LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Da quando Daniele De Rossi ha preso il volante della Roma, il tempo intermedio dei giallorossi è appena inferiore a quello di chi, oggi, svolterebbe per la Champions League. Lo sarebbe, in realtà, grazie al bonus 5° posto, visto che la Roma nelle ultime 16 giornate ha grattato 13 punti dalla Juventus. Ma sarebbe comunque sotto ad Atalanta (-2) e Bologna (-4), le squadre che oggi la obbligano a rivedere le proprie ambizioni. Affrontate con due allenatori diversi, il doppio confronto ha lasciato alla Roma la sensazione di una distanza, nell'immediato, difficilmente risolvibile.
Per motivi che, a distanza di 6 mesi, risultano sovrapponibili almeno nelle parole dei due tecnici. "Se tu paragoni il motore di Moro, Ferguson e Ndoye ad alcuni nostri si fa fatica..." diceva Mourinho poco prima di Natale, al termine del 2-0 rimediato dal Bologna. "Bisognerà completare la rosa con alcune caratteristiche che mancano e in partite come queste diventa ancora più evidente. Nel calcio odierno, nella mia idea, non possono mancare la gamba e il duello" lascia detto De Rossi dopo il 2-1 di domenica sul campo dell'Atalanta. Il primo, però, aveva almeno partecipato alla progettazione della macchina, il secondo, a parte un cambio dell'olio nelle ultime 2 settimane di gennaio, è stato chiamato a montarci sopra quando più di metà del percorso era stato consumato.
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Esprimere un lavoro (forza) nel minor tempo possibile (velocità): è una delle principali domande del calcio attuale.
E la differenza è stata ancor più brutale nella serie di duelli intrapresi, nelle pressioni e nei momenti di transizione. Come questo: pic.twitter.com/mYd9wNSQpl— Mirko Bussi (@MirkoBussi) May 15, 2024
"Motore", "gamba", o altri sinonimi riportano dritti a quegli aspetti di potenza che oggi sono tra le domande principali del calcio. Se in fisica, s'intende la capacità di trasferire energia nel minor tempo possibile, la traduzione sportiva, o calcistica, porta alla formula sintetica di forza per velocità come definizione di potenza. Una miscela che, trasportata su un campo da calcio, ha permesso nel tempo di accentuare i duelli, la veemenza delle pressioni o la violenza delle transizioni, tra gli aspetti che, nell'evoluzione moderna, sono scritti in maiuscolo nelle partite.
E quel senso unico che l'Atalanta ha imposto alla partita veniva regolato principalmente da una capacità di riaggressione che finiva per tappare la Roma nella propria metà campo. Quando la squadra di Gasperini, infatti, non riusciva a concludere la propria azione, come da esempio nella sequenza fotografica, la potenza con cui si riversava addosso ai romanisti per riconquistare il pallone erodeva sempre più la percezione di autoefficacia della Roma. Da quando De Rossi siede sulla panchina giallorossa, infatti, non era stato mai registrato, in Serie A, un numero così basso nella percentuale di passaggi riusciti dai romanisti: appena il 77,6%, dato che pare fortemente influenzato dalla morsa dell'Atalanta.
Ancor più avvilente, se possibile, uno dei rari momenti in cui i giallorossi riuscivano a schivare i meteoriti nerazzurri che gli piovevano addosso. Come al 32', quando Pellegrini e Lukaku riescono a svicolare dalla contropressione dell'Atalanta, rovesciando il campo con un potenziale uno contro uno tra Baldanzi e Djimsiti. Una prospettiva godibile solo nel fermo immagine visto la prepotenza del recupero di almeno tre soldati di Gasperini che circonderanno in un attimo il romanista. Potenza che genera impotenza.
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E nelle rare volte in cui la Roma riusciva a scivolare via dal contropressing dell'Atalanta, la differenza di cilindrata risultava ancora più avvilente: come in questo potenziale 1 contro 1 subito rimosso dalla rimonta di almeno 3 nerazzurri. pic.twitter.com/1bJmillSuI— Mirko Bussi (@MirkoBussi) May 15, 2024