
LR24 (MIRKO BUSSI) - È stata la mano di Ranieri. Che per l'ultima volta in carriera, almeno a dar retta alle sue intenzioni pubbliche, sta nuovamente mostrando una sensibilità spiccata nel calmare le tempeste e spostare i venti nella direzione favorevole alla propria navigazione. Anche domenica sera, il burrascoso primo tempo è stato mitigato all'intervallo da una scelta dell'allenatore più esperto della Serie A: fuori Hummels, dentro Shomurodov.
Un attaccante per un difensore, nelle sintesi, ha fatto credere a cambi di modulo, modifiche strutturali che in realtà non si sono realizzati. È cambiato molto, nel punteggio e nell'inerzia successiva, senza però stravolgere le interpretazioni generali che la Roma ha mantenuto intatte tra un tempo e l'altro. Infatti la disposizione difensiva giallorossa, nei momenti più bassi, è rimasta la stessa, semplicemente cambiando interpreti. Anche la forma di costruzione, a 4 come nella prima frazione e in molti altri frangenti recenti, si è confermata coerente, almeno fino all'ingresso di Paredes a darne un tocco personalizzato. Semmai, l'aria era cambiata intorno e sotto Dovbyk, grazie al soccorso di Shomurodov. Ed era decisamente più respirabile.
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Inizialmente la Roma ha tentato pressioni uomo su uomo che però avevano ritardi nelle uscite e debolezze nelle marcature che le facevano evaporare.
Proprio su una di queste è nato lo sviluppo che ha portato all'occasione di Nico Gonzalez di testa. pic.twitter.com/iSGaNCF1gy— Mirko Bussi (@MirkoBussi) April 9, 2025
Le intenzioni della Roma, inizialmente, erano diverse rispetto a quelle a cui l'ha costretta la maggior veemenza della Juventus, tanto da ridurre il conteggio del possesso, nei primi 15 minuti, a un disarmante 86%-14% in favore della squadra di Tudor. Nelle prime battute è chiaro che Ranieri volesse rispondere con la stessa briscola alla mano di pressioni uomo su uomo che contraddistingue l'allenatore bianconero.
Ma la sincronia nelle uscite, in particolare nella gestione di Kalulu e Kelly, e la forza nelle marcature, su tutte quella di Hummels su Vlahovic, faceva evaporare presto il tentativo: al 27', il primo singhiozzo per i tifosi della Roma arriva proprio per lo spavento dovuto a pressioni giallorosse orientate sull'uomo scardinate dai bianconeri fino al colpo di testa di Nico Gonzalez. Sulla costruzione, Kalulu e McKennie riuscivano a verticalizzare per Vlahovic saltando le uscite in pressione di El Shaarawy ed Angelino: qui la marcatura di Hummels mostrava una presa lenta e permetteva così alla Juventus di rovesciarsi verso l'area romanista, dove staccherà pericolosamente Nico Gonzalez.
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In costruzione, poi, la Roma si rimodulava a 4, così nel 1° tempo come nel 2°: prima aprendo Mancini e spingendo in alto Celik, nella ripresa con il turco in ampiezza e Soulé che poteva alzarsi. pic.twitter.com/J7vbRdLM5t— Mirko Bussi (@MirkoBussi) April 9, 2025
Messe da parte le ambizioni di aggressività, la Roma più volte si ricomponeva in un blocco più basso a forma di 5-4-1, in cui Soulé ed El Shaarawy sedevano ai lati di Koné e Cristante, con Celik ed Angelino sull'ultima linea. Una struttura di difesa posizionale che resterà intatta anche nel secondo tempo, chiedendo il sacrificio a Soulé, ora quinto di destra con Celik terzo di difesa. Shomurodov, in questa fase, sedeva proprio al lato di Koné, come aveva fatto l'esterno argentino per tutto il primo tempo.
Una maggiore frequenza di costruzione rendeva più visibile il disegno a 4 che componeva la Roma, come più volte ha fatto di recente. Ma era una struttura comparsa anche nel primo tempo, con Mancini che scivolava in ampiezza a destra spingendo Celik più in alto. Nella ripresa, questo succedeva col turco con l'effetto di riportare in posizioni più favorevoli alle sue caratteristiche Soulé.
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Questo aumentava le possibilità di interazioni offensive, come quella che porterà all'angolo dell'1-1: maggiori scaglionamenti, tracce di diagonalità, permettevano alla Roma di aprirsi una profondità interessante salvata in corner da Kalulu. pic.twitter.com/781SeSGUtC— Mirko Bussi (@MirkoBussi) April 9, 2025
La modifica sostanziale che aveva portato l'ingresso di Shomurodov era nelle maggiori possibilità di interazioni offensive per Dovbyk. Se nel primo tempo le difficoltà a resistere alle pressioni violente della Juventus avevano reso inaccessibili Soulé ed El Shaarawy, desiderosi di ricevere nei mezzi spazi, la presenza di punte affilate (traduzione: attaccanti disposti su altezze diverse), che garantiva la coppia Shomurodov-Dovbyk favoriva i dialoghi d'attacco.
Basta riavvolgere il nastro al motivo scatenante dell'angolo che sarà poi l'1-1. La chiusura di Kalulu, infatti, è il cerotto su una profondità innescata in seguito a una combinazione tra El Shaarawy, Shomurodov e Dovbyk, accordati in una "diagonalità" inimmaginabile nel primo tempo. Se la fortuna delle marcature individuali è scomporre l'avversario in una serie di uno contro uno, tagliandone i fili delle comunicazioni, quando questi riescono a mettersi in contatto tra gli scalini di quei duelli il campo si fa improvvisamente in discesa. Come avviene al 48', con Kalulu costretto d'urgenza a suturare in calcio d'angolo la profondità che Dovbyk aveva tracciato per Shomurodov.
L'uscita dal campo di El Shaarawy, al 61', è quella che modifica, invece, la struttura offensiva romanista. Qui, con Gourna-Douath e Paredes, subentrati a Cristante oltre all'esterno classe 1992, la Roma si mostrava asimmetrica, con una disposizione che non prevedeva più parità tra una corsia e l'altra. A destra, infatti, nei momenti di costruzione (come quello che dà la foto all'articolo) Celik spingeva in alto Soulé mentre a sinistra c'era il solo Angelino a riempire il corridoio più esterno, dato che Shomurodov e Dovbyk rimanevano centrali, rigorosamente affilati, per dar prurito al 2 contro 2 che Tudor concede per natura. Una soluzione utile anche a garantire maggior efficacia per quelle costruzioni dirette a cui, domenica, si abbandonava volentieri la Roma. Facce, modificate, di una medaglia rimasta inalterata tra un tempo e l'altro.