il primo nato in Serbia, a Novi Pazar, sotto il segno della Bilancia, nel 1991. Presto è al Partizan Belgrado, da dove nel 2010, proprio di questi tempi, fa il check-in per l’Italia, destinazione Firenze. L’ha annusato, seguito e infine colto un direttore sportivo col naso da tartufo come Pantaleo Corvino. Felipe, invece, è partito da Brasilia, il 15 aprile del 1993, “segnato” dall’Ariete. Come da tradizione locale, dietro la rete malmessa del campetto del quartiere passano uomini in giacca e cravatta che a 14 anni lo conducono al Santos, con scalo intermedio al Coritiba. Da quel nido, prima di lui, spiccano il volo per l’Europa Neymar, Rafael (portiere del Napoli), Jonathan, all’Inter, Danilo e Alex Sandro, oggi al Porto, e di recente Bruno Peres del Torino, Joao Pedro del Cagliari, Ibson del Bologna,Victor Andrade del Benfica.
VICINI - Ljajic aveva 19 anni, Felipe Anderson appena uno in più al momento di sbarcare in Italia ed è qui che le storie dei due si avvicinano. Si trasferiscono nella capitale nella stessa finestra di mercato, è l’estate del 2013: il 9 luglio, la Lazio dal ventre gonfio per la recente Coppa Italia si concede il lusso di pagare 9 milioni di euro per il talento brasiliano. Dall’altra parte, la rosa della Roma è sottoposto alla lavanda gastrica: via Lamela e Osvaldo, tra i sostituti, il 28 agosto, arriva dalla Fiorentina Adem Ljajic per 11 milioni di euro, uno per ogni gol messo a segno nel campionato precedente, il migliore della sua carriera finora.
Acquistati insieme, con un prezzo simile e dopo un mese sono già contro: arriva il primo derby della stagione. Il brasiliano è fuori per infortunio, il serbo per scelta tecnica. Ma la prima carta di Garcia per rompere lo 0-0 è proprio quella dell’ex viola: 12 minuti dopo, Balzaretti scrive una delle pagine più emozionanti dei derby, finché al 94’ è proprio Ljajic il boia laziale, con il rigore che vale il 2-0. Il 2013/14, tuttavia, non porta applausi per nessuno dei due: il più giovane somma 13 presenze, molte delle quali come speranza (vana) degli ultimi minuti. L’altro, invece, è uno dei pochi volti spenti della Roma di Garcia: 28 presenze e 6 gol che non fanno la felicità.
Tanto che in estate, Roma e Lazio si progettano senza tener conto dei due. In 4 mesi, hanno ribaltato la storia e il derby li vuole in copertina: da settimane Garcia non fa più a meno del piede/pennello di Ljajic, così come Pioli si è lasciato trasportare dai cambi di passo di Felipe Anderson. E adesso, a voi il derby.