Clicky

Post Match - Vuoi giocare con me?

17/12/2025 alle 11:07.
pmrmcm

LR24 (MIRKO BUSSI) - Quando il Como riprende le scalette che portano via dall'Olimpico ha il volto stravolto, i capelli dissestati e la frustrazione che traspira da maglie ormai praticamente inutilizzabili. La squadra di Gasperini l'ha tirata per la giacca e costretta a sporcarsi il vestito d'alta moda che abitualmente indossa dentro la partita. Alla fine i dati diranno che mai, in questa stagione, il Como aveva avuto una percentuale d'errore così alta nei passaggi: 23%, praticamente uno su cinque. Di solito, la squadra di Fabregas viaggia con una media dell'85% di passaggi completati, lunedì è arrivata appena al 77%. Merito della pressione della Roma che sembrava mettere sottofondi musicali ansiolitici appena il Como intraprendeva una delle sue tipiche costruzioni.

Lo scontro filosofico tra Fabregas e Gasperini portava, spesso, il pallone tra i piedi di Butez, terzo giocatore del Como con più palloni toccati (55). L'uomo in più necessario a dare la prima nota allo spartito del tecnico spagnolo mentre il collega romanista, nel post partita, ne definirà l'utilizzo ripetuto come "abbastanza stucchevole". Dipende da che punto guardi il mondo. E il calcio.

Agli artifizi più classici, come la giocata tramite terzo uomo sul giocatore liberato dall'uscita in pressione dell'attaccante romanista su Butez, più spesso Ferguson, Fabregas ha aggiunto soluzioni più fantasiose come un rinvio dal fondo (4' del primo tempo) in cui Smolcic, spostato centralmente, sovrapponeva su Ramon alla sua destra. Tutto questo, però, portava il Como al massimo con un possesso giocabile a 70 metri dalla porta romanista. Poi, che fossero giocate dirette in profondità o sulla sagoma di qualche giocatore offensivo, tutto o quasi veniva inghiottito dalla pressione della Roma.

Come al 25', quando Nico Paz si abbassa a ricevere esternamente quasi all'altezza della propria area di rigore senza per questo guadagnare respiro dalla marcatura di Hermoso. Trascinato fino all'angolo, il Como veniva accerchiato finché, ormai smunto, non riconsegnava il pallone a Cristante in zona offensiva. Immediato il passaggio in area di rigore dove i 6 romanisti presenti provocheranno prima il tentativo di Soulé, respinto da Valle, e poi il successivo di Wesley finito alto.


Il corso della partita sembrava sempre più sfilettare le consapevolezze del Como e ingrossava le riserve energetiche della Roma, sempre più reattiva ed efficace nelle pressioni e, non casualmente, lucida nella gestione successiva del pallone. Il "flow" che poteva cavalcare la squadra di Gasperini la portava a mostrarsi fluida e sincronizzata negli smarcamenti in possesso. Tant'è che la partita, seppur piena di transizioni pericolose in seguito a riconquiste medio-alte dei giallorossi, viene decisa da una costruzione pregevole. Con la tipica composizione romanista che apparecchia gran parte dei giocatori all'esterno della struttura di pressione avversaria, il mediano di parte, in quel caso Cristante, abbassato in costruzione e Mancini già vestito da invasore, la Roma riusciva ad aprirsi il lato debole grazie alla sterzata interna di Soulé. Da lì, lo sviluppo inseriva altre caratteristiche abituali del manuale di Gasperini: ingresso esterno tramite cross e invasione con 6 giocatori, compreso Mancini naturalmente, nell'area di rigore avversaria. Quando la tipica musica ansiolitica cominciava a salire dagli altoparlanti, Wesley scoccava il diagonale perfetto nella scena madre del film e sembrava quasi di sentire Gasperini girarsi verso Fabregas con voce inquietante: "Vuoi giocare con me?".