Post Match - Piacere, Sergio Oliveira

18/01/2022 alle 14:05.
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LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - "In un centrocampo a 3 gioco da numero 8, in uno a due un po' più arretrato" così spiegò in estrema sintesi i suoi incastri preferiti Sergio Oliveira. Andò più a fondo Mourinho qualche giorno dopo in conferenza stampa: "Non è un regista, non è un centrocampista centrale, posizionale, che può migliorare la squadra nell'organizzazione. Sergio è un giocatore diverso, con un carattere di cui abbiamo bisogno, con esperienza, personalità e know how". Proprio quel "know how", Sergio Oliveira lo ha sparso in campo fin dal principio. "Saper cosa fare", e poi inevitabilmente, "saper fare", sono le distinzioni principali nell'arte del calciatore di nuova generazione. Ma il nuovo numero 27 della Roma, come d'altronde aveva anticipato Mourinho, non risolverà, o meglio contribuirà a risolvere, i problemi in "non possesso" che la Roma si trascina già da un po'.

Come spiega propriamente il grafico delle zone calpestate con palla tra i piedi dai due centrocampisti della Roma, Sergio Oliveira ha svolto le funzioni del centrocampista di congiunzione più che del "posizionale", quindi del riferimento davanti all'ultima linea giallorosso. Questo compito, svolto con apprezzabile applicazione, è stato affidato a Veretout domenica scorsa, subentrato all'ultimo tra i titolari per l'improvvisa indisponibilità di Pellegrini. E chissà se nei piani originari, il 7 giallorosso avrebbe invertito i compiti con Sergio Oliveira.

Dopo la prima ora e mezza di conoscenza, il centrocampista nato al Porto ma cresciuto tra Belgio, resto del Portogallo, Francia e Grecia, ha lasciato intendere come le sue principali abilità si sprigionino in quella che viene definita la zona di rifinitura, quelle porzioni di campo, o sarebbe meglio dire di sviluppo, che devono permettere di far approdare l'azione alla sua fase ultima, quella della finalizzazione. Ed è stato chiaro da subito, al primo pallone toccato in pratica, quando le lancette hanno da poco compiuto 3 giri e il pallone laterale in dote a Viña trova in Sergio Oliveira un facile approdo che da lì, ordinandola in avanti, spedirà la palla proprio nella profondità suggerita dal taglio di Zaniolo. Rigore, Var, non più rigore. Ma è già una ferma stretta di mano sulle intenzioni del nuovo acquisto.

Dall'inizio alla fine: come quando a circa un quarto d'ora dalla fine, la costruzione romanista trova sfogo nella giocata a saltare le linee di Maitland-Niles che pesca Sergio Oliveira che, durante il tragitto del pallone, aveva guadagnato una favorevole posizione tra le linee più difensive del Cagliari. Da lì, un semplice tocco per Zaniolo e, specialmente, il movimento allegato in ampiezza, scoprono il viale centrale nel quale s'accenderà la conduzione del numero 22 che terminerà in un tiro diagonale che manca il bersaglio per una manciata di centimetri. Quel che colpisce, più del gesto tecnico, è la capacità di scelta, nell'anticipare lo sviluppo successivo, in grado di distribuire vantaggi ai compagni.

Quel che non ha potuto, e che difficilmente potrà fare, Sergio Oliveira è cancellare i momenti di smembramento nella Roma. Come quelli che conducono all'azione più pericolosa del Cagliari, culminata nella traversa di Joao Pedro. E' il difetto nelle pressioni, materia di stampo collettivo prima che individuale, che da tempo accompagna la Roma. Qui è evidente come l'aggressione di Mkhitaryan sia solitaria, con la conseguenza che, perso il duello, il Cagliari può affondare le unghie nelle carni romaniste. L'uomo che viene liberato tramite una giocata al terzo, Deiola, sfugge proprio alle spalle di Sergio Oliveira, distratto dalla traiettoria del pallone come più volte è capito agli interpreti del ruolo nella Roma.

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