Post Match - La palla iperattiva della Roma

10/01/2023 alle 15:31.
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LR24.IT (MIRKO BUSSI) - La chiamano palla inattiva, a Roma è diventata iperattiva. Che smuove partite e classifica della squadra giallorossa fino a tenerla pienamente dentro i propri compiti stagionali: su 21 reti segnate in Serie A, praticamente la metà (10) sono effetti di un calcio da fermo. 5 dagli angoli, inserendo nel conteggio anche la rete di Smalling contro il Lecce che arriva dal corretto riciclo di una respinta salentina su un calcio dalla bandierina della Roma. Un paio da calcio di punizione e 3 rigori a completare il quadro.

E Milan-Roma racconta, ulteriormente, perché lo studio e l'efficacia sulle palle inattive è da sempre, forse per sempre, uno strumento indispensabile per le squadre di calcio. In Serie A, per dare un'idea, sono stati segnati finora 434 gol e 98 di questi sono stati siglati su palla inattiva: in pratica poco più di 1 ogni 4, il 22,5%. E grazie a un paio di quelli la squadra di Mourinho ha spinto sotto il divano la polvere accumulata in partita ma anche tramite uno di quei 98, il Milan, aveva dato senso compiuto al proprio predominio territoriale.

L'efficacia della Roma da palla inattiva poggia, inevitabilmente, su una batteria di colpitori da Nba. All'interno dell'area, infatti, la Roma muove torri come Smalling, Mancini e Ibanez, più Abraham, a volte Belotti, oltre Cristante o Matic, se non entrambi quando contemporaneamente in campo. E, soprattutto, sa come raggiungerli per l'abilità di calcio che hanno in dote Pellegrini e Dybala. Mescolate queste capacità con le interazioni che sanno mettere in atto i colpitori romanisti e la palla inattiva che prima del Milan aveva già colpito anche e , trova facile spiegazione.

La novità di domenica è nella battuta che per la prima volta vede premiare una traiettoria ad uscire, con Pellegrini a calciare da destra come Dybala aveva fatto da sinistra in precedenza, seguendo il filone di una teoria per cui, statisticamente, anni fa era stato calcolato come l'angolo battuto in questa maniera fosse più redditizio rispetto al tradizionale giro a rientrare.

Dall'abilità generale al caso specifico si passa per lo studio delle disposizioni avversarie. Che nel caso del Milan hanno un regime prevalentemente a zona che tende a sfruttare i migliori saltatori nelle zone ritenute più pericolose. Ecco perché quel castello di centimetri tra Pobega, Leao, De Ketelaere e Tomori per proteggere la zona del primo palo dove spesso, in passato, la Roma ha cercato, e trovato, soddisfazioni. Ma anche per questo la Roma posiziona solo Abraham a ridosso dei 5,50 dell'area piccola, facendo partire più indietro Mancini, Smalling, Ibanez e Matic, pronti a sfruttare una debolezza di marcatura in partenza che potrà consentirgli di arrivare in corsa al colpo. Ed è proprio così, con Ibanez che asseconda il movimento di Mancini, beccato dalle telecamere a dialogare col collega brasiliano prima della battuta di Pellegrini, che la Roma incendia il finale della partita. Il movimento di Mancini, infatti, gestito con cambi di marcatura nel suo avanzamento verso l'area piccola, impegna i difendenti, con Ibanez che dopo aver agevolmente seminato Tonali va a colpire più in alto di tutti, grazie alla velocità con cui arriva, proprio dietro Tomori superato dalla sfera.

Non un inedito perché lo stesso principio aveva fatto cadere le resistenze difensive del Monza, che adottava un sistema decisamente più misto tra calciatori disposti a zona ed altri impegnati sull'uomo. Anche qui Ibanez segue la scia di Mancini fino a passargli davanti dopo essersi slacciato dalla marcatura passando alle spalle del proprio avversario.

 

La trama del 2-2, invece, viene anticipata da Nemanja Matic, che si vede a gesti invitare i propri compagni ad attirare esternamente il blocco difensivo del Milan sulla punizione esterna calciata da Pellegrini. Anche in questo caso, l'8 romanista e Ibanez sono staccati rispetto al resto per arrivare in corsa e guadagnare tempo e forza nello stacco. Il taglio profondo del difensore brasiliano con l'obiettivo di arrivare davanti al 1° della linea rossonera, Rafael Leao, ha l'effetto di un'esca nei confronti di Calabria che finisce fuori dalla porta lasciando a Matic l'ingresso più comodo, quello presidiato da De Ketelaere che nonostante i suoi 192 centimetri ha modi fin troppo garbati per difendere una zona così bollente.

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