Un anno 'garibaldino' di Ranieri tra Silvan, 'il tizio che si taglia gli attributi' e qualche contraddizione

17/12/2010 alle 18:41.

LAROMA24.IT - Non è un anno fortunatissimo per Claudio Ranieri, diciamo così. Non solo per i risultati, che stentano ad arrivare (almeno per questo primo scorcio di stagione), ma anche dal punto di vista delle dichiarazioni. Già, perché se il tecnico di Testaccio lo scorso campionato era stato apprezzato dai più per la schiettezza, le idee chiare e una forma mai sopra le righe, oggi non si può dire più lo stesso.

Tante, forse troppe le volte in cui l'allenatore è sembrato in disaccordo con se stesso su alcuni argomenti, oltre che degenerare nei contenuti, quasi volendo ostentare a tutti i costi un dialetto romanesco non proprio, resuscitandolo dalla "preistoria" (così definì i suoi trascorsi romanisti nel periodo alla ). In tante altre circostanze il tecnico giallorosso ha fatto ricorso a detti, proverbi e frasi fatte proprie del gergo calcistico spesso superato.

PERSONAGGI, SIMBOLI E 'ANTICAGLIE' VARIE - A ventiquattr'ore dall'impegno di Monaco - quattro centrocampisti centrali in linea, 2-0 per i bavaresi - s'era risentito per qualche critica di troppo: "Vi siete divertiti a sparare sul pianista", rifacendosi al romanzo noir di di David Goodis del 1956 ("Sparate sul pianista"). Nella famigerata conferenza stampa post Derby al giornalista di sponda biancazzurra che confessò la sua fede, 'claudio Martello' disse: "Ce l'avevi scritto qui (indicandosi la fronte), non ci voleva mica Silvan". Quanto a doti preveggenti non è stato rispolverato solo il famoso illusionista, che ebbe particolare fortuna negli anni '80, ma anche 'la zingara' in occasione della storica rimonta con il Bayern Monaco del 24 novembre: "Vi ringrazio dei complimenti, anche se non serve la zingara per sapere cosa dicevate (riferito ai cronisti presenti, ndr) alla fine del primo tempo". Altro personaggio a cui Ranieri ha attinto a piene mani è Massimo Catalano, personaggio di una certa fama negli anni '80 (periodo dal quale il mister di San Saba sembra attingere di più) che gravitava intorno ai programmi televisivi e radiofonici di Renzo Arbore e la cui cifra stilistica era l'ovvietà e lo scontato (esempio: "meglio vincere che pareggiare").

ROMANISMI RITROVATI - Per poi sbottare poche ore dopo, alla vigilia di Roma-, mettendo in scena un monologo di circa 7 minuti, in cui lanciò anche una sorta di avvertimento poco carino: "Basta tirarci fango addosso. Ma voi ricordate, che noi ci ricorderemo di voi". E, a difesa della squadra, aggiunse: "Questa squadra ha le palleeeeee, e ve lo dimostrerà". Cronisti che il tecnico invita a fare meno elucubrazioni mentali: "Guardate quante pippe mentali ve state a fa'" nel recente Roma-Bari. E sempre rivolto ai cronisti alla vigilia di Chievo lanciò l'invettiva: "Problemi di Borriello con gli altri? Io credo che avrete più problemi voi con le vostre fidanzate o mogli che loro". "La Roma ha superato la crisi?", gli domandarono un giorno in sala stampa a Trigoria.E lui: "Ao', me sembri quello del ricordati che devi morire...", rispose citando una celebre battuta di "Non ci resta che piangere", il film interpretato da Benigni e Troisi. A proposito della blanda preparazione atletica a Riscone di Brunico, un'altra pillola: "A dicembre si vedranno i risultati del lavoro fatto in estate (siamo a dicembre e la Roma dura un tempo, ndr), la preparazione la può fare uno qualsiasi, anche un verduraio". Con tutto il rispetto per la categoria, ovvio. Altra 'scivolata' sul romano proprio quest'oggi in conferenza stampa al giornalista che chiedeva se per marcare Ibra era stata predisposta una 'gabbia': "Una gabbia? Ce vorebbe 'ngabbione". Sul rinnovo del contratto è sempre apparso ottimista, ma non tranquillo: "Er Sor Tranquillo a Roma ha fatto 'na brutta fine...". Mi sa che su questo non si sbagliava poi tanto, visto come (non) sta andando. Altro intercalare tipicamente romanesco, il mister lo utilizzò in una conferenza post partita, quando rivolto ad un giornalista che aveva appena posto una domanda, lo appello con un: "Amore mio". Una volta ha avuto ragione su tutta la linea, quando ha regolato gli addetti ai lavori della Lazio, dopo il derby: "Ve state 'a attacca' ar fumo della pipaaaa. I romanisti stanno a gode', come ricci stanno a gode'.  

