Post Match - Distanza di sicurezza

19/03/2024 alle 12:18.
collagepm

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - "Questa è una squadra forte", ripete De Rossi fin dal primo giorno. Praticamente ad ogni intervista, l'allenatore della Roma non fa mancare l'iniezione di autostima: "La Roma è forte".

"Siamo una squadra forte e dobbiamo credere in noi stessi" dirà prima di affrontare l'Inter. "Bisogna credere in noi stessi, se non lo facciamo noi poi è difficile fare punti", ribadirà dopo l'ultimo consulto col Sassuolo. Risolto a proprio favore "col guizzo di un campione", come dirà De Rossi nel post partita, raccogliendo a piene mani da quel lavoro invisibile che negli ultimi due mesi pare aver ridato ai giocatori della Roma il pieno possesso del proprio talento. Tanto che in 4 delle ultime 5 gare di campionato, i giallorossi hanno sbrogliato più di una matassa con tiri da fuori area.

La complessità del calcio non permette di risolvere il tema con una spiegazione univoca al motivo per cui, dalla 21ª giornata in poi, la Roma abbia segnato il doppio dei gol da fuori area di quanti ne avesse accumulati in oltre metà campionato. Fin lì, infatti, erano stati solo 2 i gol dalla distanza ed entrambi accessori: l'1-2 di Spinazzola nella sconfitta interna col Milan e la bordata di Cristante nelle piaghe del 7-0 all'Empoli. Quello che cristallizzano i numeri, ad oggi, però è che la Roma ha il miglior rapporto tra tiri in porta e gol della Serie A: 0,42 reti per ogni tiro verso lo specchio, un dato che precede anche l'Inter (0,40) e mette il timbro di validità sull'affermazione di una squadra forte.

Perché, al contrario di quanto si possa pensare intuitivamente, dal cambio d'allenatore in avanti la Roma calcia di meno: 235 tiri nelle 20 giornate con Mourinho (per una media di 11,75 a partita) che sono diventati 88 nelle successive 9 trascorse insieme a De Rossi (media di 9,77 a gara). Ad essere aumentata, semmai, è la qualità delle occasioni prodotte e, anche per conseguenza, la percentuale realizzativa. Per motivi "calcistici", come banalmente fa pensare la presenza più massiccia a ridosso dell'area avversaria, ma anche meta-calcistici, per quel senso di autoefficacia che ora sembra avvolgere maggiormente scelte e movenze dei giocatori della Roma. Quella percezione di sé aumentata che spinge, appunto, Pellegrini ad elevarsi dalle acque torbide della partita di domenica per tagliare diagonalmente campo e struttura avversaria fino al tiro risolutivo.

 

E due giornate prima era stato Dybala, su calcio di punizione da 25 metri circa, a girare il segnapunti da 0-2 a 0-3 sul campo del Monza: l'unico gol, della serie, a non risultare particolarmente influente ai fini del risultato. Pochi giorni prima, invece, sempre Dybala aveva fatto pagare tutto il proprio dono calcistico riportando la Roma avanti al Torino (2-1 momentaneo) con il sinistro che freddò Milinkovic da una distanza abbondante. E, come domenica sera, la corsa d'esultanza finì per mischiarsi all'abbraccio con l'allenatore.

La sequenza era iniziata il turno precedente, nella trasferta di Frosinone, quando Huijsen fece irruzione centralmente prima di calciare dal limite dell'area e far pendere la partita dal lato della Roma. Fu il primo dei quattro gol segnati da fuori area dalla Roma con De Rossi, un dato superato solo dal Verona (6) nelle ultime 9 giornate di Serie A. Perché se la Roma è forte, ora, pare anche sentirselo addosso.