LAROMA24.IT Dal Cesena a Cesena, la storia di un calcio che sembrava fiorire, invece ha perso petali, colori, fino ad appassire. 21 gennaio 2012, Roma-Cesena 5-1: giallorossi che tramortiscono i romagnoli in 9 minuti, quanto basta per mandare in gol due volte Totti e una Borini. Luis Enrique, al termine della gara, dirà: Oggi è stato bellissimo. In effetti, sembrava il manifesto della proposta con cui il tecnico spagnolo si era imbarcato per lItalia: gioco a terra, fraseggi, continui movimenti senza palla, pressing ultra-offensivo. Il tutto su ritmi vertiginosi, tanto da mandare in conferenza stampa lallenatore avversario, Daniele Arrigoni, a commentare la sconfitta con un eloquente inspiegabile. A volte, può rivelarsi impossibile spiegare un così largo divario in un
MUTU E POI? Conquistata la salvezza al ritorno in A (debutto proprio con la Roma, 0-0 allOlimpico) con discreta serenità e una qualità di gioco soddisfacente, il Cesena in estate cambia tecnico e metà squadra. Via Jimenez, Felipe, Caserta, Budan, Rosina, Dellafiore, oltre alla sorpresa Giaccherini, divenuto campione dItalia con Conte alla Juventus. Lopera di disfacimento verrà poi completata in inverno quando saluteranno lEmilia Romagna anche Eder, Bogdani, Candreva e Ghezzal. In estate, il mercato sembrava esser stato fatto senza tener conto delle prestazioni degli ultimi anni. Veniva vestito dei colori del club che ispirò, sotto la gestione Manuzzi, anche Alberto Sordi dando vita al Borgorosso Futbol Club, una serie di calciatori, più il tecnico Giampaolo, in cerca di sé. Dopo lallenatore reduce da plurimi fallimenti, si mettono in coda Rossi (dal Bari retrocesso), Rennella, Guana, Martinez, Martinho, Ghezzal, quest'ultimo, come detto, salutato pochi mesi dopo. La truppa ha il proprio capofila in Adrian Mutu, reduce da due stagioni in cui aveva segnato la miseria di 8 gol. Anche qui, il mercato di gennaio complica maggiormente, se possibile, la situazione. Arrivano le sagome di Iaquinta e Santana, oltre a Moras, Pudil e Del Nero. Risultato: il Cesena retrocede con 4 giornate danticipo, senza mai essere stato sopra il terzultimo posto in 37 giornate, una differenza reti di meno 35, unastinenza dalla vittoria che dura da 4 mesi (3-1 al Novara, il 15 gennaio scorso) e 3 allenatori inutilmente avvicendatisi.
UN TECNICO, MILLE AVVENTURE Mario Beretta è uno di quei tecnici che possono vantarsi di esser arrivati nel grande calcio da soli. Originario di Milano, dopo essersi diplomati allIsef, il tecnico comincia il proprio cammino dal Centro Schuster, storica società dilettantistica del capoluogo lombardo. Da qui, fino al Corsico, serie D, prima chiamata in una prima squadra, passano alcuni anni nei settori giovanili di Abbiategrasso, Monza e Como. Il cammino verso la Serie A dura 10 anni, dal momento dellapprodo tra i dilettanti (1994) e il debutto nel massimo campionato con il Chievo, dal quale verrà allontanato a 3 giornate dalla fine in lotta per non retrocedere. Nellepoca dei progetti, Beretta al contrario passa gli anni di pari passo alle squadre. Dopo il Veneto andrà a Parma, dove conclude la stagione e poi saluta per firmare col Siena, la squadra in cui forse, almeno in A, ha mostrato le cose migliori. Nella città del palio si fermerà 2 anni. Naturalmente non filati, ma intervallati dalla scelta della società toscana di puntare su Mandorlini salvo poi richiamare Beretta quando la situazione sembrava complicarsi. Salvezza e saluti, comunque. Direzione Lecce, anche qui però lesperienza si conclude precocemente, sostituito da De Canio che non riuscirà ad evitare la retrocessione ai salentini.
Nel novembre del 2009 è lui a subentrare in corsa, prendendo il posto di Colantuono esonerato dal Torino. Giusto il tempo di 5 giornate, poi riconsegnerà nuovamente il testimone allattuale mister dellAtalanta. Il 2010 è lanno dellesperienza estera, con il Paok Salonicco. Qui Beretta batte ogni record, risolvendo il contratto un mese dopo la sua ufficializzazione. Nella stessa stagione, guiderà il Brescia tra dicembre e gennaio, prima di ripetere la storia di Torino, ovvero riconsegnando la squadra al tecnico a cui laveva soffiata: Iachini. Lo scorso febbraio, infine, viene chiamato da Campedelli per unimpresa difficile solo a pensarla, con il Cesena ultimo, a 14 punti dalla quartultima e appena 10 gare alla fine dellanno. Per 5 gare non perderà, purtroppo per le sorti dei bianconeri neanche vincerà, collezionando una cinquina di x in serie. In mezzo, anche un dito medio regalato ai tifosi del Lecce, a chiusura di uno 0-0 che di fatto incenerì le ultime speranze della squadra. Poi le 4 sconfitte con Juventus, Inter, Udinese e Novara, senza riuscire a spezzare il sortilegio che impedisce al Cesena di esultare dalla sfida con la squadra di Tesser del girone dandata.
Abbozzare una formazione in vista di unultima gara di campionato, per di più vuota di contenuti, appare impresa ardua. Nellultimo periodo, Beretta si è affidato alla difesa a 5 ed a dirigerla non è scontato che ci sarà lex giallorosso Antonioli, ma ha qualche chances il giovane Ravaglia. A centrocampo, possibile la conferma di Arrigoni, figlio dellex tecnico bianconero, che nel finale di campionato ha trovato sempre più spazio. In attacco, la coppia più accreditata è quella composta da Santana e Rennella, visto che i colleghi di reparto si dividono già tra il lettino dellinfermeria e quello su una delle migliori spiagge del globo. Dalla manita di gennaio, alla mano per i saluti. Alla serie A, per Cesena e Luis Enrique, soprattutto a questannata. Sperando che i 90 passino in fretta.
Mirko Bussi