DETTI, PROVERBI, FRASI FATTE - Proverbiali, poi, le occasioni in cui il mister ha tirato fuori accostamenti religiosi: "Sono come san Tommaso, prima devo toccare con mano" o anche un modo di dire che è un evergreen: "Così si fa come quel tizio che per fare dispetto alla moglie si taglia gli attributi". Decine le conferenze e interviste in cui il mister ha avvertito i suoi giocatori: "la porta del mio spogliatoio è sempre aperta". Spesso per riferirsi alla forma fisica dei suoi atleti usa la frase: "Bisogna battere il ferro finché è caldo". O riferito alla modalità di approccio con alcuni elementi del gruppo ha riferito più volte che "serve bastone e carota". Altre volte il proverbio è rivisitato, come in occasione della pre Chievo-Roma: "Cadere è umano, perseverare è diabolico." Se parliamo poi di singole parole, negli ultimi tempi non si può non ricordare l'aggettivo più usato dall'ex trainer di e Chelsea: "garibaldino". Non proprio un neologismo..

CONTRADDIZIONI - Un capitolo a parte meritano le contraddizioni. Ricordate la clamorosa "sparata" di inizio stagione (pre Cagliari-Roma), quando Ranieri dichiarò "papale, papale: lotteremo per l'Europa e la . Se qualcuno poi sbaglia noi ci saremo. Dovremo però lottare e sacrificarci altrimenti sarà dura"? Un virgolettato pesante, che scatenò pure le critiche accese di tifosi e addetti ai lavori. Di recente, la rettifica: "Abbiamo una super rosa, possiamo competere ad alti livelli".

Altro argomento: lo scudetto perso lo scorso anno dalla squadra giallorossa. In un primo momento la versione ufficiale era questa: "Se lo avessimo vinto, sarebbe stato per demerito dell'Inter, che ha disperso punti nell'arco dell'anno". Qualche giorno fa, s'è capita la vera motivazione: "Abbiamo lasciato cinque punti al Livorno retrocesso, è questa la ragione per cui non abbiamo vinto".

Non si riesce a capire nemmeno tanto bene quale dovrebbe essere il destino di David Pizarro. Prima di Roma-Cesena era un "giocatore leggero, con una settimana di lavoro nelle gambe, ma che entra subito in condizione". Prima di Roma- era un intoccabile perché "giocano i titolari, quelli che hanno fatto la storia recente della Roma". E fece capire a chiare note che per quel "Simplicio, Simplicio, Simplicio...", diventato oggi titolare quasi inamovibile, sarebbe stato difficile trovare spazio dal primo minuto. Ad oggi, i ruoli dei due centrocampisti sembrano ribaltati.

E ancora: "Sto leggendo i giornali, a causa della tessera del tifoso ci sarà il 20-25% in meno dei tifosi in tutti gli stadi d'Italia", disse il 27 agosto, peraltro mettendo in risalto una tematica di grande importanza, cara agli ultras del nostro paese e non solo. Salvo, poi, svelare il 9 novembre - giorno prima di Roma- - che "io non leggo i giornali e non ascolto le radio".

"Ho ritrovato la mia Roma", dopo la sventurata partita col Brescia (Russo di Nola, remember?). "Non siamo ancora quelli dello scorso anno", al termine di -Roma 2-0.

Su un concetto, espresso nei suoi primi giorni romani, è rimasto coerente: "Scordatevi il bel gioco". Promessa mantenuta.

 

Tiziano Riccardi

 

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