LAROMA24.IT Un pallone e un sogno. Gli elementi di una favola che sogna di vivere chiunque in tenera età. Francesco e Alessandro. Due nomi qualsiasi per due ragazzi che condividono quel sogno con tanti coetanei senza sapere di possedere un talento fuori dallordinario. Porta Metronia e Cinecittà fanno da sfondo a questa fiaba. Un pallone e un paio di porte di fortuna per estraniarsi dalla realtà quanto basta per sfiorare quel
Non hanno neanche 10 anni, Francesco e Alessandro, tuttavia stanno per diventare i protagonisti della novella. Non ci volle molto prima che gli scout delle due squadre romane posino lattenzione sul biondino e sul moro. Le due anime della capitale, Roma e Lazio, stanno per scegliere i loro simboli del futuro, così il centrocampista della Fortitudo prima e della Smith Trastevere poi, sta per cucirsi il giallorosso addosso. Clamorosamente gli stessi colori che stavano per vestire Alessandro, prima che papà Giuseppe di straordinaria fede laziale e intuendone le potenzialità, nel 1985 lo porti al campo Stefanino, dove una miriade di giovani sognanti si esibiscono sotto gli occhi di Pulici e Patarca. Inevitabile che i due rappresentanti della società notino quel bambino col caschetto moro sottrarre la sfera con leleganza di un numero 10. Laltro, addirittura, non dovette neanche scomodarsi a mostrare il suo talento. Amichevole con la Roma: il mister toglie i riflettori da Francesco lasciandolo in panchina. Annoiato, decide di fare due palleggi con il cugino: basteranno per far capire ai tecnici romanisti che non bisognava lasciarselo sfuggire.
Francesco e Alessandro stanno per diventare Totti e Nesta, capitani di Roma e Lazio, prosopopea di tutti quei ragazzi che sognavano la stessa favola. Le strade, da parallele, divergeranno quando le ragioni mercantili ed economiche inghiottiranno anche le bandiere: 31 agosto 2002, la Lazio, alle prese con seri problemi economici, si priva di Nesta. Indirettamente, mostrerà al romanista che stracciando la favola dinfanzia si può far incetta di trofei e riconoscimenti. Il racconto fiabesco si fece mera cronaca per il neo rossonero, si tramuterà in mito per leterno giallorosso.
NESTA I primi calci nel Cinecittà, la squadra del quartiere, poi subito la Lazio, per volontà del padre dopo che gli osservatori della Roma erano già piombati sul promettente difensore. Era il 13 giugno 1985, quel numero lo avrebbe accompagnato per tutta la sua carriera. Si mette in luce nel vivaio biancoceleste e nel 1993 il tecnico della prima squadra, Dino Zoff, lo volle con sé nel ritiro di Seefeld, Austria. La stagione che ne scaturirà gli aprirà le porte della Serie A, con lesordio ad Udine (13 marzo 94) quando non era ancora maggiorenne. Poi larrivo di Zeman, che per il giovane centrale significa la completa maturazione, studiando da vicino Jose Antonio Chamot, uno dei suoi idoli. Ma sarà con Eriksson che Nesta conquisterà la ribalta.
La Lazio assurge al ruolo di protagonista sotto la guida del tecnico svedese e grazie agli investimenti di Cragnotti: in pochi anni Coppa Italia (con gol decisivo nella finale contro il Milan), una finale di Coppa Uefa e la convocazione ai mondiali del 98. A soli 22 anni Sandro è già il ministro della difesa di Lazio e Nazionale. Lazzurro, però, non gli porta bene: rottura dei legamenti e addio Francia 98 e prima parte di stagione. Tornerà da capitano. Ripreso il suo posto nel 99, con la fascia al braccio sfiora lo scudetto dello stesso anno, ma si rifarà presto: con lavvento del nuovo millennio la Lazio torna tricolore dopo 26 anni, doppietta completata con la conquista della Coppa Italia. Sembra una favola destinata a durare in eterno: il ragazzo di Cinecittà che ha coronato il proprio sogno. Così non sarà, perché dallolimpo comincia la ripida discesa verso gli inferi dei problemi economici. Lanno successivo lo scudetto attraversa il Tevere e si cuce sulle maglie della Roma, mentre le casse di Formello cominciano a segnare rosso. Al termine della stagione successiva, nellultimo giorno di mercato disponibile Nesta passa al Milan per oltre 30 milioni di euro. LAlessandro che ha coronato un sogno è costretto a lasciare spazio al professionista Nesta.
Il primo anno è subito jackpot: Champions League e Coppa Italia vinta in finale contro la Roma. Se nella capitale ha lasciato il sogno e le radici, a Milano è costretto a comprare una bacheca nuova per contenere tutti i trofei che alzerà in rossonero: Supercoppa Europea e scudetto lanno successivo, Supercoppa Italiana, proprio davanti ai suoi ex compagni e finale di Champions persa contro il Liverpool (2004-05). Quindi nel 2006 ancora un infortunio, stavolta alla spalla, a tenerlo lontano dai campi per gran parte della stagione, rientrando giusto in tempo per prendersi la rivincita nella finale di Champions contro i reds, infine, lanno successivo raccoglie i frutti della vittoria europea: dentro unaltra Supercoppa Europea e il Mondiale per Club. La stagione 2008-09 invece registra un trattino nella carriera di Nesta, che resterà fuori oltre un anno per problemi alla schiena consentendogli di rientrare solo allultima di campionato. Sembrava il precoce tramonto di un campiona fragile fisicamente eppure nella scorsa stagione è rientrato disputando metà stagione su ottimi livelli (provando la sensazione della prima doppietta in A, Chievo-Milan 1-2), prima che il tendine popliteo lo portasse nuovamente in sala operatoria. Ma Alessandro da Cinecittà è duro da abbattere e dopo essersi rimesso in piedi ha nuovamente preso le redini della difesa rossonera guidandola in questi primi mesi di campionato.
