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Post Match - Lo stato dell'Artem

23/09/2024 alle 22:00.
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LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Artem Dovbyk è un giocatore della Roma dal 2 agosto. Il 2 settembre, su Instagram, sembrava lasciar trasparire tutto il peso di un mese senza gol, amichevoli comprese: "Voglio dare di più per la squadra ma c'è un processo che non può essere evitato - scriveva mentre pareva di immaginarlo con la testa immersa nel cuscino -. La persistenza e il duro lavoro sono le chiavi per tutto", concludeva. Sotto, arrivava il commento riscaldante di chi ci è passato e sa come ci si sente, Edin Dzeko, soprattutto in una sala dove il brusìo cresce rapidamente.

Poi la sosta, Genoa-Roma e finalmente il rimbalzo giusto. L'attesa dilaniante della sentenza via Var, gli scappellotti dei compagni a sottolineare quanto fosse importante quel momento, anche oltre il momentaneo vantaggio. Artem Dovbyk si era stappato. E si è visto una settimana dopo.

Contro l'Udinese, al 19', la Roma prepara il piatto preferito dell'ucraino: combinazione per fulmineo attacco alla profondità, rigorosamente servito sul piede sinistro. Perché dopo 5 giornate, ora, i gusti di Dovbyk appaiono ben delineati. Un cacciatore di profondità che si lancia verso la porta avversaria prevalentemente su taglio: quel movimento che, appunto, "taglia" l'immaginaria linea palla-porta. Una preferenza che, non è un caso, lo mette più a suo agio quando lo sviluppo dell'azione arriva dunque dal centro-sinistra, favorendogli la finalizzazione con il sinistro. E domenica la Roma ha lavorato 47 palloni addirittura nel mezzo spazio di sinistra in rifinitura, rispetto ai 31 sul mezzo destro, andando così maggiormente incontro ai gusti del proprio attaccante.

Quando, come al 73' e in foto-sequenza sotto, uno sviluppo simile a quello dell'1-0 viene messo in scena dal centro destra, il taglio di Dovbyk finisce per far uscire la porta dal radar, oltre a trovarsi a pendere sul piede destro, con la conseguenza di perdere rapidità e pericolosità di finalizzazione. Considerando che, di solito, in quelle porzioni di campo ha l'ufficio il miglior ingegnere offensivo della Roma (Dybala, se non fosse già venuto alla mente), tornerà utile rispolverare alcune ricerche fuori-linea, che al Girona aveva mostrato di esplorare, soprattutto sulle rifiniture esterne da cross.

Anche perché, nel passaggio dal Girona alla Roma, Dovbyk non ha cambiato solo lingua, compagni e avversari ma anche richieste. Nella squadra di Michel, l'ucraino era un puro finalizzatore che doveva dar peso e concretezza alle danze offensive di trequartisti, esterni come Savio o "terzini" alla Couto o Gutierrez che affollavano le zone di rifinitura.

Qui, forse per riflesso delle abitudini recenti con Lukaku, gli è stata finora richiesta maggiore partecipazione da vertice offensivo, nel dialogare con chi gli ruotava sotto o al fianco. Sintesi matematica: Dovbyk al Girona toccava mediamente 16,8 palloni a partita, alla Roma, nelle prime 5 giornate, gliene sono stati chiesti 21,6 per gara. 29 addirittura contro l'Udinese. Sul tema, però, Dovbyk ha mostrato sensibili miglioramenti, ancor più evidenti domenica quando, oltre all'assist per Baldanzi, si è più volte relazionato con Dybala e simili.

Un aspetto sul quale invece dovrà sottoporsi a corsi intensivi, soprattutto immaginando un aumento di costruzioni dirette con l'arrivo di Juric, è nei duelli aerei, dove più volte, a dispetto della stazza, ha mostrato difficoltà nel gestire o trasformare positivamente lanci lunghi.

Quello che, invece, Dovbyk potrà favorire naturalmente è la richiesta di una pressione più aggressiva. Nel primo tempo con l'Udinese, la Roma ha fatto saltare ogni paragone con i precedenti baricentri: 60,21 metri è un dato spaventoso che è stato reso possibile anche, se non soprattutto, per le continue uscite in pressione dell'ucraino che, dopo aver rispettato la consegna dell'accoppiamento con Bijol, allungava l'uscita anche sul portiere avversario. E alla fine della partita di domenica, il contachilometri del numero 11 segnava oltre 10 chilometri percorsi, oltre ad aver toccato la velocità più alta registrata da un romanista (più di 35 km orari).

Piacere, Artem Dovbyk.

 

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