IL MESSAGGERO - Manuela Giugliano, capitano della Roma Femminile, ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna del quotidiano e tra i vari temi trattati si è soffermata sulla sua avventura nel club giallorosso. Ecco le sue dichiarazioni: «Il primo posto in classifica è inaspettato, perché siamo una squadra nuova, con un nuovo mister, idee diverse. Ed è sempre complicato raggiungere così in fretta i risultati. Ma siamo contente. C'è tanto lavoro dietro».
Il 'no' alle offerte dagli Stati Uniti e dall'Arabia Saudita?
«Inghilterra e Spagna sono molto più vicine al mio calcio. Per una calciatrice è importante avere fiducia e certezze. E io a Roma le ho sempre trovate. Sin dall'inizio, quando ancora non lo eravamo sulla carta, mi sono sentita professionista. La società è sempre stata vicina alla squadra, la proprietà investe al cento per cento, così come lo fa nella parte maschile. Ci sentiamo una sola cosa, una famiglia. E questo mi permette di lavorare al massimo».
Rossettini?
«Rossettini è stato un grande calciatore, ha portato la voglia di creare gioco, ci sta insegnando a essere lucide quando abbiamo la palla tra i piedi. E poi è stato molto bravo a creare un gruppo forte, che è una parte fondamentale. In questo modo le cose, alla fine, ti escono anche con semplicità. Sta riuscendo in tutto questo».
I tuoi idoli?
«Da piccolina guardavo Totti e Del Piero. Poi quando ho iniziato a giocare ho provato a trovare un calciatore molto simile alle mie caratteristiche. E Dybala è quello che mi piace di più. Gli ho chiesto il permesso su Instagram per esultare come lui e ha detto di sì, non mi sarei mai permessa senza il suo consenso di copiarlo. Poi mi ha dato la possibilità di uno scambio maglia. Ha detto che ci segue, che gli piace la mia tecnica».
La finale di Supercoppa contro la Juventus?
«Sappiamo quanto vale. I nostri tifosi si meritano questa soddisfazione. Il Tre Fontane è quasi sempre pieno, un segnale che anche i pregiudizi verso il calcio femminile stanno finendo e anche il fatto che arrivino calciatrici dell'estero è un altro passo fondamentale: loro portano quell'esperienza che in alcune situazioni qui non abbiamo».