TOTTI 27 Settembre 1976, ancora non lo sapeva nessuno, ma quel giorno il destino dellAs Roma era mutato. Bisognerà attendere il 1993 perché il cambiamento epocale fosse manifesto a tutti. Da quella tiepida giornata primaverile di Brescia, quando Boskov lo chiamò per scaldarsi prima di farlo debuttare, sono trascorsi 17 anni e mezzo. Uninfinità, una vita, quella, calcistica, che quel biondino di Porta Metronia ha deciso di donare esclusivamente alla Roma. Quel giorno in campo cera Giannini, il suo idolo, di cui più che altro mi piacevano i capelli che quando giocava erano bagnati, lunghi. Lo guardavo ma non lo imitavo confesserà il capitano romanista. Ma quanta strada deve aver fatto prima di brevettare colpi, giocate ed esultanze che ora verrebbe difficile descrivere se non dicendo alla Totti? Praticamente zero. Perché così è il destino dei talentuosi. La fatica risiede nella costruzione dellatleta, del professionista, finanche del personaggio, ma il calciatore talentuoso lo guida il suo genio. Così basta un palleggio col cugino Angelo, mentre i suoi compagni disputano un amichevole con la Roma, per persuadere gli osservatori romanisti che quello bravo davvero è lui. Inizia la storia delluomo che cambierà i connotati alla storia giallorossa. Entrerà con migliaia di record distribuiti tra vari predecessori e riscriverà pagina dopo pagina la storia della Roma, addossando su di sé ogni primato. Tra un secolo, gli storici romanisti si troveranno obbligati a scindere in Antico Testamento e Nuovo Testamento per raccontare la storia del club di Trigoria. Nel mezzo lui, mister 49241 minuti con addosso la maglia giallorossa.
La gente pagherà il biglietto anche soltanto per veder giocare lui profetizzava Nils Liedholm, uno che di buoni calciatori se nintendeva. Toccò a Mazzone farlo crescere sotto la sua egida, rimarrà leggenda quel: A regazzì vatte a fa la doccia va, che è mejo pronunciato dallex tecnico della Roma allindirizzo del futuro 10 giallorosso, intento nella sua prima conferenza stampa. Lo proteggeva, Carletto, convinto che quel regazzino avrebbe fatto la fortuna della Roma. Eppure aveva rischiato di andare via, seppur in prestito (dirà: sicuramente non sarei più tornato indietro), per volere di Carlos Bianchi. Fu il Torneo Città di Roma, dove stravinse il duello con Litmanen segnando un gol alla sua Ajax¸ a farlo rimanere nella capitale.
Poi Bianchi passò e a Roma giunse Zeman: il Totti grasso, che non regge 90 minuti matura fisicamente e si trasforma in formidabile esterno sinistro nel 4-3-3, dogma del boemo. Trovava la continuità necessaria ad un giovane per esprimersi al meglio e pochi anni dopo in tutta Italia si erano convinti della classe del romanista. Sacchi chiese di lui e lo chiamò per uno stage alla Borghesiana, Zoff lo portò con sé agli Europei del 2000. Avrebbe dovuto fare da comprimario, invece divenne protagonista. LOlanda in semifinale, il pareggio che perdura fino ai rigori, poi dal dischetto tocca a lui: ad appena 11 metri un gigante di 2 metri come Van der Sar, dietro un muro arancio di sostenitori olandesi. Cucchiaio, portiere (e pubblico ) da una parte, palla dallaltra. E la consacrazione di un fenomeno.
Da lì lo scudetto lanno successivo, lemozione più grande della mia carriera e detto da chi ha trionfato anche a Berlino 2006 la dice lunga sul sentimento che lega Totti alla Roma. Capitano dal 98, 249 reti, 1980 dribbling, 919 colpi di tacco, 128 assist vincenti non gli hanno risparmiato critiche fuori dal Raccordo e, da qualche tempo, anche dentro, tra la sua gente. Uno scudetto, doppietta di Coppa Italia, Supercoppa Italiana e un Mondiale gli allori del 10 giallorosso che dopo essersi reinventato punta centrale ha vinto una scarpa doro il 17 giugno del 2007, a 6 anni esatti dal tricolore. In carriera, tanto per non farsi mancare nulla, vanta anche un paio di resurrezioni (come prima dei mondiali nel 2006, oppure dopo la rottura del crociato nel 2008), di chi spesso lo ha considerato fuori gioco, salvo poi essere smentito da un tiro al volo, da un'illuminante apertura senza guardare i compagni, da un colpo di tacco e tutto quanto fa parte del telaio di Totti.
Francesco e Alessandro, due nomi qualunque per i protagonisti di una favola che sabato sera offrirà un ulteriore capitolo. Una storia che dura dal 1988, quando si sfidarono per la prima volta: su un campo di terra battuta Francesco spedì in rete una punizione dal limite, mentre Alessandro, fascia di capitano al braccio, guidava con la consueta eleganza la retroguardia laziale. Antitetici eppure così vicini, Totti e Nesta si ritroveranno sul manto erboso del San Siro. Ma sarà Francesco contro Alessando: una favola.
STATISTICHE A CONFRONTO
Totti Nesta
Data di nascita: 27-9-1976 19-3-1976
Altezza: 180 cm 187 cm
Peso: 82 kg 79 kg
Nazionalità: Italiana Italiana
Presenze in A: 455 388
Gol in A: 194 7
Mirko Bussi