LAROMA24.IT - Un passaporto italiano non cancella le origini. Non lascia insabbiare dal tempo i ricordi della festa per la deposizione di Videla, del ritorno alla democrazia e della rabbia per la guerra delle Falkland (anzi, delle Malvinas). Che sia Buenos Aires o Comodoro Rivadavia, in Patagonia. A Mario Alberto Santana e Pablo Daniel Osv
INIZI - Osvaldo nasce nel 1986 in una capitale argentina dilaniata dalla crisi economica. "Cera gente che assaltava i supermercati perché non aveva da mangiare. Mio padre lavorava in fabbrica dieci ore e poi non toccava cibo per lasciarlo a noi", ricorda l'attaccante in un'intervista alla Gazzetta. A soli 9 anni entra nel settore giovanile del Lanus, poi si trasferisce al Banfield e nel 2000 all'Huracan, una delle 25 squadre di Baires. Esordisce in Primera B a 19 anni, e nella sua prima e ultima stagione infiamma l'hinchada dei Quemeros 11 volte in 33 gare. Nel gennaio del 2006 prende il primo aereo per Orio al Serio: lo aspetta l'Atalanta. Il classe '81 Santana, lineamenti e corporatura da indio, si risparmia la trafila giovanile del collega e muove i primi passi nel calcio che conta direttamente in Primera Division, al San Lorenzo, nel 1999. La sua permanenza nei Cuervos dura 3 anni, 33 presenze e 2 gol: la conquista del Clausura e della Mercosur nel 2001 gli valgono la chiamata di Zamparini in versione lagunare.
NEBLA Y SOL - L'impatto con l'Italia non è dei migliori: entrambi arrivano a gennaio, nel profondo nord. Santana a Venezia, Osvaldo a Bergamo: "Appena arrivato , il 12 gennaio, a ritrovarmi solo e sotto la neve nel giorno del mio 20° compleanno mi veniva da piangere. Mi sarei ammazzato..", ricorda l'ex Espanyol. Per due argentini con la pelle morsa dal sole immergersi tra la nebbia e la neve non dev'essere stato esattamente come bere un sorso di Mate. In 6 mesi lo spazio a disposizione è poco: 3 partite ed 1 gol per Osvaldo in serie B e 4 partite per Santana in un Venezia destinato a lasciare definitvamente la massima serie. Numeri da meteore? Forse, ma i due argentini trovano chi crede in loro. L'attaccante giallorosso viene notato da Pantaleo Corvino che lo porta in comproprietà al Lecce, mentre il cesenate è protagonista, nel 2002, del "furto di Pergine", quando Zamparini, appena diventato presidente del Palermo, preleva alcuni giocatori dal ritiro del Venezia per trasferirli a Longarone, sede del ritiro rosanero. In Puglia e in Sicilia i due argentini trovano il caldo e la continuità, affermandosi agli occhi di club più blasonati: la Fiorentina mette sotto contratto Santana nell'estate del 2006 e Osvaldo un anno dopo. Con Prandelli i due giocano insieme una stagione e mezza, riuscendo anche a segnare nel derby con il Livorno, 2 gol Osvaldo, uno Santana. Nessuno dei due però riesce a lasciare il segno ed entrambi abbandonano Ponte Vecchio: il primo è Osvaldo, che nel 2009 viene ceduto al Bologna, mentre lo svincolato Santana nel 2011 si accasa al Napoli.
LA STAGIONE - Osvaldo arriva alla Roma in un agosto di revoluciòn. Ha il compito di sostituire Mirko Vucinic e di non far pesare gli oltre 17 milioni di euro versati nelle casse dell'Espanyol. Un gol nel derby ed una rovesciata da sogno ingiustamente annullata contro il Lecce, molta più classe di quanto un nome storpiato alla romana possa far immaginare e grinta al servizio della squadra. Ma anche lo schiaffo a Lamela negli spogliatoi di Udine, le due espulsioni rimediate contro Atalanta e Fiorentina e le dure accuse all'arbitro dopo la partita con la Juventus persa 4-0: uno dei simboli del fallimento del codice etico giallorosso è proprio lui. I numeri parlano di 26 partite e 11 gol, per un bilancio positivo ma non del tutto convincente: quando la Roma è crollata lui ha fatto poco per risollevare la situazione, adeguandosi alla figuraccia generale. Se il contributo di Osvaldo non è stato determinante sull'andamento negativo del campionato giallorosso, nulla ha potuto Santana, arrivato al Cesena a gennaio dopo aver trovato poco spazio con Mazzarri: in una squadra già con un piede in B il suo tasso tecnico non è riuscito ad incidere nelle 14 partite in cui è stato chiamato in causa da Arrigoni prima e Beretta poi. Caratteristica di entrambi è la duttilità in zona offensiva: se Osvaldo è partito come attaccante esterno per poi accentrarsi spesso nel ruolo di prima punta, Santana ha cominciato da esterno di centrocampo per poi muoversi dietro ad una prima punta. La frequenza con la quale segnano alle loro ex squadre li accomuna: il giallorosso ha segnato a Atalanta e Bologna (e, se Carrer avesse voluto, anche al Lecce), il cesenate ha realizzato uno dei due gol stagionali al Palermo.
MUSICA - Il filo che collega Daniel e Mario segue il ritmo di una musica rock: il primo ce l'ha nelle vene: "Se non avessi fatto il calciatore sarei diventato musicista. Studio chitarra e pianoforte, mi piacciono Pink Floyd e Rolling Stones". Spesso ha deciso la canzone che ha accompagnato l'ingresso in campo per il riscaldamento dei giallorossi all'Olimpico, e ci è andato piuttosto pesante: White Stripes, Ac/Dc, Status Quo. Il secondo la musica ce l'ha nel nome, essendo omonimo di Carlos Santana, il chitarrista messicano più eclettico al mondo. Ma la sfida tra Cesena e Roma, due squadre che non hanno più niente da chiedere a questo campionato, somiglia più ad un karaoke tra amici.
Lorenzo Censi