LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Mancini dopo Inter-Roma aveva confessato: "Non siamo andati a prenderli subito alti e questo è un limite che ci portiamo dietro da troppo tempo, il mister l’aveva preparata così". A Dybala, al termine di Roma-Betis, era scappato: "Non siamo riusciti a fare il pressing che il mister ci chiedeva". E i numeri non lasciavano scampo: nella metrica del dato della "build-up disruption", che sostanzialmente quantifica in termini percentuali l'efficacia delle azioni di pressing delle varie squadre, la Roma tuttora segna un preoccupante -3,12. Il secondo dato peggiore di tutta la Serie A, superato solo dal Sassuolo.
Quel desiderio, ormai spoilerato dai protagonisti, di essere più aggressivi veniva puntualmente sopito da imprecisioni collettive nella coordinazione delle uscite che finivano per costringere la squadra, col passare dei minuti, a mostrarsi ipotesa. Qualche effetto, invece, lo ha sortito la compressa per la pressione ingerita con regolarità dalla seconda parte di Betis-Roma. Perché Mady Camara, come da foglietto illustrativo, aumenta il battito e i voltaggi, come controindicazione impenna anche il tasso di disordine ma che risulta essere una conseguenza necessaria, e calcolata, di chi accetta di scomporsi, di disallinearsi, con l'obiettivo di catturare il pallone in possesso degli altri.
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Nonostante imprecisioni nei posizionamenti, in generale nella fase di non possesso più analitica, quella tendenza naturale a portare pressione ha favorito le riconquiste della Roma, che alla 10a è penultima per % di BDP (efficacia pressing)— Mirko Bussi (@MirkoBussi) October 18, 2022
L'attesa di Mourinho nella scelta di inserire Camara è stata più volte attribuita alla scarsa conoscenza dei meccanismi di squadra (quei "movimenti che non puoi sbagliare" ricordati anche ieri nel giudizio di una "buona partita") del centrocampista arrivato dall'Olympiakos al tramonto del mercato.
Quelle carenze nei posizionamenti difensivi, nella capacità di assorbire smarcamenti di rottura avversari, quindi finalizzati a finirgli alle spalle, oltre all'evidente imperizia nella gestione dei possessi, frenava l'istinto popolare che spingeva sempre più per conoscerlo dal vivo. L'ingresso di Camara è, appunto, una compressa ma che perderà progressivamente il suo effetto se non verrà integrata da un miglioramento dell'intero organismo.
Ma quelle 13 pressioni accumulate dal 25enne guineano nella fascia centrale del campo (nella divisione analitica in "terzi" del campo) rappresentano un dato finora inarrivabile nelle analisi delle prestazioni dei vari centrocampisti alternati nelle prime 10 giornate di Serie A. E che seppur non hanno portato alla conseguenza di un numero eccezionale di recuperi diretti (4 su 11 i duelli vinti nel complesso, con 2 tackles portati a casa ) hanno avuto l'effetto, indiretto, di accorciare i tempi delle giocate avversarie e facilitare così i duelli dei 3 più arretrati, che non a caso ieri hanno praticamente inghiottito ogni pallone caduto nelle loro aree di competenza.
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Bonus track già apprezzato in #BetisRoma: sul ribaltamento della situazione, Camara invade l'area garantendo superiorità numerica (5v4).
Un aspetto che, anche per caratteristiche degli interpreti, difficilmente la Roma riusciva a soddisfare. pic.twitter.com/zmYA95KIjm— Mirko Bussi (@MirkoBussi) October 18, 2022
Quel desiderio di difendere un po' più in là della propria porta, possibile solo per mezzo di una maggior aggressività, è stata concretizzata, ad esempio, nella costruzione rovinata e rivolta contro la Sampdoria da cui sgorga la situazione determinante della partita, con l'episodio del rigore. Qui, come per il resto della partita, è facilmente intuibile il primo compito assegnato a Camara: rovinare la serata di Villar, con una prima pressione in parità numerica della Roma (7 contro 7) che ha indotto la Sampdoria ad un'uscita diretta poi rigenerata dalla conquista aerea di Cristante.
Con il bonus track finale garantito dalle disponibilità atletiche di Camara: come già successo nella rete in casa del Betis, nel conteggio dell'area di rigore c'è proprio il numero 20 a scombinare i numeri in favore della Roma. Al momento del pallone scagliato da Abraham, infatti, sono 5 i giocatori giallorossi contro appena 4 blucerchiati. Una necessità, quella di aumentare la presenza in area, che finora era spesso rimasta incompiuta un po' per la rapidità degli sviluppi, che rendevano quasi impossibile l'arrivo di giocatori più arretrati, un po' per l'indole di calciatori come Dybala, Spinazzola, Celik o Karsdorp, o ancor più la coppia Matic-Cristante.